Da oggi in Cina gli sviluppatori non possono più accedere ai programmi di OpenAI

una schermata da una presentazione di chatgpt
(Leon Neal/Getty Images)

Da martedì OpenAI, una delle più importanti aziende che sviluppano programmi basati sull’intelligenza artificiale al mondo, che fra le altre cose ha prodotto ChatGPT, metterà in atto più rigidamente il regolamento dell’azienda che impedisce l’accesso ai suoi programmi agli sviluppatori in Cina. La decisione era stata annunciata da OpenAI stessa a giugno.

La Cina non è fra i 160 paesi in cui OpenAI supporta ufficialmente i suoi programmi, che inoltre sono bloccati dalla censura del governo cinese: ma finora molti sviluppatori cinesi usavano una VPN (Virtual Private Network) per usarli ugualmente. Ora anche l’azienda, che ha sede negli Stati Uniti, bloccherà l’accesso alle sue API (Application Programming Interface), cioè le interfacce di programmazione che permettono di espandere le funzionalità di un programma, essenziali per gli sviluppatori per includere nei loro programmi le funzionalità di intelligenza artificiale prodotte da OpenAI.

La decisione di OpenAI ha spinto molte aziende cinesi a proporsi come alternativa agli sviluppatori del paese: in particolare per quanto riguarda quelle che producono i modelli linguistici di grandi dimensioni (detti anche LLM, da Large Language Model), una categoria di software in cui rientra anche ChatGPT. Quelli sviluppati in Cina non sono però generalmente considerati avanzati come quelli sviluppati negli Stati Uniti. Anche per questo il governo statunitense ha cercato di limitare la diffusione di competenze e materiali utili per lo sviluppo delle intelligenze artificiali in paesi come la Cina, con cui ha un rapporto piuttosto problematico.

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