La Corte Suprema giapponese ha stabilito che la legge sulle sterilizzazioni forzate era incostituzionale

Una foto del palazzo della Corte Suprema giapponese, (Taidgh Barron/ZUMA Press Wire via ANSA)
Il palazzo della Corte Suprema giapponese (Taidgh Barron/ZUMA Press Wire via ANSA)

La Corte Suprema giapponese ha stabilito che la legge sulla protezione dell’eugenetica, che permetteva di sterilizzare le persone con disabilità fisiche o mentali per tutelare l’interesse pubblico, era incostituzionale e che le relative cause non possono essere prescritte.

La legge rimase in vigore tra il 1948 e il 1996: normalmente in Giappone non è possibile fare causa per fatti successi più di vent’anni prima, ma la Corte ora ha stabilito che questa limitazione non è valida per i casi relativi alle sterilizzazioni forzate. Di conseguenza, la Corte ha imposto al governo di risarcire 11 querelanti coinvolti in cinque diversi procedimenti giudiziari, arrivati fino alla Corte Suprema dopo vari ricorsi.

Attualmente in Giappone sono in corso molte cause di risarcimento per le sterilizzazioni forzate, ed è probabile che la sentenza della Corte Suprema influisca sul loro esito: «Se la Corte Suprema decide che la prescrizione non si applica, allora tutti quelli che hanno fatto ricorso o che lo faranno, o che non sono ancora nemmeno consapevoli del danno subito, potranno beneficiarne» ha detto all’agenzia di stampa Agence France Presse Naoto Sekiya, l’avvocato di uno dei querelanti.

Secondo un rapporto del governo giapponese sulle conseguenze della legge sulla protezione dell’eugenetica, nel periodo in cui è rimasta in vigore sono state sterilizzate 25mila persone, di cui almeno 16.500 senza il loro consenso. Nel 2019 il governo dell’allora primo ministro Shinzo Abe si scusò ufficialmente con le persone sterilizzate contro il loro consenso, e offrì a ciascuna un risarcimento da 3,2 milioni di yen (circa 26mila euro al cambio del 2019). Alcune persone però hanno fatto comunque causa.

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