Nel Regno Unito si vota per le elezioni generali
Manca poco alla chiusura dei seggi: come funziona la legge elettorale, cosa dicono i sondaggi e cosa potrebbe succedere dopo
Nel Regno Unito il primo ministro può convocare le elezioni praticamente quando vuole, purché lo faccia almeno una volta ogni 5 anni. A fine maggio il primo ministro Rishi Sunak le aveva fissate per giovedì 4 luglio. Sunak è l’ultimo di cinque primi ministri espressi dal Partito Conservatore in 14 anni consecutivi al potere. Quella di Sunak è stata un po’ una scommessa: il suo partito era – ed è ancora – in forte svantaggio nei sondaggi rispetto ai Laburisti, che potrebbero superare il numero di seggi vinti nel 1997, quando ne ottennero 418 sui 650 della Camera dei Comuni, la camera bassa del parlamento britannico.
Il risultato del 1997 è, finora, il migliore mai raggiunto da un singolo partito nella storia britannica: ripeterlo, andarci vicini o addirittura superarlo avrebbe un forte valore simbolico.
Orari e sistema di voto
Si vota per rinnovare i 650 seggi della Camera dei Comuni. Le sezioni elettorali restano aperte un solo giorno, giovedì 4 luglio, dalle 7 di mattina alle 22 di sera, ora locale, che sono le 8 e le 23 italiane. Si può anche votare via posta: le autorità si aspettano che votino così più di 10 milioni di persone, il 20 per cento in più che nel 2019, ma ci sono state polemiche per via dei ritardi sulla spedizione di migliaia di schede elettorali. Più di 90 collegi elettorali hanno segnalato problemi nella ricezione delle schede: per essere contati e considerati validi, infatti, i voti postali devono raggiungere il seggio entro la chiusura delle urne.
Nel Regno Unito si vota con un sistema elettorale uninominale secco, definito del first-past-the-post, che si può tradurre come “passa-solo-il-primo”. Il territorio del paese è diviso in 650 collegi elettorali sulla base della popolazione: ciascuno include un numero di elettori tra i 69.724 e i 77.062. In ogni collegio viene eletto soltanto il candidato o la candidata che ha ottenuto anche un solo voto in più degli altri. Questo sistema avvantaggia i grandi partiti, gli unici che possono permettersi di spendere energie e soldi per essere competitivi in tutto il paese, e ha un effetto distorsivo rispetto ai voti espressi: un partito può prendere milioni di voti ma non ottenere una rappresentanza parlamentare se non arriva primo in nessun collegio. È accaduto in passato ai Verdi o allo UKIP (Partito per l’indipendenza del Regno Unito), il precedente partito populista di Nigel Farage (ora ne ha un altro, ci torniamo).
I partiti e i sondaggi
Proprio per via di questo sistema elettorale, che rende le cose più difficili ai partiti piccoli, la politica britannica ha un assetto sostanzialmente bipolare. I partiti principali sono due: i Laburisti di centrosinistra, attualmente all’opposizione, e i Conservatori, che governano da 14 anni, durante i quali si sono spostati progressivamente a destra. In questo schema, il terzo partito è storicamente quello Liberal-democratico (Libdem), che ha un’impostazione centrista e nel tempo ha assunto posizioni più di destra o più di sinistra a seconda di quale dei due partiti maggiori era al potere in quel momento.
Una delle novità di queste elezioni è stato il ritorno di Nigel Farage, che ha ripreso la guida di Reform UK, un partito populista di estrema destra di cui era presidente onorario. I Verdi hanno tradizionalmente intercettato il voto di protesta a sinistra, soprattutto nelle città medio-grandi del sud benestante del paese, ma non sono ancora riusciti a consolidarsi come partito nazionale.
Ci sono poi alcuni partiti radicati in aree specifiche del paese, di cui rappresentano le istanze autonomiste: il più famoso è il Partito Nazionalista Scozzese (SNP), che governa in Scozia dal 2007. In Irlanda del Nord il principale partito protestante è il Partito Unionista Democratico (DUP) e il principale partito cattolico è Sinn Féin. In Galles c’è Plaid Cymru, che significa “Il Partito del Galles” in gallese. Questi partiti ottengono dei seggi solo nelle rispettive nazioni, e non sono attivi al di fuori di esse.
Gli ultimi sondaggi dell’istituto Survation assegnano ai Laburisti tra i 447 e i 517 seggi, ai Conservatori tra i 34 e i 99 e ai Libdem tra i 49 e i 73. Reform UK è dato tra 1 e 17 seggi, i Verdi tra 1 e 6. Gli altri sono divisi tra i partiti nazionalisti di Scozia, Galles e Irlanda del Nord.
Quando sapremo i risultati
La notte delle elezioni, subito dopo la chiusura dei seggi, i principali network televisivi del paese BBC, ITV e Sky News diffondono gli exit poll realizzati dall’istituto Ipsos. Vengono fatti sulla base di circa 17mila sondaggi condotti in 133 sezioni elettorali del paese, in cui si chiede agli elettori di ripetere il loro voto in un finto seggio elettorale. L’attuale modello statistico, sviluppato nel 2005 da John Curtice e David Firth, ha sempre azzeccato le previsioni tranne che nel 2015, quando pronosticò che nessun partito avesse la maggioranza e invece i Conservatori di David Cameron ne ottennero una, risicata. Nel 2010 gli exit poll riuscirono a calcolare il numero esatto di seggi poi effettivamente vinti dai Conservatori.
Per l’efficacia dimostrata in passato, gli exit poll nel Regno Unito sono considerati un’indicazione molto affidabile. Nel frattempo vengono scrutinati i voti: fa parte della tradizione della notte delle elezioni una specie di gara tra le sezioni elettorali per chi li conta più velocemente. Il primato è al momento conteso da Newcastle e Sunderland.
BBC News stima che i primi risultati ufficiali arriveranno a un’ora dalla chiusura dei seggi, anche se lo scrutinio si concluderà quasi ovunque entro le 9 di mattina di venerdì (le 10 italiane). Circa metà dei seggi di solito comunica il risultato tra le 2 e le 4 del mattino (le 3 e le 5 italiane), altri 275 seggi nelle due ore successive e quindi, secondo BBC News, è probabile che il partito vincitore delle elezioni si sappia attorno alle 3 del mattino (le 4 italiane).
Cosa potrebbe succedere dopo le elezioni?
A ogni elezione britannica solitamente le possibilità sono due: o un partito ottiene la maggioranza dei seggi in parlamento, oppure c’è uno hung parliament, cioè un “parlamento sospeso”, in cui nessun partito ha la maggioranza da solo. Questo secondo scenario in queste elezioni è ritenuto meno probabile per via dei sondaggi. Quasi tutti danno invece per scontato che i Laburisti otterranno una netta maggioranza, con più di 150 seggi di scarto sugli altri partiti. A quel punto potrebbero governare da soli e il loro leader Keir Starmer diventerebbe primo ministro.
Nell’eventualità in cui i Laburisti non arrivassero alla maggioranza, che i sondaggi ritengono però poco probabile, si avrebbe uno hung parliament e il partito di Starmer dovrebbe cercare alleati, come fecero i Conservatori nel 2015 (coalizzandosi con i Libdem) e nel 2017 (quando dipesero dai voti del DUP). I loro interlocutori più naturali sarebbero i Libdem di Ed Davey. In caso di hung parliament resta in carica il primo ministro uscente finché non si insedia un nuovo governo. È il primo ministro uscente, in questo caso Sunak, a decidere se provare a fare un governo di minoranza oppure dimettersi affinché il leader dell’opposizione possa cercare di formare un governo.
Altre cose da tenere d’occhio
Chi guiderà l’opposizione. I Libdem sono molto vicini ai Conservatori e potrebbero addirittura superarli per numero di seggi. Diventare la seconda forza del parlamento li renderebbe ufficialmente i capi dell’opposizione, un ruolo che nel Regno Unito garantisce accesso a maggiori fondi pubblici e a una visibilità che il partito aveva perso ormai da anni.
Il collegio elettorale di Sunak. Il leader dei Conservatori rischia seriamente di essere il primo primo ministro in carica della storia britannica a perdere il seggio in parlamento. Dal 2015 Sunak rappresenta il collegio di Richmond and Northallerton, nel nord dell’Inghilterra (cioè si candida in questo seggio). Diversi ministri uscenti del suo governo rischiano, come lui, di non essere rieletti alla Camera dei Comuni.
Farage ce la farà? Nigel Farage si è candidato sette volte senza mai venire eletto deputato: questa è l’ottava, ed è quella in cui ha maggiori possibilità di farcela. Il collegio in cui si è presentato, Clacton, è considerato “sicuro”: è l’unico seggio in cui lo UKIP abbia mai vinto alle elezioni generali (nel 2015) e secondo i sondaggi Reform UK qui è stabilmente primo. Se il partito di Farage ottenesse almeno un deputato, potrebbe accedere ai contributi pubblici per i partiti e dotarsi di una struttura più organizzata.