Una nave cisterna della Marina militare rifornirà d’acqua la provincia di Agrigento

È stata chiesta dalla Regione Sicilia per far fronte all'emergenza dovuta alla grave siccità degli ultimi mesi

Il porto di Augusta dove è ormeggiata la nave cisterna della Marina militare chiesta dalla Sicilia per rifornire di acqua la provincia di Agrigento
Il porto di Augusta dove è ormeggiata la nave cisterna della Marina militare chiesta dalla Sicilia per rifornire di acqua la provincia di Agrigento (Davide Mauro/Wikimedia)
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La Regione Sicilia ha chiesto alla Marina militare una nave cisterna per rifornire d’acqua la provincia di Agrigento e la zona di Gela, dall’inizio dell’anno alle prese con le conseguenze di una grave siccità. La nave può trasportare fino a 1.200 metri cubi d’acqua da immettere nella rete idrica e rimarrà a disposizione della Regione, ormeggiata nel porto di Augusta (sulla costa ionica, a est). L’uso di una nave cisterna, un mezzo finora utilizzato solo per rifornire le piccole isole, è uno degli ultimi tentativi per cercare quantomeno di alleviare i problemi dovuti alla mancanza di pioggia.

In attesa di un aggiornamento dei dati, i più recenti diffusi dal servizio agrometeorologico siciliano (SIAS) dicono che nell’ultimo anno fino a maggio la media delle precipitazioni era stata di 453 millimetri, mai così bassa dal 2002. La provincia di Agrigento è quella dove ha piovuto meno, ma l’acqua manca in quasi tutto il resto della Sicilia. Lo stato di calamità naturale chiesto e ottenuto dalla Regione ha permesso di introdurre misure piuttosto drastiche come il razionamento dell’acqua potabile in oltre 200 comuni, in particolare nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Palermo e Trapani: in totale sono oltre 1,6 milioni le persone a cui è stata razionata l’acqua.

Il capo dipartimento della Protezione civile in Sicilia, Salvo Cocina, ha detto che al momento il livello dell’acqua negli invasi della Sicilia è al 25 per cento del totale, e che sta lentamente diminuendo: secondo le previsioni della Protezione civile, entro la fine di luglio la situazione peggiorerà ulteriormente.

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L’assenza di pioggia è aggravata da storici problemi infrastrutturali: in Sicilia infatti più del 50% dell’acqua immessa nelle reti idriche viene perso a causa della scarsa manutenzione. L’isola è tra le regioni con le perdite totali più alte, preceduta comunque da Basilicata, Molise, Abruzzo e Sardegna. Secondo i dati diffusi dall’ISTAT, nel 2023 quasi il 30 per cento delle famiglie si è lamentato di problemi nelle forniture di acqua, mentre quasi il 60 per cento delle persone non si fida a bere l’acqua del rubinetto.

Nelle intenzioni della Regione, la fornitura garantita dalla nave cisterna della Marina militare – pur limitata – permetterà anche di ridurre le speculazioni dei gestori di pozzi privati che nelle ultime settimane hanno iniziato a vendere acqua a ristoratori, albergatori e abitanti a un costo decisamente superiore rispetto alle aziende. È acqua spesso estratta da pozzi non controllati e a rischio di contaminazione, venduta fino a 20 euro al metro cubo, venti volte in più rispetto a una normale fornitura. Più passa il tempo e più i prezzi aumentano.

Nel frattempo grazie ai 20 milioni di euro stanziati dal governo per finanziare interventi d’emergenza è iniziato lo scavo di alcuni pozzi: l’azienda pubblica Siciliacque ne sta realizzando tre nuovi a Caltabellotta e Favara, in provincia di Agrigento, e in contrada Zacchia, a Prizzi, in provincia di Palermo. Inoltre sono in corso ricerche in provincia di Palermo, in particolare sul monte Carcaci fra Prizzi e Castronovo.

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