In Sardegna le commissioni che certificano le disabilità sono bloccate da mesi
Migliaia di persone attendono di essere chiamate e nel frattempo non possono ricevere indennità, non hanno permessi di lavoro e devono pagarsi le spese sanitarie
Da mesi in Sardegna le commissioni mediche per la certificazione di vari tipi di disabilità sono bloccate: decine di migliaia di persone non possono usufruire delle agevolazioni a cui hanno diritto, con liste d’attesa lunghissime e in costante espansione da mesi.
La «paralisi delle commissioni per l’invalidità», come l’ha definita in varie occasioni la stampa locale, si è aggiunta a una situazione già molto precaria delle liste d’attesa, ed è dovuta a una decisione della precedente amministrazione regionale, guidata da Christian Solinas: l’estate scorsa la Regione aveva stabilito che i medici delle aziende sanitarie locali avrebbero dovuto certificare le disabilità esclusivamente durante l’orario di servizio, anziché con straordinari pagati, come era stato fino ad allora. Ma i medici sono troppo pochi, e a queste condizioni dicono di non riuscire a svolgere tutto il lavoro necessario.
Le liste d’attesa, in alcuni casi già lunghe, si sono quindi rapidamente dilatate: «Ci sono ASL che stanno esaminando ora domande per l’invalidità presentate due anni fa: e nel frattempo, senza certificazione, decine di migliaia di persone che avrebbero diritto alle agevolazioni sono costrette a rinunciarvi», dice Fabrizio Rodin, presidente regionale dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili (ANMIC).
Secondo la legge le condizioni di invalidità civile, disabilità, sordità o cecità devono essere accertate da commissioni mediche della sanità locale. Nel linguaggio comune “invalidità” o “disabilità” possono sembrare sovrapponibili, ma sul piano legale sono due categorie diverse: “invalidità” indica una menomazione fisica o mentale che compromette la capacità di una persona di lavorare; “disabilità” può indicare sia questo che, in modo più generico nella legge 104/92, dove si utilizza ancora il termine “handicap”, una compromissione fisica o mentale che, in presenza di barriere, ostacola non solo il lavoro, ma l’intera vita sociale della persona. Le due condizioni sono regolamentate da leggi diverse, e ad ognuna corrispondono specifiche commissioni mediche.
Una volta ottenuta la certificazione, chi ha una di queste condizioni può accedere ai benefici e alle agevolazioni previste dalla legge: la copertura economica di una serie di prestazioni mediche, permessi dal lavoro per sé e per gli eventuali caregiver (chi si prende cura della persona con disabilità), il diritto all’insegnante di sostegno, ma anche agevolazioni fiscali o l’esenzione sul bollo auto, ad esempio. Ci sono invalidità o disabilità che vengono certificate una volta sola, altre che richiedono revisioni regolari (ad esempio per chi ha patologie oncologiche). Senza la certificazione, chi ha una di queste condizioni non può richiedere nessuna agevolazione: significa che tutte le spese sanitarie necessarie ricadono sui pazienti, che le famiglie non ricevono nessun tipo di indennità, che non si possono ottenere i permessi dal lavoro a cui si ha diritto, eccetera.
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In Sardegna si discute del blocco delle commissioni per l’invalidità e la disabilità da mesi. Le prestazioni che offrono rientrano nei Livelli essenziali di assistenza (LEA), cioè le prestazioni e i servizi che il sistema sanitario nazionale deve fornire su tutto il territorio nazionale. Il risultato del blocco ha favorito anche clientelismi: «Per chi poteva, l’unico canale per poter accedere in tempi ragionevoli alle visite e quindi alle agevolazioni previste è stato ricorrere a conoscenze personali», dice Michele Tatti, presidente provinciale dell’Associazione nazionale lavoratori mutilati e invalidi del lavoro.
Come in altre regioni la situazione della sanità locale è molto precaria, e già prima della delibera della giunta Solinas le liste d’attesa per l’accertamento dell’invalidità erano molto lunghe. Anche per questo, una legge regionale aveva previsto il pagamento di un gettone di presenza da 120 euro al giorno, oltre al normale stipendio, per i medici delle commissioni: la misura aveva l’obiettivo di coprire gli straordinari necessari a fare tutte le visite in tempi ragionevoli, provando così ad abbattere le liste d’attesa.
La giunta Solinas ha di fatto abolito quel gettone di presenza, ordinando di convocare le commissioni durante l’orario di lavoro e di dare un gettone solo in casi straordinari. La delibera riconosceva comunque che in Sardegna la carenza di personale rende impossibile smaltire le lunghe liste di attesa, ma sosteneva anche che il gettone di presenza non fosse applicabile ai medici delle commissioni in base ad alcune interpretazioni della normativa.
Il risultato è stato che le liste d’attesa per le commissioni di invalidità e disabilità si sono velocemente allungate. I dati disponibili sono frammentati e non sempre aggiornati, ma sono stati raccolti in questi mesi da sindacati, associazioni e dalla stampa locale. Rodin, presidente regionale di ANMIC, dice che in Sardegna ogni mese vengono presentate circa 2mila richieste per la certificazione dell’invalidità: secondo questa stima, dallo scorso agosto (data della delibera regionale) a oggi sarebbero state presentate oltre 20mila domande.
Lo scorso aprile la CISL parlava di oltre 14mila pratiche bloccate, presentate da persone avevano fatto richiesta da gennaio del 2022 e che non erano state ancora chiamate. Lo scorso marzo L’Unione Sarda, contattata da alcuni residenti locali che protestavano per il blocco delle commissioni, ha fatto una stima dei tempi di attesa per le visite dei pazienti oncologici: fino a 130 giorni, contro i massimo 15 previsti dalla legge.
Nelle ultime settimane alcune aziende sanitarie locali, come quella di Nuoro e di Cagliari, si sono mosse per cercare di risolvere il problema, per esempio reintroducendo il gettone di presenza. Hanno potuto farlo data la straordinarietà delle liste d’attesa che si sono formate negli ultimi mesi, come previsto dalla stessa delibera della giunta Solinas: «In pratica non è cambiato nulla: è stato reintrodotto il sistema di prima dopo aver creato un grave danno a decine di migliaia di persone», dice Rodin di ANMIC.
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