Israele ha ordinato l’evacuazione totale della città di Gaza, di nuovo
La capitale di fatto della Striscia era stata già evacuata e in parte distrutta a gennaio, ma da mesi decine di migliaia di persone erano tornate: ora è in corso una nuova offensiva
Mercoledì l’esercito israeliano ha lanciato sulla città di Gaza, la principale della Striscia (chiamata Gaza City nel mondo anglosassone), migliaia di volantini che ordinano alla popolazione di evacuare la città, definendola «una pericolosa zona di combattimento». Israele la definisce una «raccomandazione»: in realtà è più simile a un obbligo, dato che già in passato è accaduto che i civili palestinesi rimasti in territori in cui era stata decisa un’evacuazione fossero presi di mira dall’esercito israeliano.
È la seconda volta dall’inizio della guerra che Israele cerca di svuotare la capitale di fatto della Striscia. La prima era avvenuta a gennaio, in occasione della prima fase dell’invasione di terra: dopo i combattimenti e i bombardamenti durati alcune settimane la città era stata per lo più distrutta, ma nei mesi successivi diverse persone ci erano tornate, non avendo altro posto dove andare. Ad oggi si stima che a Gaza vivano ancora 250mila persone, in condizioni estremamente vulnerabili.
Al momento pochi residenti sembrano aver seguito l’ordine dell’esercito: i continui trasferimenti in condizioni sempre peggiori hanno stremato la popolazione e i bombardamenti avvenuti anche su zone definite dall’esercito “sicure” hanno convinto la maggior parte dei palestinesi che non esista un luogo davvero al riparo dalle bombe israeliane.
Da alcune settimane l’esercito israeliano ha cominciato una nuova offensiva nella zona della città di Gaza che dovrebbe intensificarsi nei prossimi giorni. Secondo le fonti militari l’operazione avrebbe l’obiettivo di individuare e attaccare alcuni gruppi di miliziani di Hamas che si sarebbero raggruppati in città. Un’operazione simile è già stata condotta nel quartiere Shejaiya, dove l’esercito dice di aver distrutto una serie di tunnel e ucciso alcune decine di miliziani.
L’ordine dell’esercito israeliano contiene indicazioni su presunte strade sicure che dovrebbero essere seguite per muoversi verso sud, e rassicurazioni sul fatto che i trasferimenti potranno avvenire senza controlli militari. In realtà negli scorsi mesi gli arresti e i fermi negli improvvisati checkpoint militari dell’esercito israeliano sono stati frequenti.
Il ministero dell’Interno di Gaza, controllato da Hamas, ha invece invitato chi abita a Gaza a non rispettare l’ordine, ma a cercare riparo dai bombardamenti in aree vicine alla propria abitazione. L’UNRWA, agenzia dell’ONU per i profughi palestinesi, ha sottolineato come le aree che hanno raccolto la maggior parte degli sfollati, cioè le zone costiere di Khan Yunis e Deir al Balah, siano ormai sovraffollate e vicine al collasso. Negli ultimi giorni diverse scuole diventate rifugi improvvisati sono state colpite da attacchi israeliani.
La Mezzaluna Rossa, corrispondente della Croce Rossa, ha detto di non essere più in grado di rispondere alle chiamate di emergenza dei feriti provenienti dalla zona della città di Gaza: le sue ambulanze non riescono a raggiungere le aree interessate a causa dei pesanti bombardamenti.
Dall’inizio della guerra sono stati uccisi oltre 38.000 palestinesi, di cui la maggior parte sono donne e bambini.
Mercoledì in Qatar sono ripresi i dialoghi fra rappresentanti di Hamas e Israele per un cessate il fuoco, con la mediazione di Egitto, Stati Uniti e governo qatariota: Hamas accusa Israele di utilizzare questa nuova offensiva a Gaza come strumento di pressione per condizionare le trattative.