La Commissione Europea introdurrà infine i dazi sulle auto elettriche cinesi

Dopo aver tentato di negoziare con il governo cinese per trovare un compromesso, ha comunque deciso di applicarli per limitare la concorrenza sleale dei produttori di auto cinesi

Un'auto del marchio cinese BYD, tra i più importanti al mondo per la produzione di auto elettriche (AP Photo/Achmad Ibrahim)
Un'auto del marchio cinese BYD, tra i più importanti al mondo per la produzione di auto elettriche (AP Photo/Achmad Ibrahim)
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La Commissione Europea ha annunciato la decisione di introdurre dazi sulle auto elettriche cinesi, i cui produttori beneficiano di enormi sussidi dal governo per riuscire a vendere a prezzi molto bassi e sotto al costo di produzione, mettendo di fatto fuori mercato i produttori occidentali. I nuovi dazi saranno in vigore da venerdì e avranno un importo compreso tra il 17,4 e il 37,6 per cento, che varierà a seconda dell’azienda a cui dovrà essere applicato e che si aggiungerà ai dazi già esistenti del 10 per cento: potranno quindi arrivare complessivamente al 47,6 per cento sul valore dell’auto.

È una decisione storica, che segue quella degli Stati Uniti di introdurli al 100 per cento e che segna una svolta nei rapporti commerciali con la Cina, verso cui l’Unione Europea aveva tentato di mantenere il suo approccio di incondizionata apertura alle importazioni: il suo atteggiamento è quindi passato dalla promozione del libero mercato alla protezione delle aziende europee dall’aggressiva politica industriale cinese.

A metà giugno la Commissione Europea aveva solo dichiarato l’intenzione di introdurli e la Cina aveva risposto con un’indagine su presunte pratiche commerciali scorrette nelle importazioni di carne di maiale dall’Unione Europea. Da allora sono state avviate delle negoziazioni con i funzionari cinesi per tentare un compromesso, che non è stato trovato. La Commissione ha quindi deciso di rendere effettivi i dazi a partire da venerdì per disincentivare così le importazioni di auto cinesi: nel 2023 le imprese cinesi hanno esportato auto elettriche in Unione Europea per un valore di circa 10 miliardi di euro, raggiungendo una quota di mercato dell’8 per cento, il doppio rispetto all’anno precedente.

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen aveva annunciato già in occasione del suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione l’inizio di un’inchiesta per verificare l’esistenza di un sistema di sussidi del governo cinese ai produttori: l’inchiesta si è conclusa e ha dimostrato l’effettiva esistenza di un grosso danno per le imprese europee a causa della concorrenza sleale, che pone seri rischi per tutto il settore e i suoi lavoratori.

L’obiettivo dei dazi è di correggere lo squilibrio esistente tra i prezzi delle auto cinesi e quelli dei veicoli europei: costrette a pagare il dazio per poter esportare i loro prodotti in Unione Europea le aziende cinesi dovranno infine aumentare i prezzi a cui li vendono, riducendo quindi il divario con i prezzi richiesti per le auto prodotte nei paesi occidentali.

Come detto i nuovi dazi varieranno a seconda dei produttori, e saranno del 17,4 per cento per la società BYD, che è ormai la più grande produttrice di auto elettriche al mondo, del 19,9 per Geely, e del 37,6 per SAIC. Saranno poi del 20,8 per cento per tutte le altre società che hanno collaborato all’indagine della Commissione, e del 37,6 per quelle che non lo hanno fatto. Saranno in vigore per 4 mesi, e nel frattempo dovranno essere confermati dal Consiglio dell’Unione Europea: dopo il voto formale, che richiede la maggioranza semplice per l’approvazione, i dazi resteranno in vigore per 5 anni.

Secondo buona parte degli analisti questi dazi rischiano comunque di non essere sufficienti a correggere la distorsione nel mercato europeo: e questo perché sarebbero troppo bassi per compensare l’enorme quantità di sussidi di cui beneficiano le imprese cinesi, che riuscirebbero dunque a mantenere cospicui margini di guadagno anche con i dazi. La decisione della Commissione è stata effettivamente più cauta rispetto alla scelta del presidente statunitense Joe Biden di portarli al 100 per cento del valore del prodotto, un livello che invece potrebbe davvero avere l’effetto di escludere le auto elettriche dal mercato statunitense.

La Commissione ha dovuto raggiungere una sintesi tra le posizioni dei diversi stati nei confronti dell’industria automobilistica cinese: paesi come Spagna e Francia hanno aziende molto esposte alla concorrenza, e quindi avrebbero preferito misure ancora più dure per ostacolare le aziende cinesi nel mercato europeo. Al contrario la Germania, la cui industria automobilistica ha profonde connessioni con quella cinese, avrebbe molto da perdere da un’eventuale ritorsione del governo della Cina, che potrebbe decidere di rispondere ai dazi con altre misure. Nelle scorse settimane il ministro tedesco dell’Economia, Robert Habeck, aveva incontrato il ministro del Commercio cinese, Wang Wentao, durante una visita in Cina.

La Cina è il paese più coinvolto nello sviluppo dei veicoli elettrici: è al centro della crescita e dell’innovazione del settore e risulta in netto vantaggio nella produzione di massa di questo tipo di veicoli. Questa posizione dominante si registra sia nell’alto numero di stabilimenti, aziende e startup presenti sul suo territorio, sia nell’ampia attività di formazione di ingegneri e tecnici per il settore, sia nell’estrazione delle cosiddette terre rare, cioè i metalli necessari alla produzione dei motori elettrici, e sia nella produzione delle batterie, da cui dipende praticamente tutto il settore a livello globale.

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