I Laburisti hanno stravinto le elezioni nel Regno Unito
Hanno ottenuto 412 seggi, 291 in più dei Conservatori; i Liberal-democratici hanno ottenuto il loro miglior risultato di sempre e Nigel Farage è stato eletto per la prima volta alla Camera dei Comuni
I Laburisti britannici hanno vinto le elezioni. Il loro leader Keir Starmer è il nuovo primo ministro. Nella notte a scrutinio ancora in corso aveva ricevuto le congratulazioni dell’ormai ex primo ministro e leader dei Conservatori, Rishi Sunak. Lo scrutinio è quasi del tutto concluso e la vittoria del Partito Laburista, il principale partito di centrosinistra del paese, è stata molto ampia. Sono stati assegnati 648 dei 650 seggi della Camera dei Comuni, la camera bassa del parlamento britannico: i Laburisti ne hanno ottenuti 412 (la maggioranza è fissata a 326), i Conservatori 121 e i Liberal-democratici 71; i partiti minori hanno ottenuto i restanti 46.
Era da 19 anni che il Partito Laburista non vinceva un’elezione generale, l’ultima volta lo fece nel 2005, ma era da 27 anni che non ci riusciva partendo dall’opposizione e non dal governo. Una vittoria dei Laburisti era stata prevista dai sondaggi: questo risultato, che si è avvicinato molto al loro migliore esito di sempre nel 1997 (418 seggi), conferma le ipotesi più ottimistiche nei loro confronti. Parlando a Londra, Starmer ha ringraziato elettori ed elettrici per «aver cambiato il paese» e ha detto che «un mandato come questo è accompagnato da una grande responsabilità».
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È un risultato particolarmente negativo per i Conservatori, il principale e più antico partito di centrodestra del paese, che governavano da 14 anni ininterrottamente e hanno attraversato una serie di scandali e scommesse politiche sbagliate, su tutte Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
Venerdì mattina Sunak si è dimesso, come prevede il cerimoniale, in modo da consentire a re Carlo di conferire a Starmer l’incarico di formare un nuovo governo. Sunak ha detto che rispetta Starmer e che si assume la responsabilità della sconfitta, che per i Conservatori il peggior risultato in termini di seggi dal 1906. Si dimetterà da leader dei Conservatori, «ma non immediatamente», per consentire al suo partito di trovare una figura adatta alla nuova fase di opposizione. Sunak, che rischiava seriamente di non venire rieletto deputato, ha invece riottenuto il suo seggio di Richmond, nel nord dell’Inghilterra.
Poco dopo le dimissioni di Sunak, Starmer ha incontrato re Carlo, che lo ha appunto formalmente incaricato come capo del governo. Poi ha tenuto il suo primo discorso da primo ministro davanti al numero 10 di Downing Street, la residenza del primo ministro del Regno Unito. Starmer ha detto che il paese ha votato per un cambiamento molto deciso e che «è l’ora di ricominciare da zero». Ha detto che servirà del tempo, ma si batterà per fare in modo che le persone tornino a credere in quello che può fare il governo.
Mentre Sunak parlava, dietro di lui un candidato satirico – lo youtuber Niko Omilana – ha mostrato un foglio con una “L” di “loser” (perdente)
Diversi esponenti di primo piano dei Conservatori, nonché ministri uscenti e considerati possibili successori di Sunak alla guida del partito, non sono invece riusciti a essere rieletti. Tra loro ci sono Penny Mordaunt, che era arrivata terza alle primarie (quelle dopo le dimissioni di Boris Johnson), il ministro della Difesa Grant Shapps e Jacob Rees-Mogg, un esponente dell’ala destra dei Conservatori molto influente negli ultimi anni. Anche Liz Truss, che fu brevemente prima ministra nell’autunno 2022, non è stata rieletta: nel suo seggio, South West Norfolk, hanno vinto i Laburisti, per circa 600 voti.
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Per la prima volta, all’ottavo tentativo, il leader populista Nigel Farage – che a queste elezioni guidava Reform UK, un partito di estrema destra – otterrà un seggio alla Camera dei Comuni. Farage si era candidato a Clacton, un seggio considerato “sicuro”, cioè in cui il partito aveva maggiori probabilità di arrivare primo. Farage ha già aggiunto “MP”, la sigla che sta per “membro del parlamento” in inglese, al suo profilo X.
Entrando in parlamento, tra l’altro, Reform UK avrà diritto ai fondi pubblici ai partiti, che sono assegnati sulla base dei seggi di ciascun partito: al momento Reform UK ne avrà almeno 4 (gli exit poll ne avevano stimati 13). Farage potrà usare questi contributi per cercare di dare una struttura più organizzata al partito, dotandolo di uno staff permanente.
L’esperto di sondaggi John Curtice ha fatto notare come al pessimo risultato dei Conservatori abbia contribuito la concorrenza, tra l’elettorato di destra, del partito di Farage: in 124 dei 173 seggi dove il partito di Sunak è stato superato dai Laburisti o dai Libdem, questo sorpasso è avvenuto con un margine inferiore dei voti raccolti da Reform UK. Senza la presenza di Reform UK, insomma, i Conservatori avrebbero avuto buone possibilità di riconfermare i loro deputati uscenti di quei collegi. È un effetto del sistema elettorale uninominale secco: in ogni collegio viene eletto soltanto il candidato o la candidata che ha ottenuto anche un solo voto in più degli altri.
Questo sistema elettorale, che i partiti più piccoli chiedono da decenni di riformare in senso proporzionale, fa sì che un partito possa prendere centinaia di migliaia di voti senza ottenere seggi, se non arriva primo in nessun collegio elettorale.
Per questa ragione, i Laburisti hanno potuto ottenere una vittoria storica in termini di seggi con un piccolo incremento sul numero dei voti espressi totali rispetto a quelli presi nel 2019: hanno ottenuto circa il 65 per cento dei seggi della Camera dei Comuni con circa il 34 per cento dei voti, mentre cinque anni fa presero il 32 per cento.
Nel 2017, la tornata elettorale ancora precedente, il Partito Laburista prese il 40 per cento dei voti a livello nazionale, ma elesse solo 262 deputati perché arrivò secondo dietro i Conservatori (che ebbero il 42 per cento ma 330 seggi) in molti dei collegi. Giovedì i Laburisti hanno preso 9,7 milioni di voti: cioè 600mila voti in meno che nel 2019 e 3,2 milioni voti in meno che nel 2017, in entrambe le occasioni era leader Jeremy Corbyn.
Tom Calver, che è l’esperto di dati per il quotidiano britannico Times, ha fatto notare come a queste elezioni, assai più delle scorse, l’attribuzione di moltissimi seggi sia stata decisa da poche migliaia di voti. Nei collegi elettorali il distacco tra il primo e il secondo partito è stato in media di circa 6.700 voti, quasi la metà degli 11.200 del 2019. Sono aumentati così i “seggi in bilico”, quelli cioè dove uno spostamento di consensi relativamente piccolo può fare la differenza.
I Liberal-democratici (Libdem) centristi, che sono tradizionalmente il terzo partito e cambiano collocamento in base a chi governa in quel momento, hanno avuto un risultato particolarmente positivo. Hanno al momento ottenuto 71 seggi, più dei 61 che stimavano gli exit poll e un incremento significativo rispetto agli 11 dello scorso mandato: è anche il loro miglior risultato storico, che supera i 62 seggi ottenuti nel 2005.
Il loro leader Ed Davey, che ha fatto una campagna elettorale piuttosto bizzarra, ha parlato del «miglior risultato del secolo» (i Libdem sono gli eredi politici del Partito Liberale, fondato nel 1859, e che nell’Ottocento governò a lungo). In passato sono stati penalizzati dal sistema uninominale, che stavolta però li ha avvantaggiati, perché Reform UK ha sottratto consensi ai Conservatori, consentendo ai Libdem di superarli in diversi collegi elettorali.
L’ex leader dei Laburisti Jeremy Corbyn, che si candidava da indipendente dopo essere stato sospeso e poi espulso dal partito, è riuscito a venire rieletto nel suo collegio elettorale, Islington North, a Londra. Da quando nel 2020 è diventato segretario dei Laburisti, Starmer ha spostato i Laburisti su posizioni più centriste, eliminando gradualmente l’influenza della fazione più legata a Corbyn, che è stata penalizzata al momento di compilare le liste per queste elezioni.
Tra gli altri partiti, hanno ottenuto un risultato pessimo i Nazionalisti scozzesi (SNP), il partito che domina la politica scozzese dal 2007. Gli exit poll hanno assegnato loro 10 seggi, di cui per ora 8 sono stati confermati, rispetto ai 48 che avevano nella legislatura uscente (la Scozia ha in tutto 57 seggi nel parlamento britannico).
Il leader dello SNP alla Camera dei Comuni, Stephen Flynn, ha parlato di uno «tsunami» ai danni del suo partito. C’è stato un consistente trasferimento di consensi dallo SNP ai Laburisti: il buon risultato in Scozia è significativo per il partito di Starmer perché qui nel 2019 i Laburisti avevano ottenuto un solo seggio. Al momento, invece, ne ha ottenuti 37.
In Irlanda del Nord – un’altra delle nazioni che compongono il Regno Unito, insieme a Scozia, Inghilterra e Galles – il principale partito cattolico, Sinn Féin, per la prima volta ha sorpassato per numero di seggi il principale protestante, il Partito Unionista Democratico (DUP). Tradizionalmente i deputati di Sinn Féin non partecipano ai lavori del parlamento britannico, perché non ne riconoscono l’autorità: Sinn Féin è un partito repubblicano che chiede l’unione dell’Irlanda del Nord all’Irlanda.
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