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  • Mercoledì 10 luglio 2024

Joe Biden sta facendo di tutto per rimanere candidato

Sta sollecitando vari membri del partito a sostenerlo pubblicamente, con l'obiettivo di bloccare ogni tentativo di rivolta: per ora sta funzionando

Joe Biden parla alla riunione annuale della NATO il 9 luglio
Joe Biden parla alla riunione annuale della NATO il 9 luglio (AP Photo/Evan Vucci)
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Negli ultimi giorni, dopo un primo periodo di incertezza, il presidente statunitense Joe Biden, il suo staff e i suoi sostenitori hanno intensificato la campagna per preservare la sua candidatura alle elezioni presidenziali di novembre e contrastare gli sforzi di chi dentro al Partito Democratico statunitense, soprattutto dopo il disastroso dibattito di due settimane fa, sta sostenendo con sempre maggiore forza che Biden sia troppo anziano e fragile per poter vincere contro il candidato Repubblicano Donald Trump.

Diversi esponenti del partito hanno chiesto più o meno esplicitamente a Biden di ritirarsi. Mercoledì per esempio il senatore centrista Michael Bennet è stato il primo senatore Democratico a chiedere il ritiro di Biden. Al momento però richieste del genere non sono arrivate da nessun pezzo grosso del partito, e anzi diversi leader nazionali e locali hanno difeso Biden, dietro richiesta esplicita dello staff del presidente.

La campagna di Biden per rimanere candidato sembra rivolta non tanto all’elettorato, ma proprio all’interno del partito, e ha l’obiettivo di bloccare sul nascere ogni possibile tentativo di rivolta. La campagna sta avendo i suoi effetti: almeno per ora, secondo i giornali statunitensi, i leader che lo difendono sono molti di più di quelli che gli chiedono apertamente di ritirarsi.

Lunedì il presidente aveva inviato una lettera rivolta appunto ai membri del Partito Democratico, in cui ribadiva ancora una volta che ritiene di essere «la persona migliore per battere Donald Trump nel 2024». Nella lettera, tra le altre cose, Biden faceva valere la sua posizione di forza all’interno del partito, dato che negli Stati Uniti il presidente in carica è anche il capo del partito che lo esprime: «Abbiamo avuto un processo di nomina del candidato Democratico e gli elettori si sono espressi in modo chiaro e deciso. Ho ricevuto oltre 14 milioni di voti, l’87% dei voti espressi durante l’intero processo di nomina. Ho quasi 3.000 delegati, il che fa di me il candidato di fatto del nostro partito, con ampio margine. Era un processo aperto a chiunque volesse candidarsi. Solo tre persone hanno scelto di sfidarmi. A uno è andata così male che ha lasciato le primarie per candidarsi come indipendente. Un altro mi ha attaccato dicendo che sono troppo vecchio ed è stato sonoramente sconfitto. Gli elettori del Partito Democratico hanno votato».

Biden si è anche dimostrato estremamente combattivo in alcune interviste che ha fatto in questi giorni con varie tv americane: durante il programma televisivo “Morning Joe” del canale MSNBC, Biden ha attaccato le «élite» del Partito Democratico che vorrebbero che si ritirasse, e le ha sfidate direttamente: «Se qualcuno di questi tizi pensa che non debba partecipare alle elezioni, che si candidi contro di me», lasciando intendere che nel caso emergesse un altro candidato o candidata la questione dovrebbe essere decisa alla convention nazionale del partito, prevista fra il 19 e il 22 agosto.

Biden e i suoi collaboratori si sono anche mossi per cercare di rafforzare il loro sostegno dentro al partito. Per esempio, lunedì sera Biden ha partecipato a una videoconferenza con i membri del Black Caucus, cioè un gruppo parlamentare informale all’interno del Partito Democratico a cui appartengono esclusivamente deputati neri, e che negli ultimi anni si è rivelato uno dei più fedeli a Biden. Il comitato di Biden ha inoltre chiesto ai parlamentari Democratici che lo sostengono di esprimerlo pubblicamente, per contrastare l’impressione che la maggioranza dell’assemblea voglia il suo ritiro.

Davanti a una posizione così forte del presidente e del suo staff, i Democratici che ritengono che Biden debba ritirarsi hanno pochi strumenti a propria disposizione: soprattutto perché la decisione di ritirarsi spetta soltanto a Biden, in quanto capo del partito nonché vincitore delle primarie. A questo contribuisce il fatto che, benché già un certo numero di deputati e senatori Democratici si sia pronunciato contro Biden, si tratta ancora di pochissime persone, mentre la leadership del Partito e tutti i suoi esponenti più in vista per ora hanno preferito non esprimersi, o hanno confermato il loro sostegno.

Martedì si è tenuta una riunione tra i membri del partito al Congresso che aveva come argomento proprio la candidatura di Biden. La riunione era a porte chiuse, ma alcuni dei partecipanti che hanno parlato in seguito con i giornalisti l’hanno definita «intensa», e hanno detto che durante la discussione ci sono state «lacrime vere». I sostenitori e gli scettici nei confronti di Biden si sono scontrati duramente tra loro, ma il risultato è stato che il grosso dell’assemblea ha mantenuto il proprio sostegno a Joe Biden. Un deputato anonimo ha detto ad Axios: «Il grosso di noi è ancora con lui, e questo vuol dire che rimarrà [candidato]».