È stato arrestato Giacomo Bozzoli
Nella sua casa a Soiano, sul lago di Garda: era stato condannato all'ergastolo per aver ucciso lo zio nel 2015, ma era latitante da 11 giorni
Giovedì alle 17:45 Giacomo Bozzoli è stato arrestato nella sua casa di Soiano, sul lago di Garda. Lunedì 1° luglio era stato condannato in via definitiva all’ergastolo per aver ucciso lo zio, Mario Bozzoli, buttandolo nel forno della fonderia di famiglia l’8 ottobre del 2015. Quando i carabinieri erano arrivati alla sua abitazione per arrestarlo però non l’avevano trovato: prima di conoscere la sentenza Bozzoli aveva lasciato l’Italia insieme alla compagna e al figlio di 9 anni, che sono poi rientrati venerdì scorso dalla Spagna senza di lui. Era quindi in latitanza da 11 giorni. Giovedì i carabinieri hanno invece trovato Bozzoli «nascosto in un cassettone del letto matrimoniale» di casa sua, ha detto il procuratore Francesco Prete. Bozzoli aveva con sé 50mila euro in contanti. I carabinieri avevano posizionato alcune “cimici”, cioè dispositivi per le intercettazioni ambientali, nell’abitazione a Soiano e sono intervenuti dopo aver ascoltato una conversazione sospetta.
Mario Bozzoli fu ucciso nella fonderia di famiglia a Marcheno, in provincia di Brescia, che gestiva insieme al fratello e ai nipoti Giacomo e Alex. Secondo i giudici Giacomo Bozzoli lo uccise per via di dissidi in merito alla gestione economica dell’azienda: i nipoti, infatti, tendevano a risparmiare sui costi e a gonfiare le fatture. Il corpo dell’uomo, sempre secondo la ricostruzione dell’accusa, fu buttato nel forno da Giuseppe Ghirardini, un dipendente che poi fu trovato morto dopo aver ingerito una capsula di cianuro. Ghirardini prima di morire sarebbe stato ricompensato con 50mila euro da Giacomo Bozzoli, definito dai magistrati nelle motivazioni della sentenza «un violento e prevaricatore: odiava lo zio e voleva ucciderlo, pianificava la sua morte da anni nei minimi dettagli».
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Giacomo Bozzoli fu condannato all’ergastolo il 30 settembre 2022 in primo grado, pena poi confermata nel processo di secondo grado e infine lunedì scorso dalla Corte di Cassazione. Finora però non era mai stato in carcere, perché la procura non aveva mai ravvisato il pericolo di fuga o del cosiddetto inquinamento delle prove, due dei presupposti necessari per richiedere la custodia cautelare prima della sentenza definitiva. Bozzoli era sempre stato a disposizione della magistratura e aveva partecipato a quasi tutte le udienze.
Le forze dell’ordine lo stavano cercando da lunedì scorso: secondo le ricostruzioni dei giornali la notte del 23 giugno avrebbe dormito insieme alla moglie e al figlio a Cannes, in Costa Azzurra. Il 30 giugno la famiglia era stata vista a Marbella, in Spagna: da quel momento si erano perse le sue tracce.