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  • Giovedì 11 luglio 2024

USA Today fu rivoluzionario, ma ora arranca

Quando entrò nel mercato dei quotidiani statunitensi fu innovativo e sparigliante, ma da vent'anni non riesce ad adeguarsi alla crisi dei giornali

Un numero di USA Today del 2019 (AP Photo/Steven Senne)
Un numero di USA Today del 2019 (AP Photo/Steven Senne)
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La scorsa settimana il direttore del quotidiano statunitense USA Today, Terence Samuel, si è dimesso dopo solo un anno: è il quinto direttore a lasciare il giornale in 15 anni, a conferma di un presente turbolento per uno dei pochi grandi quotidiani nazionali statunitensi.

USA Today nacque 42 anni fa con stile, formato e approccio innovativi: anche grazie a una grande capacità di distribuzione, divenne presto uno dei giornali più venduti degli Stati Uniti, per alcuni anni superando in diffusione anche rivali come il Wall Street Journal, il New York Times e il Washington Post. Negli ultimi vent’anni non è però riuscito a trovare una risposta economicamente convincente alla crisi di vendita delle copie cartacee: nel tempo si sono susseguiti tagli, ristrutturazioni e tentativi di rilancio.

USA Today è l’unico giornale statunitense a distribuzione nazionale a non avere un radicamento “locale”, cioè a non essere legato a una città o a uno stato in particolare, e fa parte del gruppo Gannett, il maggiore editore degli Stati Uniti, che pubblica oltre 500 media digitali e giornali cartacei. È stato anche il primo ad aver introdotto negli Stati Uniti un giornalismo più popolare, semplice e sintetico, prima criticato e poi molto imitato. Paul Farhi, ex media editor del Washington Post, lo definisce «una delle innovazioni più influenti nel mondo dei media negli ultimi 50 anni», nonché, visto oggi, il «prototipo del modo di dare le notizie su internet».

USA Today fu pensato nel 1980 e lanciato nel 1982 come un “secondo giornale”, che i lettori avrebbero aggiunto al quotidiano locale che erano abituati a comprare. Il direttore di Gannett di allora, Allen Neuharth, riteneva di poter costruire un altro gruppo di lettori assidui tra i milioni di viaggiatori che ogni giorno si muovevano all’interno dei confini americani per lavoro o per svago. Per raggiungerli era importante organizzare una rete di distribuzione molto efficiente e fu riservata a questo scopo una buona parte degli investimenti.

USA Today arrivava nelle grandi città e nei piccoli centri, aveva una presenza massiccia negli aeroporti e chiuse accordi con molte compagnie aeree e catene di alberghi, che acquistavano molte copie da fornire gratuitamente ai propri clienti. I giornali erano anche venduti in oltre 100mila distributori di giornali, le scatole agli incroci delle strade in cui si inserivano monete e si prelevava la copia: non erano una peculiarità di USA Today, che però ne allestì un gran numero e li rese particolarmente riconoscibili, a forma di televisione.

Il fondatore del giornale Allen Neuharth, con uno dei distributori nel 1983 (AP Photo/Bob Daugherty)

A livello organizzativo, l’editore poteva contare sulla rete di decine di giornali locali del gruppo per la copertura delle notizie, e pescò da quelle redazioni i primi giornalisti di USA Today, che si trasferirono in piccoli appartamenti forniti dall’azienda in Virginia, poco fuori Washington DC, sede di Gannett.

Ma il giornale fu diverso soprattutto nella forma e nello stile: venne criticato per la semplicità della scrittura, giudicata eccessiva, per la sintesi con cui trattava alcune notizie, spesso in poco più di un paragrafo, e per la presunta mancanza di approfondimento. USA Today usava con frequenza grafici e immagini a colori, molto più che altri maggiori quotidiani, e aveva diviso il giornale in quattro sezioni principali, distinte anche in quattro colori: una di notizie propriamente dette, una di Economia, una di Sport e una di cosiddetto Lifestyle, che andava dagli spettacoli ai viaggi. Sul giornale comparivano anche i risultati sportivi di eventi che si erano chiusi molto tardi la sera e l’attenzione verso le celebrità era alta. Politicamente era – ed è – moderatamente schierato per i Democratici, ma in modo meno netto e aperto rispetto ad altri quotidiani statunitensi.

La formula ebbe successo e a luglio del 1991, a meno di dieci anni dalla nascita, il Simmons Market Research Bureau stimò per USA Today un totale di circa 6,6 milioni di lettori complessivi, un record assoluto negli Stati Uniti. Le copie vendute negli stessi anni arrivarono a 2,3 milioni e rimasero molte fino ai primi anni del nuovo millennio.

Allen Neuharth sfoglia il primo numero del giornale, il 15 settembre 1982 (AP Photo/Dennis Cook)

Alla fine del 2023 invece le copie cartacee vendute erano poco più di 113mila e il giornale è oggi solo il quinto fra i più venduti. Ancora nel 2019 le copie acquistate dagli alberghi erano 342mila, dopo la pandemia sono scese a 35mila. La crisi delle vendite ha imposto cambi radicali. I primi tagli hanno riguardato i centri stampa, che sono diminuiti notevolmente di numero: ciò comporta che i distributori dei giornali debbano fare viaggi più lunghi per arrivare comunque in buona parte degli Stati Uniti. Sono quindi stati anticipati i tempi di chiusura del giornale, che deve essere pronto prima per iniziare prima a essere distribuito. Ci sono stati vari e successivi tagli nel personale: oggi i giornalisti sono 240, più o meno lo stesso numero di quando il giornale iniziò nel 1982, ma erano stati anche oltre 1000 negli anni Novanta e Duemila.

L’edizione del 16 luglio 2008 (Photo by David McNew/Getty Images)

La riconversione verso il digitale ha dato buoni risultati in termini di numeri, con oltre 120 milioni di utenti unici a maggio (dati Similarweb), fra i dieci migliori media statunitensi. Ma è andata molto peggio per quel che riguarda le entrate: USA Today ha meno di 150mila abbonati digitali (dato notevolmente inferiore a quello degli altri grandi giornali nazionali) e dipende ancora principalmente da un mercato pubblicitario in costante calo.

Uno degli obiettivi di Terence Samuel, direttore assunto nel 2023 con un passato alla rete radiofonica (e testata online) NPR, e al Washington Post, era proprio aumentare i ricavi digitali. Secondo i media americani qualche mese fa l’editore, insoddisfatto dei risultati, aveva affidato la supervisione del giornale alla vicedirettrice di Gannett Monica R. Richardson: Samuel avrebbe deciso di dimettersi per questo. Lo sostituirà temporaneamente Caren Bohan, una delle vicedirettrici.