Il caso di cronaca di cui si parla in Argentina da più di due settimane
È la scomparsa di un bambino di cinque anni nella provincia di Corrientes, raccontata con toni e spazio eccezionali da giornali e televisioni, anche per la difficoltà di ricostruire quello che è successo
Da più di due settimane su giornali e televisioni argentine si parla quotidianamente della scomparsa di Loan Danilo Peña, un bambino di cinque anni originario della provincia di Corrientes, nel nordest del paese, vicino al confine con il Paraguay. Clarín, La Nación e Pagina 12, tre importanti quotidiani argentini, stanno dedicando ampio spazio alla notizia, con modalità spesso usate per eventi eccezionali, per esempio seguendo gli aggiornamenti con dei liveblog.
Il caso è particolarmente seguito anche perché si sta rivelando assai intricato. Le ipotesi sono diverse: a un certo punto gli investigatori hanno cominciato a sospettare un crimine legato al traffico di esseri umani e hanno arrestato anche un commissario di polizia. Il tema è particolarmente sentito in Argentina, paese dove il numero di bambini e bambine scomparse ogni anno è superiore a quello di molti altri paesi. Le indagini non si sono ancora concluse, non è ancora chiaro cosa sia successo e nemmeno se Loan Danilo Peña sia ancora vivo o no.
Il 13 giugno scorso Loan si trovava a pranzo a casa della nonna Catalina in una località non troppo lontana da Nueve de Julio, città nella provincia di Corrientes. Ce lo aveva accompagnato il padre José, che però non era rimasto al pranzo e aveva affidato il figlio al cognato e ad altri presenti. Secondo i racconti dei testimoni riportati dalla stampa argentina, nel pomeriggio Loan era andato a raccogliere le arance nel terreno adiacente alla proprietà della nonna insieme a due zii, una coppia di loro amici e tre cugini più grandi. Da allora non si sa che fine abbia fatto. Le persone che erano con lui hanno detto di averlo perso di vista e di averlo cercato per due ore senza risultati. In seguito gli investigatori hanno ritrovato nel campo di arance una scarpetta che il padre José aveva riconosciuto come quella di Loan.
Al momento le autorità hanno disposto gli arresti cautelari per sei persone. Le prime tre facevano parte del gruppo che era andato a raccogliere le arance, e sono sospettate principalmente di “abbandono di persona”: lo zio di Loan, Bernardino Antonio Benítez, un uomo di 37 anni che lavora come operaio agricolo; Daniel “Fierrito” Ramírez, di 49 anni, e la sua compagna Mónica Millapi, di 35 (cioè la coppia di amici degli zii).
Inizialmente gli investigatori avevano ipotizzato che Loan si sarebbe perso nel tentativo di rientrare verso casa della nonna. Otto giorni dopo la sparizione, però, l’unità cinofila aveva riscontrato tracce olfattive di Loan nelle automobili di proprietà di un’altra coppia presente al pranzo: María Victoria Caillava, un’ex funzionaria del comune di Nueve de Julio amica della nonna di Loan, e il suo compagno, Carlos Pérez, un capitano di nave in pensione. Questo indizio aveva cambiato il corso delle indagini, che si erano quindi concentrate sull’ipotesi di sequestro di persona con scopo di tratta.
La posizione della coppia si era aggravata quando gli investigatori, analizzando i filmati di varie telecamere di sicurezza, avevano scoperto che nei giorni successivi alla scomparsa i due erano andati nella città di Resistencia, svariati chilometri più a nord, molto vicino al confine con il Paraguay. I due dicono di essere andati lì per una visita medica e per comprare un veicolo, ma gli investigatori sospettano che quel viaggio facesse parte del piano per rapire Loan e consegnarlo a una rete di trafficanti di esseri umani.
Il piano sarebbe stato messo in piedi anche da Walter Maciel, l’ultima delle persone attualmente in carcere. Maciel è il commissario di Nueve de Julio, sospettato di aver aiutato Caillava e Pérez a depistare le indagini nel momento più delicato, cioè le prime ore dopo la scomparsa. Sarebbe stato lui, sospettano gli investigatori, a mettere la scarpetta del bambino nel campo di arance per far pensare che Loan si fosse perso.
Una terza ipotesi investigativa era emersa quando la zia di Loan, Laudelina Peña, moglie di Bernardino Antonio Benítez, aveva detto di aver visto Pérez e Caillava investire Loan, caricare il corpo in una Ford Ranger bianca (una delle due auto della coppia) e partire. Questa ipotesi ha poi portato a parlare di un eventuale caso di omicidio colposo con occultamento di cadavere.
Laudelina Peña aveva anche detto agli investigatori che Caillava sarebbe tornata poco dopo per minacciarla di ucciderla se avesse raccontato la verità, e per costringerla a mettere la scarpetta del bambino nell’aranceto per sviare le indagini. Secondo Laudelina Peña tutto questo sarebbe avvenuto anche con la complicità del commissario Maciel. In seguito alla nuova testimonianza, una perizia scientifica condotta sulla Ford Ranger bianca aveva riscontrato un’ammaccatura sul paraurti e una macchia di sangue sulla ruota davanti. Non si hanno ancora conferme che si tratti del sangue di Loan.
Il caso ha avuto una grande eco mediatica sin dall’inizio, anche perché, come detto, in Argentina i casi di scomparsa di minori non sono così rari: delle oltre 50mila denunce di scomparsa registrate tra il 2011 e il maggio del 2023, più della metà riguardava bambine, bambini o adolescenti. In particolare il caso sta facendo discutere sull’operato delle forze di sicurezza e i dubbi sono aumentati dopo la diffusione della notizia di un possibile coinvolgimento del commissario di polizia Walter Maciel.
Il 24 giugno ci sono state manifestazioni contemporanee in varie città della provincia di Corrientes, organizzate dalla Red por los Derechos de la Niñez, Adolescencia y Juventudes de Corrientes (La rete per i diritti dell’infanzia, dell’adolescenza e della gioventù di Corrientes). In un comunicato l’associazione ha denunciato «le imperizie delle prime ore di indagini, la mancanza di controllo e attenzione sulle strade e alle frontiere» ma anche la mancanza di preparazione di chi svolge le indagini e l’assenza di coordinamento tra le forze di sicurezza locali e quelle federali.
Domenica scorsa sul caso è intervenuto anche il presidente argentino Javier Milei, che ha provato a rassicurare gli argentini sul fatto che Loan sarebbe stato ritrovato «a ogni costo». Si è poi difeso dalle accuse di non fare abbastanza per contrastare il fenomeno dei sequestri di minori: «Dire che il problema sono le nostre politiche è abbastanza bugiardo e politicamente miserabile», ha detto.