Online c’è sempre qualcuno pronto a risolvere un mistero

Per la recente scomparsa di un ragazzo a Tenerife si sono mobilitati molti detective dilettanti: succede sempre più spesso, con effetti negativi su indagini e persone coinvolte

Una scena della serie tv Veronica Mars, in cui la protagonista è una giovane detective (Warner Bros. Television)
Una scena della serie tv Veronica Mars, in cui la protagonista è una giovane detective (Warner Bros. Television)
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A metà giugno un diciannovenne inglese di nome Jay Slater è scomparso mentre si trovava in vacanza a Tenerife. Slater era sull’isola spagnola insieme a un’amica per partecipare a un festival musicale, e l’ultima sera si era allontanato con due persone conosciute all’evento, accettando un invito nel loro appartamento. Qualche ora dopo, la mattina del 17 giugno, aveva chiamato l’amica per dirle che il suo cellulare stava esaurendo la batteria, che lui si era perso tra le montagne e che aveva sete. Da quel momento in poi nessuno l’ha più visto o sentito: la polizia l’ha cercato intensamente per due settimane, poi ha dichiarato concluse le ricerche, ma non l’inchiesta sulla sua scomparsa.

Nel frattempo, però, il caso di Slater aveva attirato moltissima attenzione in un angolo relativamente piccolo ma molto attivo di piattaforme online come Reddit, Facebook e TikTok: quello degli “internet sleuths”, i “detective di internet” che condividono storie di cronaca nera nuove o mai risolte, invitando i propri follower ad aiutarli a mettere insieme indizi, trovare persone scomparse o individuare assassini. È una sottocultura del web che esiste da decenni ma che negli ultimi anni è diventata molto più rumorosa, attirando sia le critiche delle forze dell’ordine – che si sono più volte dette distratte da interferenze e teorie degli utenti – sia delle famiglie delle vittime, nei cui confronti possono essere molto intrusivi.

Nel caso di Slater, alcuni internet sleuths sono addirittura andati di persona a Tenerife per offrirsi di dare una mano con la ricerca. La maggior parte, però, ha condiviso le proprie teorie online, basandosi sulle scarse informazioni fornite dalla polizia spagnola e dalle interviste rilasciate alla stampa dalla famiglia e dagli amici del ragazzo. Alcuni sono arrivati a contattare persone vicine a Slater per carpire ulteriori informazioni: il datore di lavoro del ragazzo, per esempio, ha detto di aver ricevuto moltissime email e di aver loro chiesto di smettere. Sua madre, Debbie Duncan, ha detto che i cari di Slater «sono consapevoli delle teorie del complotto e delle speculazioni in corso sui social network, e ne sono disgustati».

Nel 2023 nel Regno Unito era già successa una cosa simile in seguito alla sparizione della quarantacinquenne Nicola Bulley nella regione del Lancashire. Bulley era uscita a fare una passeggiata con il suo cane e non era più tornata a casa: durante l’inchiesta, gli agenti di polizia hanno raccontato di essere stati «inondati di false informazioni, accuse e voci» che li hanno «distratti» dalle ricerche. Dopo qualche giorno la polizia ha emesso un ordine di dispersione per allontanare i detective dilettanti che avevano raggiunto il paesino della donna per condurre ricerche indipendenti, e uno youtuber è stato arrestato dopo aver raccontato sul proprio canale di essere stato a curiosare nei giardini del retro dei vicini di casa di Bulley mentre dormivano. Quando il corpo della donna era stato ritrovato in un fiume vicino, un tiktoker aveva subito pubblicato online un video dell’operazione di recupero del cadavere.

Un medico legale ha determinato che Bulley è morta di freddo dopo essere caduta accidentalmente nel fiume. La famiglia ha pubblicato una dichiarazione in cui incoraggia le persone «a guardare i fatti, le prove che sono state trovate durante l’inchiesta e la conclusione raggiunta dal medico legale» e invece a «ignorare le voci e le opinioni di detective amatoriali» e «riflettere sull’impatto che le proprie parole possono avere» su persone che hanno perso improvvisamente una persona cara. A distanza di mesi, online ci sono ancora persone che parlano del caso, convinte che sia stato in realtà un omicidio.

L’ex ispettore capo della Metropolitan Police di Londra Simon Harding ha criticato la gestione del caso da parte della polizia del Lancashire, dicendo che è importante limitare l’accesso del pubblico soprattutto in casi con una tale risonanza mediatica. «Succederà di nuovo, perché le storie true crime sono estremamente popolari», ha detto Harding a Sky News UK. «La polizia deve stare attenta ai messaggi che manda e tenere sotto controllo le scene del crimine per fermare questo nuovo fenomeno dei detective da salotto che pensano di poter risolvere omicidi quando una trentina di investigatori professionisti non ci sono riusciti».

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Quello delle comunità online che pensano di poter risolvere casi particolarmente complessi mettendo insieme gli strumenti e le qualità di centinaia, se non migliaia, di utenti non è in realtà un fenomeno tanto nuovo. Uno dei primi forum dedicati agli appassionati di casi irrisolti è stato aperto nel 1999: si chiama Websleuths e nel tempo è anche stato citato in serie tv famose come Law and order, oltre ad aver effettivamente aiutato a risolvere qualche caso di omicidio. Su Reddit dal 2012 esiste invece la comunità RBI, che sta per Reddit Bureau of Investigation: oggi conta più di 745mila membri e si prefissa l’obiettivo di «usare il potere di Reddit per risolvere crimini e misteri e catturare criminali». E nei primi anni Duemila una “detective di internet” di nome Ellen Leach ha effettivamente contribuito a risolvere otto omicidi.

L’interesse verso questo genere di contenuti è però senza dubbio cresciuto moltissimo, come mostra anche il grande successo di podcast, documentari e serie tv true crime usciti negli ultimi anni. Una delle ragioni è che sono aumentati gli strumenti a disposizione di chiunque voglia verificare una notizia o cercare dettagli su qualcuno o qualcosa online, e quindi le persone che pensano di poter scoprire nuovi indizi anche a una grande distanza. C’è poi il fatto che vari creatori di contenuti su piattaforme come YouTube e TikTok si sono resi conto di quanto sia facile guadagnare soldi parlando di cronaca nera in modo più o meno morboso su internet.

Moltissimi video si limitano a raccontare con toni allarmistici o misteriosi storie di casi irrisolti trovati online, ma ogni tanto un caso di cronaca reale in corso attira la loro attenzione, quasi sempre per la giovane età o la bellezza della vittima, oppure per le circostanze particolarmente sospette di ciò che le è successo. Tra i casi più discussi su queste piattaforme negli ultimi anni c’è stato senza dubbio quello della blogger americana Gabby Petito, scomparsa durante un viaggio “on the road” con il fidanzato Brian Laundrie nel 2021. Il caso di Petito era «diventato un’ossessione» per tantissimi utenti anche perché entrambi avevano lasciato numerose tracce sui loro profili social, interpretate poi dai “detective di internet” per elaborare teorie più o meno credibili sul caso. Un altro caso che ebbe un effetto simile fu, sempre negli Stati Uniti, quello di quattro studenti dell’Idaho uccisi a coltellate in casa loro a novembre del 2022.

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Secondo l’esperto di social network Matt Navarra parte del motivo è che «le persone preferiscono sentirsi parte attiva di una storia», e quindi proporre le proprie teorie e condurre ricerche indipendenti, senza pensare necessariamente al disturbo e al dolore che potrebbero provocare, piuttosto che «essere consumatori passivi delle notizie». «Le teorie complottiste, le storie di persone scomparse e la cronaca nera attirano tutta questa attenzione perché soddisfano varie esigenze: c’è un elemento di mistero, una trama, un legame con la vita reale. Cosa sta succedendo? Che cospirazione c’è dietro? È come una fiction, ma nella vita reale, e quindi loro possono farne parte», dice Navarra.

È un fenomeno che si inserisce nella più ampia tendenza a cercare indizi e sviluppare teorie complesse (e a volte strampalate se non pericolose) che accomuna molte altre comunità online, dai complottisti di estrema destra agli appassionati di gossip che a inizio anno si sono preoccupati per settimane del fatto che la principessa Kate d’Inghilterra non si facesse vedere in pubblico. «Non importa di cosa tu stia parlando: internet troverà il modo di inventarsi una teoria folle su ciò che sta invece realmente accadendo», ha scritto la giornalista Emily St. James parlando delle tante teorie sulla serie televisiva Succession. «Ma è probabilmente meglio che i commentatori cerchino di smascherare complotti all’interno [di una serie tv] che nella vita reale».

Nella vita reale è già capitato che le famiglie di persone uccise o scomparse abbiano chiesto di essere lasciate in pace e si siano lamentate della grande attenzione dimostrata dal pubblico a quelli che, per loro, non sono misteri da risolvere ma drammi privati con cui fare i conti. Molti “detective di internet” dicono però di agire in buona fede e di essere interessati soprattutto a fare del bene, cercando di mettere il proprio acume al servizio della comunità.

@dhbreincarnated, uno dei tiktoker che più si sono interessati al caso Bulley – pubblicando cinquanta video al riguardo nell’arco di poche settimane – ha detto per esempio che pensa che le sue teorie possano essere utili alla polizia: «possono decidere di prenderle con le pinze oppure sedersi a guardare video e magari giungere alla conclusione che in realtà non avevano capito davvero bene quel che è successo». «La gente mi dice “hai guardato troppe puntate di CSI e troppe soap opera e ora pensi di essere un detective”. Ma guardare tutte quelle serie tv aiuta davvero le persone a riconoscere gli errori [che un investigatore potrebbe commettere]», ha aggiunto. «Penso che questi video siano utili. Sono diventato parte di una comunità davvero straordinaria, fatta di alcune delle persone più generose e altruiste che conosco. È tutta una questione di intenzioni, e la maggior parte dei video true crime è realizzata con buone intenzioni».

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