• Konrad
  • Mercoledì 10 luglio 2024

La presidenza di turno dell’Ungheria al Consiglio dell’Unione Europea è diventata un problema

Diversi paesi europei si stanno muovendo per contenere il più possibile il raggio d'azione di Viktor Orbán, dopo l'incontro con Vladimir Putin e altre azioni non concordate

Orban di profilo sullo sfondo e davanti a lui fuori fuoco una bandiera dell'ungheria
Viktor Orbán durante un comizio a Budapest, in Ungheria, il 1° giugno 2024 (AP Photo/Denes Erdos)
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La presidenza di turno del governo ungherese al Consiglio dell’Unione Europea è cominciata da appena dieci giorni e dovrebbe durare sei mesi, ma alcuni paesi stanno già mostrando una certa insofferenza per come si sta muovendo il primo ministro ungherese Viktor Orbán, che governa il paese in maniera semiautoritaria dal 2010.

Nell’ultima settimana e mezzo Orbán è stato molto criticato per aver intrapreso quelle che lui ha definito «missioni di pace» in Russia, Ucraina e Cina. Lo ha fatto in totale autonomia, senza consultare gli altri leader europei come si fa di solito in questi casi. Questo suo comportamento, insieme ad alcune dichiarazioni di intenti fatte ancora prima di insediarsi, hanno fatto preoccupare realmente molti stati membri sulle possibili conseguenze della gestione di un incarico così importante da parte di un governo con posizioni razziste, omofobe, illiberali e filorusse.

Da settimane circola l’idea di concludere in anticipo la presidenza ungherese, o comunque di sanzionare in qualche modo il comportamento di Orbán: ma non esistono modi semplici per farlo, e al momento diversi paesi stanno cercando di contenere la presidenza ungherese in modo più informale.

Il Consiglio dell’UE è l’organo in cui siedono i rappresentanti dei 27 governi dei paesi membri e all’interno dell’Unione Europea detiene il potere legislativo insieme al Parlamento Europeo. A ciascun paese membro capita di presiedere il Consiglio ogni 13-14 anni per sei mesi, un periodo in cui il paese decide le priorità dei lavori del Consiglio e di fatto controlla, anche se temporaneamente, uno dei due organi legislativi dell’Unione.

Da più di un anno in Europa si parlava con preoccupazione dell’arrivo del turno dell’Ungheria e si era anche già discusso della possibilità di far saltare il turno di Orbán per via delle sue politiche autoritarie, giudicate incompatibili con i valori fondamentali dell’Unione. Alla fine si era però deciso di non procedere, anche in parte perché l’Ungheria ricoprirà questa posizione in un momento molto particolare per l’Unione: in queste settimane le istituzioni europee sono principalmente concentrate sul rinnovo delle posizioni più importanti a seguito delle elezioni europee, nell’ambito di un processo che durerà almeno fino a novembre, quando si insedierà la nuova Commissione Europea. Anche il Parlamento Europeo, dopo una prima sessione plenaria che avverrà fra qualche giorno, si prenderà una lunga pausa estiva, e quando i lavori ricominceranno davvero in autunno il turno dell’Ungheria alla presidenza sarà quasi finito.

Tuttavia il comportamento di Orbán negli ultimi giorni, specie la sua decisione di incontrare Putin dopo più di due anni dall’ultima volta che un leader europeo aveva incontrato di persona il presidente russo, ha portato molti importanti rappresentanti dell’Unione a distanziarsi pubblicamente dalle sue azioni.

Josep Borrell, l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri, ha detto che la visita di Orbán si inserisce esclusivamente nel quadro delle relazioni bilaterali fra Russia e Ungheria. Charles Michel, il presidente del Consiglio Europeo (l’organo nel quale si riuniscono i capi di stato e di governo dei 27 paesi membri), ha scritto su X che il paese che detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea – cioè l’Ungheria, al momento – non ha alcun mandato per trattare con la Russia in nome dell’Unione Europea. Hanno fatto lo stesso la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e diversi capi di stato e di governo dei paesi membri, fra cui il cancelliere tedesco Olaf Scholz e la prima ministra estone Kaja Kallas, che diventerà presto Alta rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri.

– Leggi anche: La visita di Viktor Orbán in Russia ha creato un po’ di scompiglio nell’Unione Europea

I leader non si sono limitati a fare dichiarazioni, ma stanno anche cercando di limitare con metodi non ufficiali il potere e l’influenza di Orbán: il sito di news Politico ha per esempio fatto notare come molti paesi abbiano deciso di non inviare i loro rappresentanti più importanti alle riunioni informali del Consiglio dell’UE che si tengono a Budapest, in Ungheria, e non a Bruxelles. Martedì solo sette paesi (più l’Ungheria) hanno inviato i loro ministri dell’Industria alla prima riunione del Consiglio sui dazi sui veicoli elettrici cinesi. Il commissario per il Mercato interno europeo Thierry Breton, che è quasi sempre presente a riunioni di questo tipo, non si è presentato e la Commissione Europea è stata rappresentata da un funzionario, per quanto di alto livello. La Germania ha sostituito all’ultimo momento il segretario di Stato per gli Affari economici Sven Giegold con un funzionario di grado inferiore e anche la Francia ha mandato un funzionario di media importanza.

Anche il Parlamento Europeo ha adottato una tattica simile quando Orbán ha chiesto di presentare il suo programma per la presidenza del Consiglio dell’UE durante la prima sessione plenaria del parlamento, che avverrà fra il 16 e il 19 luglio. Al primo ministro ungherese è stato risposto, secondo quanto scritto da Euronews, che non c’era spazio per un suo intervento nel calendario della sessione plenaria. Secondo le fonti sentite da Euronews il parlamento potrebbe trovare un modo di inserirlo all’ultimo minuto, ma le sessioni plenarie di luglio sono state riservate all’insediamento del Parlamento e all’elezione del presidente della Commissione europea ed è molto probabile che l’intervento di Orbán verrà rimandato a settembre, dopo la pausa estiva.

Secondo diversi giornali però alcuni paesi stanno continuando a sostenere che l’Unione dovrebbe prendere dei provvedimenti più seri contro Orbán. I trattati europei prevedono la possibilità di concludere in anticipo la presidenza del Consiglio a un paese attraverso un voto favorevole di almeno quattro quinti dei membri del Consiglio dell’UE, ma raccogliere un consenso così ampio è al momento molto difficile. Non solo diversi paesi europei, fra cui l’Italia, sono guidati da governi di destra ed estrema destra che hanno buoni rapporti con Orbán, ma anche alcuni stati membri con governi più moderati potrebbero non sostenere la proposta per timore di creare un precedente.

Intanto lunedì Orbán è arrivato a Washington, negli Stati Uniti, per celebrare il 75esimo anniversario della fondazione della NATO, l’alleanza militare che comprende buona parte dei paesi occidentali.

– Leggi anche: Dobbiamo preoccuparci della presidenza ungherese dell’Unione Europea?