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  • Venerdì 5 luglio 2024

La visita di Viktor Orbán in Russia ha creato un po’ di scompiglio nell’Unione Europea

È stata la prima di un leader europeo in oltre due anni, ma i rappresentanti delle istituzioni hanno preso le distanze dalla sua decisione di incontrare il presidente Vladimir Putin

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán e il presidente russo Vladimir Putin, il 5 luglio 2024 (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)
Il primo ministro ungherese Viktor Orbán e il presidente russo Vladimir Putin, il 5 luglio 2024 (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)
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Venerdì il primo ministro ungherese Viktor Orbán, che dall’inizio di luglio detiene anche la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea, è andato a Mosca per incontrare il presidente russo Vladimir Putin: è il primo leader europeo a farlo dall’aprile del 2022, due mesi dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. La visita è stata molto criticata da alcuni importanti funzionari dell’Unione Europea e da vari capi di stato e di governo dei paesi membri, e ha quindi creato un po’ di scompiglio nelle relazioni diplomatiche.

Josep Borrell, l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri, ha detto che la visita di Orbán si inserisce esclusivamente nel quadro delle relazioni bilaterali fra Russia e Ungheria. Charles Michel, il presidente del Consiglio Europeo (l’organo nel quale si riuniscono i capi di stato e di governo dei 27 paesi membri) ha scritto su X che il paese che detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea (quindi al momento l’Ungheria di Orbán) non ha alcun mandato per trattare con la Russia in nome dell’Unione Europea. Ha poi ribadito la posizione del Consiglio Europeo, cioè che «la Russia è l’aggressore, l’Ucraina la vittima», e ha aggiunto che non ci possono essere negoziati di pace tra i due paesi senza la partecipazione dell’Ucraina.

Sia Borrell che Michel manterranno i loro incarichi ancora per poco: nei prossimi mesi, con l’inizio della nuova legislatura del parlamento europeo, saranno sostituiti rispettivamente da Kaja Kallas e da António Costa.

Anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha criticato la visita in Russia di Orbán, scrivendo su X che «accontentare Putin non lo fermerà». Diversi capi di stato e di governo dei paesi membri, fra cui il cancelliere tedesco Olaf Scholz e la prima ministra estone Kallas (che come detto sarà la prossima Alta Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri), hanno preso le distanze dalla mossa del primo ministro ungherese. Anche il segretario generale uscente della NATO, Jens Stoltenberg, ha detto che in Russia Orbán rappresentava solo l’Ungheria e non la NATO.

– Leggi anche: Dobbiamo preoccuparci della presidenza ungherese dell’Unione Europea?

Orbán ha parlato della visita in modo un po’ ambiguo: venerdì mattina aveva detto a una radio ungherese che non aveva bisogno di un mandato europeo «perché non rappresento nulla», ma una volta in Russia ha detto a Putin di voler parlare «dei problemi che sono importanti per l’Europa». Martedì Orbán aveva visitato anche l’Ucraina e incontrato il presidente Volodymyr Zelensky: con un messaggio su X ha descritto i due viaggi come una «missione di pace», di cui la visita a Mosca è stata la «seconda fermata».

Putin ha accolto calorosamente il primo ministro ungherese: ha detto di essere «a sua disposizione» e di aver inteso che il leader ungherese sia in visita «non solo come nostro partner ma anche come presidente del Consiglio dell’Unione Europea». Ha aggiunto di voler affrontare non solo le relazioni bilaterali fra i due paesi, ma anche la situazione in Ucraina.

Non è comunque la prima volta che Orbán incontra Putin dall’inizio della guerra in Ucraina: era già successo a ottobre del 2023 durante una visita a Pechino, in Cina.

Orbán è il primo ministro dell’Ungheria da 14 anni, durante i quali ha trasformato il paese in uno stato semi-autoritario e ha sostenuto posizioni razziste, omofobe e illiberali. Dall’inizio dell’invasione russa è stato di gran lunga il capo di governo europeo dalle posizioni più filorusse. Per esempio, negli ultimi due anni ha ripetutamente bloccato, rallentato o ostacolato i tentativi dell’Unione Europea di inviare aiuti militari all’Ucraina, e ha rallentato l’adozione di sanzioni alla Russia, ponendo veti o esigendo esenzioni per il suo paese.