Macron ha proposto un nuovo governo senza l’estrema destra e la sinistra radicale
Sarebbe una sorta di "campo largo" con i Socialisti e i Repubblicani: ma al momento l'idea sembra piacere quasi solo a lui
Mercoledì sera il presidente francese Emmanuel Macron ha pubblicato una lettera aperta in cui per la prima volta commenta estesamente il risultato delle elezioni legislative, concluse il 7 luglio, in cui la coalizione di sinistra Nuovo Fronte Popolare (NFP) è stata a sorpresa la più votata, ma in cui nessuna forza politica è riuscita a ottenere la maggioranza assoluta dell’Assemblea Nazionale. La lettera è stata molto commentata e anche criticata perché contiene una proposta che in molti avevano già accantonato giorni fa: quella di un’alleanza trasversale che vada dal centrosinistra alla destra, escludendo sia l’estrema destra del Rassemblement National (RN) sia il partito di sinistra radicale La France Insoumise (LFI).
Verosimilmente la proposta non andrà da nessuna parte, perché diversi partiti coinvolti hanno respinto da giorni questa possibilità: ma è possibile che almeno nei prossimi giorni Macron e la coalizione di partiti centristi che lo sostiene proverà comunque a capire se ci sono i margini anche solo per un negoziato. Gli unici che per ora non si sono detti completamente contrari alla proposta sono i Repubblicani, a destra di Macron, che non hanno respinto l’ipotesi di accordarsi con la coalizione del presidente, Ensemble pour la République, e superare così i seggi eletti dalla sinistra, pur rimanendo al di sotto della maggioranza assoluta.
Nella lettera Macron dice che alle elezioni legislative «nessuno ha vinto», dato che nessuna coalizione ha eletto abbastanza deputati da raggiungere i 289 su 577 necessari per governare. Il NFP ne ha infatti eletti 182 con cui spera di poter creare un governo di minoranza, pur non essendosi ancora messi d’accordo sul nome del primo ministro da proporre.
Per questo motivo Macron sostiene quindi che sia necessario creare una larga coalizione di «forze politiche che si riconoscono nelle istituzioni repubblicane, nello stato di diritto, nel parlamentarismo, in un orientamento europeo e nella difesa dell’indipendenza francese». Questa descrizione escluderebbe il partito di estrema destra Rassemblement National, ma anche quello di sinistra radicale La France Insoumise (LFI), più volte accusato da Macron di avere posizioni troppo radicali. La France Insoumise è però stata anche il partito che ha eletto più deputati all’interno del NFP, e ancora oggi ha un ruolo centrale all’interno della coalizione.
La possibilità di creare una larga coalizione che escludesse questi due partiti non è nuova ma era stata già avanzata nei giorni scorsi da altri membri di Ensemble, fra cui l’attuale primo ministro Gabriel Attal.
L’idea però è già stata respinta da più parti del Nuovo Fronte Popolare, i cui principali esponenti già negli scorsi giorni avevano detto di essere contrari sia all’idea di dividersi, sia di entrare in coalizione con Macron: il leader del Partito Socialista, di centrosinistra, Olivier Faure aveva detto che «non ci presteremo a una coalizione degli opposti che tradirebbe il voto dei francesi», mentre quello di LFI Jean-Luc Mélenchon aveva detto che non ci sarà «nessun sotterfugio, nessun accordo».
Mercoledì sera Olivier Faure, il cui partito è quello che Macron spera di coinvolgere nella coalizione, ha ribadito la sua volontà di rimanere nel NFP dicendo che «ho scelto di entrare nella coalizione di sinistra e non mi muoverò». Mélenchon, noto anche per i suoi toni sopra le righe, martedì aveva già ribadito che Macron avrebbe dovuto «inchinarsi» davanti al Nuovo Fronte Popolare.
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Le critiche sulla lettera sono arrivate anche dai due leader di Rassemblement National (RN), l’attuale presidente Jordan Bardella e l’ex presidente Marine Le Pen, che hanno sottolineato il comportamento poco coerente di Macron durante e dopo queste elezioni rispetto alla sinistra. All’inizio Macron aveva concentrato la sua campagna elettorale contro la coalizione di sinistra, più che contro il Rassemblement National, per poi cambiare atteggiamento dopo la vittoria dell’estrema destra al primo turno: da allora Macron ha rivolto i suoi attacchi soprattutto contro RN, con cui oggi esclude esplicitamente di voler governare.
L’atteggiamento di Macron era anche figlio di un accordo elettorale stretto fra il primo e il secondo turno fra il Nuovo Fronte Popolare ed Ensemble pour la République. Le due coalizioni si erano accordate per ritirare i loro candidati che erano arrivati terzi nei ballottaggi, così da non disperdere voti e aumentare le possibilità di sconfiggere i candidati del Rassemblement National, una strategia che si è dimostrata vincente. Al tempo Macron aveva detto che nelle circoscrizioni elettorali in cui un suo candidato si sarebbe dovuto ritirare in favore di uno di LFI, il partito avrebbe deciso caso per caso. Alla fine però quasi tutti i candidati che avrebbero dovuto ritirarsi l’avevano fatto: erano stati più di 200, di cui circa 130 del NFP (molti di LFI), e un’ottantina di Ensemble.
Non sembra quindi che, almeno pubblicamente, la lettera abbia avvicinato le forze politiche francesi a un accordo. Intanto alcuni esponenti di Ensemble hanno iniziato a sostenere la creazione di una coalizione fra il loro gruppo e i Repubblicani, che hanno eletto 46 deputati e nella scorsa legislatura avevano già dato alla coalizione un appoggio esterno che le aveva permesso di governare. Se questo accordo si concretizzasse, questa coalizione di centrodestra arriverebbe a 214 deputati (dato che Ensemble ne ha eletti 168) e supererebbe di fatto quella del NFP. Il governo che ne deriverebbe sarebbe comunque molto instabile, anche perché mancherebbero 75 seggi per avere una maggioranza.
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