Perché quello che dice George Clooney su Joe Biden conta
Gli ha chiesto di ritirarsi con un editoriale sul New York Times, una cosa non scontata visto il loro stretto rapporto e l'influenza che ha tra i finanziatori dei Democratici a Hollywood
Mercoledì l’attore e regista George Clooney ha scritto un articolo di opinione per il New York Times in cui chiede a Joe Biden di ritirarsi dalle elezioni presidenziali statunitensi. Clooney è un famoso e influente sostenitore del Partito Democratico, è stato finanziatore delle ultime campagne presidenziali dei candidati del partito e soprattutto ha partecipato a vari eventi di raccolta fondi, mettendo al servizio delle campagne di Barack Obama, Hillary Clinton e Joe Biden la sua notorietà e le sue amicizie nel ricco contesto di Hollywood. La sua presa di posizione è quindi piuttosto rilevante, anche per il lungo legame con l’attuale presidente, che lo stesso Clooney ha sottolineato nell’articolo.
Dopo il disastroso dibattito di fine giugno, una parte importante del partito e dei suoi sostenitori ritiene che Biden sia troppo anziano e fragile per poter vincere contro il candidato Repubblicano Donald Trump. Lo staff del presidente ha provato a definire quella prestazione in diretta televisiva solo come una «brutta serata», ma Clooney ha scritto che i leader del partito devono «smettere di dirci che 51 milioni di persone non hanno visto quello che tutti abbiamo visto».
Clooney poi fa riferimento alla sua partecipazione a un evento di finanziamento della campagna di Biden, il 16 giugno, quando in una sola serata furono raccolti 30 milioni di dollari. In quell’occasione, dice Clooney, Biden non «era quello di quattro anni fa, era quello che abbiamo visto tutti al dibattito».
L’articolo sottolinea l’affetto e la stima per Biden, «come senatore, come vicepresidente e come presidente» e le molte battaglie che ha vinto negli ultimi quattro anni: «Ma c’è una battaglia che non può vincere, quella contro il tempo». Clooney si dice convinto che non possa vincere le elezioni a novembre e che i Democratici rischino di perdere anche la Camera e il Senato: «Non è solo la mia opinione, è quella di ogni senatore, deputato e governatore con cui abbia parlato in privato, nonostante ciò che dicono in pubblico».
Clooney si definisce un «lifelong Democrat», un Democratico da sempre, ed è effettivamente un riferimento per molti sostenitori del partito, soprattutto nel contesto del mondo dello spettacolo e in quello delle celebrità. Il suo impegno per i Democratici è stato costante a partire dal 2008: non si è limitato alla presenza negli appuntamenti di raccolta fondi e si accompagna a un forte attivismo sociale, soprattutto riguardo a temi umanitari, di diritti delle minoranze e sul controllo delle armi.
Per anni Clooney si impegnò per una soluzione del conflitto in Darfur, regione del Sudan dove dal 2003 al 2020 un conflitto fra l’esercito regolare e gruppi ribelli causò un’enorme emergenza umanitaria (si sta ripetendo oggi, nel contesto della guerra civile sudanese). In quel ruolo fu ricevuto nel 2009 alla Casa Bianca. Al tempo aveva relazioni piuttosto strette con il presidente Obama, ma in quell’occasione parlò a lungo con l’allora vicepresidente Biden, mettendo le basi per una relazione che è proseguita negli anni.
Nel 2022, nel consegnargli l’importante premio del Kennedy Center, riservato agli artisti che hanno contribuito alla cultura americana, Biden disse di Clooney: «È implacabile e imperterrito. Questo è il suo personaggio nella vita reale».
Recentemente in questo rapporto si è inserita anche la questione della guerra fra Israele e Hamas. La moglie di Clooney, Amal Alamuddin, è un’avvocata britannica per i diritti umani e ha lavorato alla richiesta di arresto per Benjamin Netanyahu della Corte penale internazionale (ICC), il principale tribunale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità. Biden definì a maggio quella richiesta «oltraggiosa». Secondo la stampa americana dopo questo episodio ci fu un confronto fra Clooney e l’amministrazione Biden, ma l’attore e regista confermò in seguito il suo sostegno a Biden e la presenza all’evento di raccolta fondi.
L’evento del 16 giugno era particolarmente importante per la campagna e portò al maggior importo di sempre in donazioni in un singolo evento. Clooney fu fra gli organizzatori della serata, insieme a Julia Roberts e con interventi di Barbra Streisand e Jack Black. Biden partecipò alla serata di ritorno dal G7 in Puglia, e stette sul palco per mezz’ora, in una conversazione con il comico e conduttore televisivo Jimmy Kimmel e con l’ex presidente Obama.
Secondo alcune delle persone presenti Biden mostrò a volte di non essere sempre reattivo e presente, e di faticare nel rispondere a tempo e a tono. Oggi alcuni definiscono ciò che accadde sul palco un’anticipazione del dibattito televisivo con Trump. Secondo il Wall Street Journal in quell’occasione fu Obama a inserirsi in alcune pause di Biden, a rispondere alle battute di Kimmel, a evitare che alcuni momenti diventassero imbarazzanti. Biden comunque presentò i punti importanti della sua campagna e fu applaudito.
Dopo l’articolo di Clooney e le ricostruzioni dei media un responsabile della campagna di Biden ha invece detto che il presidente era rimasto tre ore all’evento, mentre «Clooney posò velocemente per alcune foto e poi se ne andò» e che i giornalisti allora presenti alla serata non avevano descritto la partecipazione di Biden come problematica.