Il Giappone si è finalmente liberato dei floppy disk

Il governo ha eliminato le oltre mille leggi che ne imponevano l'uso nella pubblica amministrazione, rallentando la burocrazia

(Foto di s j/Unsplash)
(Foto di s j/Unsplash)

Il ministro degli Affari digitali del Giappone Taro Kono ha annunciato che il governo giapponese ha eliminato le oltre mille leggi che imponevano ancora l’uso del floppy disk per svolgere una serie di funzioni burocratiche. Questo tipo di supporto per l’archiviazione di memoria digitale, usato soprattutto tra la fine degli anni Settanta e gli anni Novanta, è stato dismesso da molto tempo in quasi tutto il mondo (Sony, una delle ultime aziende che li produceva, ha interrotto la produzione nel 2011). In Giappone però era ancora diffuso nella burocrazia, nonostante le innovazioni tecnologiche dei successivi decenni.

In una dichiarazione all’agenzia di stampa Reuters, Kono ha dato la notizia presentandola come una vittoria: «Abbiamo vinto la battaglia contro i floppy disk il 28 giugno!». Un anno fa su X aveva infatti annunciato che avrebbe «dichiarato guerra» all’uso di questi dispositivi, oltre a CD, carta e fax, ormai superati, per passare a quelli più moderni.

Il ministro ha detto che l’Agenzia Digitale, una commissione incaricata dal ministero giapponese della transizione digitale, ha eliminato tutti i 1.034 regolamenti che imponevano l’uso dei floppy disk, ad eccezione di una norma che riguardava il riciclo di automobili. Anche se il governo ha imposto il superamento di questi mezzi, la digitalizzazione dei processi burocratici potrebbe però richiedere ancora diverso tempo: si stima che fossero circa 1.900 i servizi amministrativi che prevedevano di usare supporti come fax e carta per fare richieste di vario tipo oppure per archiviare i documenti.

Questa battaglia ha portato a Kono – ex ministro degli Esteri, della Difesa e delle Riforme amministrative – una certa popolarità, soprattutto sui social (su X il suo profilo in giapponese ha 2,5 milioni di follower) dove utilizza spesso slogan e frasi ironiche, non così comuni tra i politici giapponesi. Sono anni che il governo giapponese tenta di eliminare la carta e gli strumenti antiquati richiesti per gestire i documenti ufficiali – come gli hanko, dei timbri tradizionali personalizzati usati per vidimare i documenti – promuovendo la digitalizzazione dell’amministrazione pubblica.

La necessità di accelerare il passaggio al digitale si è resa evidente soprattutto dal 2020 quando la pandemia ha evidenziato la debolezza di questi sistemi. Il governo allora era stato pesantemente criticato perché il conteggio dei contagi e dei vaccini avveniva ancora via fax e il lavoro da casa era stato molto rallentato dalla necessità di uso dei timbri.