In Bielorussia sono stati liberati cinque prigionieri politici grazie a un’amnistia del presidente autoritario Alexander Lukashenko
In Bielorussia sono stati liberati cinque prigionieri politici grazie a un’amnistia concessa dal presidente autoritario Alexander Lukashenko in occasione dell’80esimo anniversario della liberazione del paese dalla Germania nazista. Lukashenko ha detto che l’amnistia si applica alle persone che erano state accusate di aver «messo in pericolo» la Bielorussia nel 2020 e in particolare a quelle che sono «gravemente malate, perlopiù quelle con un cancro».
Tra le persone liberate c’è il 67enne Rygor Kostusev, il leader del partito di opposizione Fronte Popolare Bielorusso, che nel 2022 era stato condannato a dieci anni di carcere dopo essere stato giudicato colpevole di aver complottato per prendere il potere nel paese. A Kostusev, che nel 2010 si era candidato alle elezioni presidenziali, era stato diagnosticato un tumore durante la detenzione. L’organizzazione per i diritti civili Viasna ha detto che oltre a lui sono stati liberati altri quattro prigionieri politici, tra cui due donne, di cui non ha citato il nome per motivi di privacy.
Secondo Viasna a ogni modo i prigionieri politici che restano detenuti nelle carceri bielorusse sono più di 1.400. Lukashenko governa la Bielorussia in maniera autoritaria dal 1994 e dopo le contestatissime elezioni del 2020, che aveva stravinto con il forte sospetto di brogli da parte delle opposizioni, aveva avviato un’imponente campagna di repressione. Nelle grosse proteste seguite alle elezioni vennero arrestate alcune migliaia di persone, tra cui oppositori politici, attivisti antigovernativi, giornalisti e lo stesso fondatore di Viasna, Ales Bialiatski, che nel 2022 fu tra i vincitori del premio Nobel per la Pace. Di alcuni non si hanno notizie.
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