Sono stati confermati gli arresti domiciliari per Giovanni Toti
Il tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di revoca presentata dal presidente della Liguria, accusato di corruzione
I giudici del tribunale del Riesame hanno respinto la richiesta di revoca degli arresti domiciliari da parte di Giovanni Toti, il presidente della Liguria accusato di corruzione in un’estesa inchiesta della procura di Genova: secondo i magistrati avrebbe ricevuto tangenti in cambio di favori, in particolare la concessione di spazi del porto di Genova all’azienda di servizi portuali di Aldo Spinelli. Toti è agli arresti domiciliari dall’inizio di maggio.
I magistrati accusano Toti di aver accettato finanziamenti per 74.100 euro (40mila nel dicembre del 2021, 30mila nel 2022, 4.100 nel 2023) attraverso il suo comitato elettorale a fronte di diversi impegni. Il più rilevante riguarda il rinnovo per 30 anni della concessione del terminal chiamato Rinfuse (i terminal sono le aree del porto concesse alle aziende per gestire l’arrivo e la spedizione delle merci) a un’azienda partecipata dal gruppo Spinelli. La pratica di rinnovo era bloccata dall’Autorità di sistema portuale del mar ligure occidentale.
Lunedì mattina durante l’udienza al tribunale del Riesame l’avvocato di Toti, Stefano Savi, aveva chiesto come prima cosa la revoca degli arresti domiciliari o in alternativa l’obbligo di dimora nella casa di Ameglia, in provincia della Spezia, dove Toti è agli arresti, o ancora il divieto di raggiungere Genova. L’obiettivo principale della difesa era rimuovere il divieto di comunicare con i giornali, che negli ultimi due mesi ha molto limitato la strategia difensiva di Toti. L’avvocato aveva anche detto ai giudici che Toti non si ricandiderà alle prossime elezioni regionali (non potrebbe nemmeno farlo perché è al secondo mandato) e per questo verrebbe meno la possibilità di ripetere la corruzione di cui è accusato.
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I magistrati si erano opposti alle richieste della difesa sostenendo che il presidente potrebbe inquinare le prove relative alle tangenti. L’inquinamento delle prove è uno dei presupposti con cui la procura può chiedere al tribunale di sottoporre una persona indagata a misure cautelari durante un’inchiesta.