La sinistra francese sta cercando un candidato primo ministro
E sembra ancora abbastanza lontana dal trovarlo, dato che i suoi leader non pensavano di vincere le elezioni e non stanno riuscendo ad accordarsi
Da tre giorni in Francia stanno andando avanti i negoziati fra i leader dell’alleanza di sinistra Nuovo Fronte Popolare per proporre un primo ministro o una prima ministra dopo le elezioni legislative che si sono tenute il 30 giugno e il 7 luglio. Il Nuovo Fronte Popolare è arrivato primo a sorpresa, davanti ad Ensemble pour la République, la coalizione del presidente Emmanuel Macron, e al partito di estrema destra Rassemblement National, contrariamente a quello che dicevano tutti i sondaggi e anche rispetto ai risultati del primo turno: per questo motivo la coalizione non aveva pronto un candidato.
Con 189 deputati eletti il Nuovo Fronte Popolare è ora la forza politica più grande dell’Assemblea Nazionale, la camera bassa del parlamento francese, e per prassi il presidente dovrebbe nominare come nuovo primo ministro un rappresentante del partito che ha preso più voti. La coalizione è tuttavia formata da diversi partiti, fra cui il Partito Socialista, il partito ecologista Europe Écologie Les Verts e il partito La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, che non stanno riuscendo a mettersi d’accordo su una sola persona.
Al momento i negoziati sono ancora in una fase piuttosto preliminare, dato che i leader della coalizione non si sono neanche messi d’accordo sul partito dal quale dovrebbe essere scelta la persona da proporre per il ruolo di primo ministro. La France Insoumise (LFI) è il partito che fra i tre principali ha eletto più deputati, ma le sue idee molto radicali e il suo pessimo rapporto con la coalizione del presidente Macron, inclusa quella fra il presidente e il leader di LFI Jean-Luc Mélenchon, non lo rendono la scelta più ovvia.
Subito dopo le elezioni il Nuovo Fronte Popolare ha detto che avrebbe voluto provare a governare da solo, senza allearsi con Ensemble e senza dividersi, ma i loro parlamentari sono ben al di sotto della soglia della maggioranza assoluta dell’Assemblea Nazionale, ossia 289: questo significa che, anche se riuscissero a formare un governo di minoranza, dovrebbero comunque negoziare con l’ala macroniana ogni volta che vogliono far approvare una legge.
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Per questo motivo il Partito Socialista, di centrosinistra, starebbe provando a presentarsi come la scelta più ovvia: martedì il suo leader Olivier Faure si è detto «pronto ad assumere» il ruolo di primo ministro, affermando però che lo avrebbe fatto solo «dialogando con i [suoi] partner» del Nuovo Fronte Popolare. Né gli altri leader della coalizione, né altri esponenti del Partito Socialista hanno però raccolto, almeno pubblicamente, la sua proposta.
Inoltre, nonostante Faure abbia detto che la decisione arriverà «a giorni», è molto probabile che questi negoziati dureranno almeno fino al 18 luglio, termine ultimo per la registrazione dei deputati prima della composizione dei gruppi e dell’elezione dei presidenti di commissione all’Assemblea Nazionale. Diversi esponenti della coalizione, fra cui la leader del partito dei Verdi Marine Tondelier, hanno respinto la possibilità di mettere una data di scadenza ai negoziati, data l’importanza, ma altri hanno ricordato che aspettando troppo la coalizione corre il rischio di lasciare troppo spazio a Macron, che potrebbe decidere di allearsi con i Repubblicani o proporre un governo tecnico o di unità nazionale.
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