Il presidente del Kenya ha licenziato tutti i suoi ministri tranne quello degli Esteri, dopo settimane di proteste antigovernative

Il presidente del Kenya William Ruto mentre annuncia il licenziamento di quasi tutti i suoi ministri (EPA/STR)
Il presidente del Kenya William Ruto mentre annuncia il licenziamento di quasi tutti i suoi ministri (EPA/STR)

Giovedì, dopo settimane di proteste antigovernative, il presidente del Kenya William Ruto ha licenziato 22 ministri del suo governo, cioè tutti tranne quello degli Esteri, Musalia Mudavadi, e il vicepresidente Rigathi Gachagua (che non può essere legalmente licenziato). Ruto ha detto che inizierà immediatamente a consultarsi con vari partiti e settori della società per formare un governo con una base di consenso più ampia.

Le proteste erano iniziate a giugno ed erano state molto partecipate, soprattutto da parte dei giovani. In alcuni casi c’erano stati anche violenti scontri con la polizia in cui erano state uccise almeno 39 persone, mentre centinaia di altre erano state arrestate. Inizialmente le proteste riguardavano una proposta di legge per introdurre nuove tasse su molti beni primari, ma in breve tempo alle richieste dei manifestanti si erano aggiunte anche, fra le altre cose, le dimissioni del governo e di Ruto. Il piano per aumentare le tasse era poi stato ritirato, ma le proteste non si erano interrotte.

Da quando è diventato presidente Ruto ha aumentato molto le tasse con l’obiettivo di risanare la complicata situazione finanziaria del Kenya e ridurre il suo debito pubblico, che ammonta all’equivalente di circa 75 miliardi di euro, più del 70 per cento del suo PIL. A detta dei critici tuttavia queste misure ostacolerebbero la crescita economica del paese e metterebbero in gravi difficoltà milioni di persone.

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