La vittoria a sorpresa della sinistra in Francia
Alle elezioni legislative l'estrema destra del Rassemblement National è arrivata al terzo posto, dopo che aveva vinto al primo turno, dietro alla coalizione del presidente Macron
Le elezioni legislative in Francia sono state vinte dalla sinistra del Nuovo Fronte Popolare (NFP), che nella nuova Assemblea Nazionale, la camera bassa del parlamento, ha ottenuto 182 seggi in totale: il NFP riunisce, tra gli altri, il Partito Socialista, il partito ecologista Europe Écologie Les Verts e La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon.
La coalizione centrista del presidente Emmanuel Macron, Ensemble pour la République, è arrivata seconda ed è riuscita a eleggere 168 deputati, un risultato certamente lontano dai 250 eletti della precedente legislatura, ma ben al di sopra di quanto previsto dai sondaggi. Il partito di estrema destra Rassemblement National, che era stato il più votato al primo turno del 30 giugno, è invece risultato solo il terzo per numero di seggi: nella nuova Assemblea Nazionale avrà 143 deputati. I Repubblicani hanno ottenuto 45 seggi: prima delle elezioni il partito aveva preso le distanze da quello che solo formalmente resta ancora il loro presidente, Eric Ciotti, che aveva deciso autonomamente di allearsi con RN. I candidati vicini a Ciotti che sono stati eletti, compreso lo stesso Ciotti, sono conteggiati fra quelli di Rassemblement National.
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L’affluenza al secondo turno è stata del 66,63 per cento, la più alta dal 1997: più del 20 per cento in più rispetto a quella delle elezioni legislative del 2022. Al primo turno l’affluenza era stata del 66,71 per cento, anche in questo caso la più alta dal 1997.
I risultati non solo stravolgono quelli del primo turno, ma anche i sondaggi e le aspettative degli ultimi giorni quando il Rassemblement National era dato come il partito vincente. Nessuno è comunque riuscito ad avvicinarsi alla maggioranza assoluta di 289 seggi sui 577 che compongono l’Assemblea Nazionale: non è quindi al momento chiaro che tipo di alleanza potrebbe formarsi per raggiungerla, se si formerà, e con quali equilibri.
Il Nuovo Fronte Popolare (NFP) si era formato nel giro di pochi giorni dopo il buon risultato del partito di estrema destra Rassemblement National (31,4 per cento) alle elezioni europee del 9 giugno quando il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron aveva annunciato lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale e convocato elezioni anticipate.
Ieri sera il primo a commentare i risultati è stato Jean-Luc Mélenchon, il leader di La France Insoumise, il partito che dentro NFP ha ottenuto il maggior numero di seggi: ha detto che la mobilitazione popolare ha consentito di «raggiungere un risultato che si diceva essere impossibile», cioè la vittoria della sinistra, che questo è «un enorme sollievo per milioni di persone», che d’ora in poi «la volontà popolare dovrà essere rispettata» e che il presidente Macron dovrà «inchinarsi ai risultati». Mélenchon ha infine invitato Macron a nominare un nuovo primo ministro scelto tra il blocco del Nuovo Fronte Popolare. Poco dopo l’attuale primo ministro Gabriel Attal, che fa parte di Ensemble, ha annunciato che oggi presenterà le sue dimissioni al presidente della Repubblica.
In serata l’Eliseo, la residenza presidenziale francese, ha fatto sapere che il presidente Macron attenderà la composizione della nuova Assemblea Nazionale per «prendere le decisioni necessarie», cioè per decidere che primo ministro nominare al posto di Attal. È consuetudine che il presidente nomini primo ministro un rappresentante del partito di maggioranza e in caso di una nomina assegnata a un rappresentante di NFP si verificherebbe la coabitazione, quando presidente e primo ministro appartengono a diverse famiglie politiche.
Ieri sera ciascun partito che compone NFP ha celebrato i risultati separatamente e, a differenza di quanto accaduto al primo turno, non ci sono state dichiarazioni congiunte. I leader dei vari partiti della sinistra si sono però pronunciati in modo unanime su una questione: nessuna alleanza con la coalizione che sostiene Macron per ottenere la maggioranza assoluta. «Nessun sotterfugio, nessun accordo», ha detto Mélenchon, «Il Nuovo Fronte Popolare deve farsi carico di questa nuova pagina di storia. Non ci presteremo a una coalizione degli opposti che tradirebbe il voto dei francesi», ha detto a sua volta il socialista Olivier Faure.
Negli scorsi giorni alcuni politici, tra cui Gabriel Attal, avevano parlato della possibilità di creare una coalizione molto larga che tenesse dentro sia i partiti che appoggiano Macron che il Nuovo Fronte Popolare: questa opzione è però ostacolata dall’opposizione di Macron ad allearsi con La France Insoumise, di sinistra radicale, e viceversa.
NFP dovrà affrontare ora la questione della scelta interna di un possibile primo ministro. Ieri sera Clémentine Autain, di NFP, ha invitato i rappresentanti eletti dell’alleanza di sinistra a riunirsi oggi «in assemblea plenaria» per proporre, dopo una votazione, a Emmanuel Macron un capo di governo che non sia «né François Hollande (l’ex presidente socialista che è stato eletto deputato a queste legislative, ndr), né Jean-Luc Mélenchon». Hollande ha già dichiarato domenica sera di non volere questo incarico, e Mélenchon non ha avanzato per ora alcuna pretesa.
Le negoziazioni dei prossimi giorni di NFP al suo interno ma anche con altre forze politiche saranno fondamentali per trasformare il primo posto ottenuto alle legislative in una maggioranza di governo: «Questo voto deve aprire una rifondazione, ci deve essere un prima e un dopo il 7 luglio», ha detto Olivier Faure.