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  • Mercoledì 10 luglio 2024

Non si farà un nuovo processo sulla strage di Erba

I giudici della Corte d'Appello di Brescia non hanno accolto la richiesta di revisione del processo: hanno deciso che le prove presentate dagli avvocati di Olindo Romano e Rosa Bazzi non sono nuove

Rosa Bazzi e Olindo Romano nel 2008, durante il processo
Rosa Bazzi e Olindo Romano nel 2008, durante il processo (LaPresse)
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I giudici della Corte d’Appello di Brescia hanno respinto la richiesta di revisione del processo per la strage di Erba, e confermato la condanna all’ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi. I giudici hanno stabilito che gli elementi portati dalla difesa non sono nuove prove e per questo non può essere aperto un nuovo processo.

Nella prima udienza, il primo marzo, avevano parlato le parti che rappresentano l’accusa – l’avvocato dello Stato Domenico Chiaro e il procuratore generale Guido Rispoli – oltre agli avvocati delle parti civili. Nella seconda, martedì 16 aprile, gli avvocati della difesa avevano presentato l’istanza di revisione del processo basata su alcuni presunti errori commessi dagli investigatori durante le indagini. La difesa si era presa tutto il tempo a disposizione, andando avanti per ore, circostanza che aveva spinto i giudici a non decidere quello stesso giorno ma a rinviare a una terza udienza convocata mercoledì 10 luglio. Oggi i giudici hanno infine comunicato di aver respinto le richieste della difesa: la revisione del processo non si farà.

La strage di Erba è il nome con cui è comunemente noto l’omicidio di quattro persone avvenuto a Erba, in provincia di Como, l’11 dicembre del 2006. Le vittime furono Raffaella Castagna, 30 anni, suo figlio Youssef, due anni, sua madre Paola Galli, 57 anni, e una vicina di casa di Castagna, Valeria Cherubini, 55 anni. Tutte queste persone furono uccise con coltelli e armi contundenti. Il marito di Cherubini, Mario Frigerio, 66 anni, fu colpito alla gola da una coltellata, ma riuscì a salvarsi.

Dopo aver indagato sul marito di Raffaella Castagna e padre di Youssef, Azouz Marzouk, che in realtà al momento degli omicidi si trovava in Tunisia, gli investigatori concentrarono le loro attenzioni su Olindo Romano e Rosa Bazzi, vicini di casa di Castagna e Marzouk. Furono fermati l’8 gennaio del 2007 e confessarono il delitto pochi giorni dopo, il 10 gennaio.

Durante gli interrogatori Romano e Bazzi parlarono ai magistrati di dettagli che solo chi aveva commesso gli omicidi poteva conoscere: per esempio, dissero che Valeria Cherubini si era trascinata fino al pianerottolo del secondo piano, dove c’era il suo appartamento, oppure che i cuscini trovati accanto ai corpi di Raffaella Castagna e della madre Paola Galli erano stati usati per soffocare le urla. Nei mesi successivi sia Romano che Bazzi ritrattarono e da allora si dichiarano innocenti.

I carabinieri impegnati nelle indagini trovarono molte prove contro di loro. Fu trovata una traccia di DNA sull’auto Seat Arosa di Romano e Bazzi oltre al sangue di Valeria Cherubini, la moglie di Frigerio: il sangue non era visibile a occhio nudo e venne trovato sul battitacco sul lato del conducente insieme ad altre tre tracce. Inoltre fu molto importante la testimonianza di Mario Frigerio, che indicò Olindo Romano come autore dell’aggressione dopo aver descritto in un primo momento un’altra persona.

Olindo Romano e Rosa Bazzi furono condannati all’ergastolo in primo grado. La sentenza fu confermata dalla Corte d’Appello di Milano e infine dalla Cassazione, l’ultimo grado di giudizio. Durante i processi Romano e Bazzi hanno sempre sostenuto la loro innocenza. Anche Marzouk ha cambiato idea e da anni si dice convinto della loro innocenza.

La revisione del processo è l’estrema e straordinaria possibilità prevista dal codice di procedura penale italiano di correggere un errore giudiziario che ha portato a una condanna definitiva e irrevocabile, come appunto quella di Romano e Bazzi. Di fatto è un nuovo processo che viene istituito soltanto in presenza di argomenti e prove molto forti, per sovvertire la decisione di colpevolezza. Questi argomenti devono essere valutati con criteri molto rigidi da una Corte d’Appello che ne deve decidere l’ammissibilità, prima di avviare l’eventuale nuovo processo che si può concludere comunque con una conferma della condanna.

Nell’ultimo anno erano state presentate due richieste di revisione del processo: la prima dagli avvocati di Romano e Bazzi (Fabio Schembri, Nico D’Ascola, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello), la seconda dal sostituto procuratore di Milano Cuno Tarfusser. Entrambe si basavano su presunti errori commessi durante le indagini e su possibili nuove prove emerse grazie a consulenti di parte interpellati negli ultimi anni. Secondo la difesa di Romano e Bazzi, gli errori più gravi furono commessi durante la testimonianza di Mario Frigerio, nella gestione della confessione dei coniugi e infine nel ritrovamento della macchia di sangue sull’auto di Olindo Romano.

Durante la prima udienza alla Corte di Appello di Brescia il procuratore generale Guido Rispoli aveva detto che l’ipotesi di altri colpevoli è sempre stata «inverosimile» e che è «impossibile ribaltare le prove» già valutate. La revisione del processo, infatti, può essere chiesta «se dopo la condanna sono sopravvenute o si scoprono nuove prove che dimostrano che il condannato deve essere prosciolto». In questo caso i giudici hanno stabilito che le prove portate dalla difesa fossero già state valutate nei tre gradi di giudizio.

– Leggi anche: Su cosa si basava la tesi della difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi