Il caso di Giacomo Passeri, detenuto da quasi un anno in Egitto
Un 31enne di Pescara è stato arrestato mentre era in vacanza al Cairo, secondo i familiari per il possesso di una piccola quantità di marijuana
Luigi Giacomo Passeri è un uomo di 31 anni di Pescara che da circa 11 mesi si trova in carcere in Egitto, dopo essere stato arrestato per possesso di marijuana lo scorso agosto mentre era in vacanza là. La sua storia era stata raccontata nelle ultime settimane dai giornali locali in seguito alle dichiarazioni e a una raccolta fondi dei fratelli; martedì il suo caso è stato presentato in un’interrogazione parlamentare da Marco Grimaldi, vicecapogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera.
Grimaldi ha chiesto l’intervento del governo e dell’ambasciata italiana in Egitto per «garantire assistenza e supporto e muoversi perché si svolga un equo e giusto processo in tempi celeri», e ha aggiunto: «Non vogliamo altri casi Salis, di sicuro non vogliamo un altro caso Regeni».
I fratelli di Passeri hanno raccontato di aver smesso di avere contatti diretti con lui il 23 agosto dello scorso anno, e di aver ricevuto da allora solo una telefonata in cui diceva di essere in carcere, oltre ad alcune lettere in cui racconta di essere stato maltrattato e di aver ricevuto scarse cure mediche dopo aver subito un’operazione di rimozione dell’appendice.
Passeri viveva a Londra ed era al Cairo in vacanza quando venne arrestato il 23 agosto dello scorso anno. Secondo la famiglia il motivo sarebbe il possesso di una piccola quantità di marijuana per consumo personale. Secondo i pochi documenti, in arabo, della polizia egiziana di cui la famiglia è venuta in possesso di recente, le accuse sarebbero invece di possesso e traffico di sostanze stupefacenti. Sempre secondo quanto ricostruito dai familiari, Passeri si troverebbe nel carcere di Badr, a nord del Cairo.
I familiari hanno raccontato anche che le udienze per il processo di Passeri continuano a essere rimandate perché i testimoni dell’accusa non si presentano, facendo allungare i tempi, e che le condizioni di vita nel carcere sono dure e degradanti. Andrea Passeri, uno dei fratelli, ha avviato a giugno una raccolta fondi per mettere insieme i 40mila euro che l’avvocato egiziano che sta gestendo le comunicazioni con la famiglia avrebbe chiesto come parcella per la difesa di Giacomo. Nel post pubblicato per la raccolta fondi ha scritto che è una cifra alta ma più abbordabile rispetto a quella che avrebbe chiesto l’ambasciata italiana, circa 60mila euro.
Durante l’interrogazione parlamentare Grimaldi si è rivolto in particolare al ministro degli Esteri Antonio Tajani, chiedendo «quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere affinché a Luigi Giacomo Passeri sia garantita ogni forma di assistenza e supporto da parte dell’ambasciata italiana in Egitto» e se sono in corso verifiche sulle sue condizioni di detenzione e di salute psicofisica.