La Spagna spende pochissimo per il proprio esercito
Nel 2024 diventerà il paese della NATO che spende meno per le proprie forze armate in proporzione al PIL: le ragioni provengono da lontano
Ci sono buone probabilità che nel corso del 2024 la Spagna sia il paese con le minori spese militari in relazione al PIL tra tutti i membri della NATO. Secondo alcune stime realizzate dal Financial Times, che si basano sulle previsioni di spesa per il 2024, la Spagna è ultima tra tutti i 32 paesi membri dell’Alleanza Atlantica: spenderà l’1,28 per cento del suo PIL totale nelle spese militari, molto lontano dal livello minimo del 2 per cento che la NATO consiglia ai suoi paesi membri.
Questo dato è abbastanza sorprendente per un paese che è il quarto in Europa per popolazione e per dimensioni della propria economia dietro a Germania, Francia e Italia; ma è comprensibile se si guarda alla storia della Spagna, che è uscita da una dittatura militare pochi decenni fa ed è stata l’ultimo paese dell’Europa occidentale a subire un tentativo di colpo di stato militare, nel 1981. Questo rende tutta la società spagnola piuttosto sospettosa nei confronti di qualunque tipo di impegno militare, nonostante i tentativi del primo ministro Socialista Pedro Sánchez di accreditarsi all’estero come uno dei principali sostenitori europei della causa dell’Ucraina contro la Russia.
I dati stimati dal Financial Times si basano su una previsione piuttosto solida. Secondo gli ultimi dati ufficiali forniti qualche mese fa dalla NATO e riferiti al 2023, la Spagna è attualmente il terzultimo paese per spese militari in relazione al PIL: dietro ci sono Belgio e Lussemburgo. Ma quest’anno il governo spagnolo, a causa di divisioni e debolezze politiche interne, non è riuscito ad approvare una nuova legge finanziaria, ed è stato costretto a prorogare la finanziaria del 2023. Questo significa che le spese militari spagnole rimarranno quasi fisse anche nel 2024 (c’è sempre un minimo di flessibilità per le spese correnti), mentre quelle degli altri paesi dovrebbero crescere, sebbene di poco, lasciando la Spagna all’ultimo posto.
Questo contrasta con i programmi del governo Sánchez, che dopo l’invasione russa dell’Ucraina ha cercato di proporsi a livello internazionale come uno dei maggiori sostenitori, anche militari, della resistenza ucraina e ha promesso che entro il 2029 la Spagna dedicherà almeno il 2 per cento del suo PIL alle spese militari.
Questa grossa distanza tra le ambizioni e le promesse del governo spagnolo in termini di spese militari e le spese effettive è dovuta in parte ad alcuni vincoli economici (come la legge finanziaria, appunto) e in parte a un atteggiamento profondamente antimilitarista di grossi pezzi della società spagnola, che rende quello delle spese militari un argomento politicamente scomodo per molti partiti.
Secondo un sondaggio realizzato dal CIS, un centro di ricerca spagnolo legato allo Stato, meno della metà della popolazione, il 47,3 per cento, ritiene opportuno per la Spagna aumentare le spese militari. Il sondaggio è stato realizzato nel marzo 2022, un mese dopo l’invasione russa dell’Ucraina, nel momento in cui in Europa l’allarme era altissimo per la minaccia rappresentata dalla Russia.
Questa diffidenza – che la Spagna condivide con altri paesi, come l’Italia, dove i sondaggi rilevano una propensione ancora minore verso l’aumento delle spese militari – nasce soprattutto dalla storia spagnola: tra il 1939 e il 1975 la Spagna è stata governata dalla dittatura militare di Francisco Franco, e nel 1981, mentre era ancora in corso la fase di transizione dalla dittatura alla democrazia, l’esercito tentò un colpo di stato, che sebbene fosse fallito ebbe grosse conseguenze sulla società spagnola.
L’associazione con il franchismo ha fatto sì che sostenere l’aumento delle spese militari – e in generale mostrarsi favorevoli a un’espansione delle attività delle forze armate – sia ritenuto politicamente poco conveniente anche dalle forze politiche di solito più vicine al militarismo, cioè quelle di centrodestra e di destra. Tra le proposte di Alberto Núñez Feijóo, il leader del Partito Popolare e dell’opposizione di centrodestra, c’è un aumento dei salari dei membri delle Forze armate, ma nessuna particolare richiesta in termini di aumento di spesa militare.