Il difficile compromesso di Carlo Nordio sulle carceri

Per preparare il testo del decreto sul sovraffollamento carcerario il ministro della Giustizia ha dovuto fare i conti con le resistenze di Lega e Fratelli d'Italia: e intanto in parlamento si discute una proposta più efficace

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio durante lo svolgimento del question time alla Camera dei deputati, il 15 maggio 2024 (Mauro Scrobogna/LaPresse)
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio durante lo svolgimento del question time alla Camera dei deputati, il 15 maggio 2024 (Mauro Scrobogna/LaPresse)
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Mercoledì il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge presentato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio e che tenta di far fronte al sovraffollamento nelle carceri. Il provvedimento era atteso da tempo per porre un qualche rimedio alle pessime condizioni delle persone detenute, tra le quali ci sono stati almeno 47 suicidi solamente nei primi sei mesi del 2024, ma ha avuto una genesi tribolata. Nordio aveva annunciato già a fine marzo un intervento in tal senso, e poi aveva dovuto fare i conti con l’opposizione di Lega e Fratelli d’Italia a qualsiasi ipotesi che consentisse la scarcerazione agevolata o anticipata.

Nel frattempo Nordio aveva vagheggiato soluzioni alternative: la costruzione di nuove strutture, il riutilizzo di caserme dismesse per decongestionare gli istituti penitenziari sovraffollati, sveltire le procedure burocratiche con altri Stati per fare in modo che i detenuti stranieri potessero scontare la pena nel loro paese d’origine. Tutte ipotesi di cui si parla da anni, ma che sono dispendiose e di difficile realizzazione: e infatti, dopo varie discussioni, nessuna di queste è stata inserita nel testo finale del decreto approvato mercoledì.

Il lungo stallo aveva peraltro generato polemiche politiche e un rischio di cortocircuito parlamentare. Il deputato di Italia Viva Roberto Giachetti, ex esponente dei Radicali e da sempre molto impegnato a favore dei diritti dei detenuti, aveva fatto in modo, anche grazie a un prolungato sciopero della fame, di far discutere una sua proposta di legge che ridurrebbe efficacemente la permanenza in carcere dei detenuti con buona condotta, e quindi il sovraffollamento. Lega e Fratelli d’Italia avevano prima preso tempo. Poi, di fronte all’aumento dei suicidi in carcere di questi mesi, Forza Italia aveva annunciato di essere a favore della proposta di Giachetti – che potrebbe essere discussa e votata alla Camera il prossimo 17 luglio – e allora si è diffuso un certo imbarazzo: la maggioranza rischiava infatti di spaccarsi su una proposta dell’opposizione, una proposta che peraltro avrebbe reso evidente l’inerzia del governo. Perciò Nordio, d’accordo con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è intervenuto.

Il ministro Carlo Nordio alla manifestazione di chiusura della campagna elettorale di Fratelli d’Italia per le elezioni europee, in Piazza del Popolo a Roma, il primo giugno 2024 (Mauro Scrobogna/LaPresse)

Il testo del decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri mercoledì non è ancora noto nella sua interezza. Lo si conosce, oltre che dalle bozze non ufficiali che sono circolate, attraverso la sintesi che ne ha fatto il governo in un suo comunicato e attraverso la spiegazione che ne ha dato Nordio in conferenza stampa. Al di là dell’assunzione di mille nuovi agenti di polizia penitenziaria, che è prevista dal decreto ma non avverrà nel breve periodo, il decreto interviene sul problema del sovraffollamento carcerario con due misure.

La prima consiste in una semplificazione delle procedure necessarie a concedere alla persona detenuta degli sconti di pena e la liberazione anticipata. Le persone che sono in carcere ma che hanno una cosiddetta buona condotta, cioè mostrano un atteggiamento rispettoso delle regole e una effettiva volontà di riscattarsi, hanno diritto a una riduzione di pena di 45 giorni ogni sei mesi. Nordio ha detto che queste agevolazioni saranno ancora decise dal giudice di sorveglianza, ma verrà anche introdotto un procedimento per cui al detenuto verrà spiegato subito, in maniera più chiara di quanto non avvenga oggi, quali sono gli sconti che potrà avere nel corso della sua permanenza in carcere. Nelle intenzioni del governo, in questo modo si farebbe da incentivo per la buona condotta, e aumenterebbero così il numero di persone rilasciate prima della scadenza originariamente stabilita.

Un altro articolo del decreto introduce maggiori possibilità di accedere alle misure penali di comunità: sarà dunque agevolato il percorso che consente alle persone detenute con tossicodipendenze o con disagi psichici di scontare una parte significativa della loro pena in strutture residenziali che offrono percorsi di riabilitazione e riqualificazione professionale. Infine, per introdurre quello che Nordio ha definito un «piccolo aiuto psicologico», verranno aumentate le possibilità di telefonate tra i detenuti (tranne quelli in regimi detentivi speciali) e i loro famigliari: si passerà da quattro a sei telefonate al mese consentite.

Il sottosegretario alla giustizia della Lega Andrea Ostellari (a sinistra) e quello di Fratelli d’Italia Andrea Delmastro Delle Vedove (a destra) alla Camera il 20 aprile 2023 (Roberto Monaldo/LaPresse)

Le norme introdotte sono il frutto di un compromesso complicato tra Nordio e i suoi sottosegretari, come di fatto il ministro stesso ha riconosciuto durante la conferenza stampa. Nordio ci ha tenuto a ribadire più volte che il decreto non è, come era stato definito nei giorni precedenti, uno «svuota carceri», e che non ci sono «sconti lineari e automatici» di pena né «indulgenze gratuite». E del resto in questi giorni sia il sottosegretario leghista Andrea Ostellari, sia quello di Fratelli d’Italia Andrea Delmastro Delle Vedove, hanno più volte rinnovato le loro prese di posizione contro qualsiasi ipotesi che andasse in questa direzione. I parlamentari di Forza Italia hanno invece mostrato una reazione piuttosto tiepida, e alcuni di loro esprimono in maniera anonima una certa insoddisfazione: l’impressione tra loro è che il decreto non sia particolarmente coraggioso, né molto efficace nel risolvere in maniera concreta il problema del sovraffollamento delle carceri.

L’emergenza del sovraffollamento, ormai, non è più un’emergenza ed è diventato un dato strutturale da anni. Secondo le informazioni diffuse dallo stesso ministero della Giustizia, il 31 maggio scorso risultavano presenti 61.547 detenuti nelle 189 carceri italiane, che però hanno una capienza di 51.241 posti: ci sono dunque almeno 10mila posti in meno, il che significa celle con troppi letti, spazi personali ridotti, possibilità di svolgere attività ricreative o formative compromesse, e in definitiva una condizione di vita pessima e degradante. Peraltro i posti effettivi sono meno di quelli formalmente registrati: 4.175 sono infatti inagibili, per via di lavori di ristrutturazione in corso o per la chiusura di alcuni padiglioni negli istituti penitenziari più vecchi. Per cui i posti mancanti, secondo il ministero, sono in effetti 14.471. Per ogni 100 posti disponibili nelle carceri, ci sono 131 detenuti.

Ma se questa è la media, la situazione è particolarmente grave negli istituti più affollati: in 96 carceri sulle 189 totali, infatti, le presenze sono superiori al 130 per cento dei posti, e in alcuni casi si arriva al 229 per cento. Solo in 44 istituti ci sono tassi di occupazione non superiori al 100 per cento.

– Leggi anche: Un suicidio in carcere ogni due giorni

I suicidi in carcere sono stati 61 nel 2020, 58 nel 2021, 84 nel 2022, 71 nel 2023. E sono 47 nella prima metà del 2024, con un dato aggiornato alla fine di giugno, cioè prima dell’inizio dei mesi estivi che sono tradizionalmente quelli più pesanti per le condizioni di vita in carcere, a causa del caldo.

Il deputato di Italia Viva Roberto Giachetti e l’attivista radicale Rita Bernardini, in sciopero della fame, presentano alla stampa la proposta di legge contro il sovraffollamento carcerario, il 25 giugno 2024 (Mauro Scrobogna/LaPresse)

A fronte di questi numeri, Roberto Giachetti ha fatto in modo che la commissione Giustizia della Camera avviasse la discussione di una sua proposta di legge presentata nel novembre del 2022. Dopo quattro settimane di sciopero della fame, fatto insieme all’attivista radicale Rita Bernardini insieme alla quale aveva elaborato la proposta, Giachetti ha infine ottenuto che la proposta venisse inserita nel calendario dell’aula nella quota di iniziative riservate all’opposizione. Il 24 giugno scorso la Camera ha iniziato l’esame del provvedimento, su cui il voto finale è previsto per il 17 luglio.

A differenza del decreto-legge di Nordio, la proposta di Giachetti introduce norme che avrebbero effetti immediati nel ridurre il numero dei detenuti. Il testo infatti prevede tra l’altro di aumentare da 45 a 60 giorni la riduzione di pena per ogni sei mesi, e con effetto retroattivo (l’ipotesi avanzata da Giachetti, e su cui sta trovando una convergenza in parlamento abbastanza trasversale, è di far iniziare l’effetto retroattivo dal 2020, a partire cioè dalla diffusione della pandemia da coronavirus). Verrebbe dunque ricalcolata, al ribasso, la durata della pena di migliaia di detenuti che potrebbero così ottenere una scarcerazione anticipata, e sgravare il sistema carcerario.

Il vicepresidente della commissione Giustizia Pietro Pittalis, di Forza Italia, ha annunciato negli scorsi giorni la disponibilità del suo partito a sostenere questa proposta, che ha il favore anche di Partito Democratico e di Alleanza Verdi e Sinistra. Si sono dichiarati ostili invece i deputati del Movimento 5 Stelle, da sempre su posizioni più dure in materia di giustizia, più in linea per certi aspetti con quelle di Lega e Fratelli d’Italia. La proposta di Giachetti avrebbe dunque scarse possibilità di successo in un’eventuale votazione alla Camera, proprio per questa convergenza tra grillini e destra, ma l’esito potrebbe comunque essere incerto e soprattutto la maggioranza si dividerebbe al suo interno, generando qualche imbarazzo al governo. Anche per questo i deputati di Lega e Fratelli d’Italia stanno valutando di chiedere un rinvio della discussione e della votazione della proposta di legge di Giachetti, facendo leva sul fatto che il governo è appena intervenuto sulla materia con un provvedimento d’urgenza, il decreto-legge di Nordio appunto, che dovrà ora essere approvato da entrambe le camere entro sessanta giorni.