La NATO sta provando a mettersi al riparo da un eventuale secondo mandato di Trump
Alla riunione annuale che inizia oggi a Washington saranno prese alcune misure per rendere più strutturali e centralizzati gli aiuti militari all'Ucraina
Martedì inizia a Washington, negli Stati Uniti, la riunione annuale della NATO, a cui partecipano tutti i capi di stato e di governo dei paesi membri. La riunione di quest’anno ha un notevole valore simbolico perché segna il settantacinquesimo anniversario dell’alleanza militare di cui fanno parte quasi tutti i paesi occidentali, ma al tempo stesso si svolge in un momento estremamente complicato: la guerra in Ucraina, la più grande prova che la NATO abbia sostenuto dai tempi della Guerra Fredda, è in fase di stallo, e gli aiuti dell’Occidente non sembrano sufficienti per sostenere adeguatamente la resistenza ucraina.
Soltanto lunedì c’è stato un devastante attacco russo contro un ospedale pediatrico a Kiev, che alcuni analisti ucraini hanno interpretato proprio come un avvertimento del regime di Vladimir Putin nei confronti della NATO.
Tra i leader della NATO inoltre c’è un certo timore per l’instabilità politica interna a molti paesi membri: i governi francese e tedesco sono piuttosto deboli e insidiati dall’estrema destra, ma è soprattutto la leadership degli Stati Uniti, di gran lunga il paese più importante dell’Alleanza, a preoccupare. Dopo il disastroso dibattito del presidente Joe Biden sono aumentate le probabilità che l’anno prossimo torni alla presidenza Donald Trump, notoriamente scettico nei confronti della NATO, che già durante il suo primo mandato aveva cercato in ogni modo di depotenziare.
Anche per questo uno degli obiettivi più importanti della riunione è di rendere le prossime manovre della NATO futureproof, parola inglese che significa “a prova di futuro”: l’idea è di fare in modo che, anche in caso di sconfitta di Biden alle elezioni di novembre o di un indebolimento generale dell’Alleanza, la NATO sia ancora in grado di rispettare i propri impegni, soprattutto nei confronti della difesa dell’Ucraina. Al momento però sembra un obiettivo quasi impossibile da raggiungere.
Nella pratica alla riunione NATO si prevede, oltre alle celebrazioni per il settantacinquesimo anniversario, soprattutto un rafforzamento degli impegni militari nei confronti dell’Ucraina. Alcuni di questi impegni sono immediati: secondo le previsioni, i paesi NATO annunceranno durante la riunione che invieranno all’Ucraina almeno quattro nuove batterie di sistemi di difesa antiaerea Patriot, necessari per proteggere le città ucraine dai bombardamenti russi (l’Ucraina però ne aveva chiesti almeno sette).
Il segretario generale uscente della NATO, Jens Stoltenberg, ha detto che sta anche cercando di fare in modo che i paesi si impegnino sul lungo periodo per continuare a mantenere un alto livello di aiuti all’Ucraina. Secondo Stoltenberg gli aiuti da parte della NATO devono essere almeno di 40 miliardi di dollari l’anno: si discuterà insomma di un impegno formale per mantenerli almeno fino al 2025.
La misura che probabilmente contribuirà di più a rendere “a prova di futuro” il sostegno della NATO all’Ucraina sarà poi la decisione di aprire un nuovo comando militare nella città tedesca di Wiesbaden, che avrà il compito di coordinare tutte le operazioni di invio di aiuti e di addestramento di militari ucraini. Finora tutta la gestione degli aiuti era coordinata dal Gruppo di contatto per la difesa ucraina, un organismo che, nei fatti, era guidato dal dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. In questo modo la responsabilità della gestione degli aiuti passerà dagli Stati Uniti alla NATO stessa: l’intera operazione quindi rimarrà in piedi anche nel caso in cui una eventuale presidenza Trump dovesse indebolire il sostegno americano all’Ucraina.
È già certo, al contrario, che ancora una volta la NATO rifiuterà la richiesta dell’Ucraina di entrare nell’Alleanza. Stoltenberg ha detto che la riunione di questi giorni «costituirà un ponte» verso l’ingresso dell’Ucraina nella NATO, ma le divisioni tra i paesi membri sono ancora troppo grandi sulla questione.
Tutte le misure per rendere la NATO “a prova di futuro”, tuttavia, avrebbero effetti decisamente limitati se Donald Trump tornasse presidente degli Stati Uniti.
L’influenza degli Stati Uniti sull’Alleanza è determinante dal punto di vista economico e militare, e una NATO in cui gli Stati Uniti non svolgono un ruolo centrale è una NATO debole e di fatto inerme. Durante la sua prima presidenza Trump disse che riteneva l’Alleanza «obsoleta», e di recente ha detto che avrebbe «incoraggiato» la Russia a invadere i paesi che non rispettano i loro obblighi economici nei confronti dell’Alleanza. Anche sugli aiuti all’Ucraina, Trump ha sempre mantenuto una posizione decisamente scettica che lascia pensare che, in caso di ritorno alla presidenza, l’Ucraina si vedrebbe ridurre di molto il livello di sostegno militare americano.