Il primo ministro ungherese Viktor Orbán a Bruxelles (AP Photo/Omar Havana)

Il nuovo gruppo europeo di estrema destra sta prendendo forma

Anche i partiti nazionalisti ed euroscettici di Spagna, Paesi Bassi e Danimarca hanno detto di voler aderire a “Patrioti per l’Europa”, fondato dal primo ministro ungherese Orbán

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La scorsa settimana il primo ministro ungherese Viktor Orbán, leader del partito di estrema destra Fidesz, aveva annunciato l’intenzione di creare un nuovo gruppo parlamentare di destra nel Parlamento Europeo, chiamato “Patrioti per l’Europa”. Il progetto era nato da un’alleanza con Herbert Kickl, il leader del Partito della Libertà Austriaco (FPÖ), di estrema destra, e con Andrej Babis, l’ex primo ministro della Repubblica Ceca, del partito populista Azione dei Cittadini Insoddisfatti (ANO). Nel corso della settimana ha annunciato la sua adesione al gruppo il partito portoghese di estrema destra Chega, guidato da André Ventura, reduce da un ottimo risultato nelle elezioni portoghesi di marzo.

Ora hanno annunciato la loro intenzione di unirsi a “Patrioti per l’Europa” anche i partiti di estrema destra spagnolo, olandese e danese. Per formare un gruppo nel Parlamento Europeo è necessario raccogliere almeno 23 europarlamentari, provenienti da sette diversi stati: con queste adesioni Orbán avrebbe i numeri per farlo.

Al gruppo sovranista potrebbe inoltre unirsi il Rassemblement National (RN) francese, che ha 30 eurodeputati, e si era subito detto interessato al progetto anche il leader della Lega Matteo Salvini, con un comunicato in cui si definiva «da sempre favorevole a un nuovo gruppo patriottico». I Patrioti per l’Europa potrebbero essere ufficialmente fondati la prossima settimana e nel caso di adesione del RN diventerebbero il terzo gruppo più numeroso, dopo il Partito Popolare Europeo di centrodestra e i Socialisti di centrosinistra. I gruppi parlamentari europei devono essere formati entro il 15 luglio, un giorno prima della prima seduta del nuovo parlamento.

Viktor Orbán (AP Photo/Denes Erdos)

Venerdì Santiago Abascal, leader di Vox, ha detto al giornale spagnolo La Gaceta che si unirà al gruppo, lasciando i Conservatori e Riformisti (ECR) guidati dalla presidente del Consigio italiana Giorgia Meloni: Abascal poi sui social ha precisato che il legame «personale, politico e morale» con lei proseguirà. Sempre venerdì Geert Wilders, del Partito per la Libertà (PVV) di estrema destra dei Paesi Bassi, ha annunciato la sua adesione, per «proteggere le nostre radici giudaico-cristiane e le nostre famiglie».

Sabato si è invece aggiunto il Partito Popolare Danese (DF), formazione nazionalista e populista. In questo caso a rendere pubblico l’imminente accordo è stato l’europarlamentare Anders Vistisen: «Siamo nel Parlamento Europeo principalmente per opporci alla maggioranza federalista esistente», ha detto. «E il nostro obiettivo dichiarato è sempre stato quello di ottenere un gruppo più ampio possibile a destra». DF faceva parte del gruppo Identità e Democrazia (ID), quello di Rassemblement National e Lega. Nel caso di un passaggio del partito francese al nuovo gruppo ID non avrebbe più un numero sufficiente di deputati per esistere.

Gli obiettivi del nuovo gruppo creato da Orbán sono la difesa degli Stati membri da ciò che percepiscono come un’eccessiva interferenza da parte dell’Unione e la restituzione del potere su determinati argomenti ai singoli stati. Nel loro manifesto, col quale avevano presentato l’iniziativa, ci sono tutte o quasi le idee basilari del sovranismo europeo: essere contro il «centralismo» di Bruxelles, contro le «forze globaliste» e i famigerati «burocrati» che guidano l’Unione e che perseguono l’obiettivo di una maggiore integrazione a discapito della sovranità nazionale; esaltare le «radici», le identità e le tradizioni delle singole nazioni; fermare l’immigrazione «clandestina» e «preservare l’identità culturale» europea.

I partiti che già hanno aderito al gruppo, ma anche quelli che potrebbero farlo, hanno invece posizioni molto diverse in politica estera, e soprattutto sulla guerra in corso fra Russia e Ucraina. Wilders e il Partito Popolare Danese sono convinti e attivi sostenitori dell’Ucraina invasa dalla Russia di Vladimir Putin, mentre Orbán in questi anni è stato spesso il principale ostacolo all’approvazione degli aiuti europei per l’Ucraina. Venerdì è andato a Mosca per incontrare il presidente russo Putin: è il primo leader europeo a farlo dall’aprile del 2022, due mesi dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. L’austriaco Kickl (FPÖ) ha inoltre sostenuto che sia la Russia che la NATO siano responsabili dell’invasione dell’Ucraina e che le sanzioni dell’Unione contro i russi violino la neutralità dell’Austria.

Secondo il danese Vistisen, negli accordi per il nuovo gruppo è stato deciso che la politica estera rimarrà di competenza nazionale: «Orbán non può e non deve dettare la politica estera danese, noi non possiamo dettare quella ungherese».

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