Macron e la sinistra radicale non riescono a fare fronte comune
Entrambi dicono di voler fermare l'estrema destra al secondo turno delle elezioni legislative in Francia, ma una vera alleanza sembra quasi impossibile
Dopo il primo turno delle elezioni parlamentari francesi in cui il partito di estrema destra Rassemblement National (RN) è arrivato primo, sono aumentate le pressioni nei confronti di tutti gli altri partiti per allearsi e impedire una vittoria di RN al secondo turno. La Francia ha infatti una lunga storia di “fronti repubblicani” e “cordoni sanitari”, cioè di coalizioni più o meno unite con cui le forze politiche più istituzionali hanno cercato di collaborare per impedire che l’estrema destra vincesse una elezione.
A questo giro però la situazione sembra più complicata: la coalizione centrista del presidente Emmanuel Macron, Ensemble, continua almeno a parole a escludere ogni collaborazione con La France Insoumise (LFI), il partito di sinistra radicale guidato da Jean-Luc Mélenchon e il più importante all’interno del Nuovo Fronte Popolare (NFP), la coalizione di sinistra nata appena qualche settimana fa.
Le posizioni di La France Insoumise e del suo leader Mélenchon, un politico francese molto noto e alla guida del partito dal 2016, vengono ritenute da Macron tanto inaccettabili quanto quelle del Rassemblement National, anche se per ragioni diverse. Diversi esponenti di Ensemble, fra cui l’attuale ministro Gabriel Attal e l’ex ministro Edouard Philippe, hanno aperto alla possibilità di allearsi con alcuni partiti di NFP dopo le elezioni, escludendo però categoricamente LFI. Anche La France Insoumise ha rifiutato questa possibilità, dicendo che allearsi con Macron sarebbe qualcosa di estremamente contrario ai suoi principi. Nei fatti comunque sta lavorando più di Ensemble per impedire una vittoria del Rassemblement National al secondo turno del 7 luglio. Difficilmente però questa mezza misura sarà efficace per impedire davvero la vittoria del Rassemblement National.
La France Insoumise è un partito di sinistra radicale nato nel 2016 in vista delle elezioni presidenziali e legislative dell’anno successivo in un momento in cui il tradizionale partito di sinistra, il Partito socialista, stava attraversando una profonda crisi. Allora non esisteva di fatto un’altra opzione di sinistra che si opponesse vigorosamente a Emmanuel Macron e Marine Le Pen, candidata presidenziale e al tempo presidente del partito Front National, che ora è diventato Rassemblement National.
A quelle elezioni LFI ottenne un ottimo risultato, pur arrivando quarta, grazie a idee molto di sinistra ed ecologiste. Grazie a quei consensi e alla visibilità ottenuta, alle elezioni legislative del 2022 LFI riuscì a mettersi a capo della coalizione di sinistra NUPES, che raccolse più o meno gli stessi voti di Ensemble diventando la seconda forza politica dell’Assemblea Nazionale, la camera bassa del parlamento francese. Fino a poco tempo fa LFI ha rappresentato una dura e convincente opposizione alle riforme più volute da Macron ma anche più contestate dalla popolazione: la riforma per alzare l’età pensionabile da 62 a 64 anni e quella sull’immigrazione, considerata così di destra da creare polemiche persino all’interno della coalizione di Macron.
Negli ultimi due anni però alcuni scandali interni al partito e una progressiva radicalizzazione di alcune sue posizioni hanno portato a una riduzione dei consensi per LFI. A questo si è aggiunta la decisione di Mélenchon, a cui si sono opposti altri dirigenti del partito, di concentrare la campagna elettorale per le elezioni europee sulla guerra di Israele nella Striscia di Gaza, schierandosi molto nettamente contro Israele.
Questo ha portato inevitabilmente a trascurare in parte alcuni temi di politica interna cari all’elettorato francese. Étienne Ollion, direttore della ricerca sociologica del Centre national de la recherche scientifique, ha detto a Franceinfo che la mancanza di una seria condanna per il violento attacco del 7 ottobre del gruppo radicale palestinese Hamas contro Israele è stato «un punto di svolta» per il partito, che si è attirato molte critiche e accuse di antisemitismo.
Questo scontento nei confronti di LFI è stato raccolto dalla nuova lista di centrosinistra che unisce il partito Place Publique e il Partito socialista, guidata da Raphaël Glucksmann, molto più moderata ed europeista. La France Insoumise è infatti stata superata dalla lista di Glucksmann alle elezioni europee di inizio giugno, arrivando quarta con meno del 10 per cento dei voti.
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Nonostante i risultati delle elezioni europee La France Insoumise è comunque il partito di sinistra più rappresentato nell’Assemblea Nazionale uscente, e questo l’ha resa di nuovo il partito principale della nuova alleanza di sinistra formatasi per queste elezioni legislative, ossia il Nuovo Fronte Popolare. La coalizione include anche la lista di Place Publique e del Partito socialista, di Glucksmann, il Partito comunista, Europe Écologie-Les Verts (partito ecologista). Le Monde la definisce una coalizione «a sinistra di Glucksmann e a destra di LFI», con un programma che include posizioni sulle questioni economiche e sociali molto di sinistra e condivise da tutti i partiti, ma anche proposte di politica estera molto più vicine a quelle dei Socialisti.
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La creazione di questa alleanza ha portato a un ottimo risultato al primo turno delle elezioni legislative, in cui ha raccolto il 28 per cento dei voti. L’alleanza però è stata molto criticata da Macron, che l’ha definita «indecente» per via dell’inclusione della France Insoumise, da lui definita di «estrema sinistra».
È una definizione politica che in realtà non rispecchia quella formulata dal ministero dell’Interno e dal Consiglio di Stato francese, il più importante ente per la giustizia amministrativa francese: entrambi infatti classificano La France Insoumise come un partito di «sinistra» sulla base di un’analisi delle sue posizioni, mentre hanno identificato Rassemblement National come un partito di «estrema destra».
Nonostante questo Macron ha comunque deciso di concentrare la sua campagna elettorale in vista del primo turno contro la coalizione di sinistra, più che contro il Rassemblement National: molti esponenti di Ensemble hanno puntato sullo screditare l’alleanza proprio sulla base della presenza della France Insoumise, sperando di convincere gli elettori di sinistra più moderati a votare per loro invece che per Glucksmann (e Mélenchon). Nonostante questo atteggiamento si sia in parte attenuato in vista del secondo turno, questa netta separazione rimane.
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Un chiaro esempio della mancanza di collaborazione, specialmente da parte di Ensemble, si è visto nell’ambito dei ballottaggi del secondo turno: per evitare di dividere i voti fra le due coalizioni opposte a RN e aumentare le sue possibilità di vittoria, il Nuovo Fronte Popolare ha chiesto a tutti i suoi candidati arrivati terzi nelle circoscrizioni elettorali che avrebbero previsto un ballottaggio a tre o a quattro di ritirarsi, così da favorire il candidato di Ensemble: 131 candidati di NFP si sono ritirati in favore di un candidato di Ensemble, anche se non tutti lo hanno fatto.
Dall’altra parte Macron è stato ancora più ambiguo, specialmente quando si trattava di ritirarsi per favorire un candidato di LFI: aveva detto che come regola generale anche la sua coalizione avrebbe ritirato i propri candidati arrivati terzi, ma nei casi in cui ad arrivare secondi fossero stati candidati di LFI si sarebbe dovuto valutare caso per caso.
Questa decisione ha portato al ritiro di 83 candidati di Ensemble: rimangono comunque 14 candidati di Ensemble nei ballottaggi anche se in terza posizione. Anche NFP ha dei candidati che non si sono ritirati sebbene siano arrivati terzi: sono tre, due dei quali appartengono a LFI.
I ballottaggi cosiddetti “triangolari” e “quadrangolari” sono ancora più di 90, un numero eccezionalmente alto e che renderà l’esito delle elezioni abbastanza imprevedibile.
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