Una canzone di Angelo Badalamenti

Il dàn-dàn più famoso della storia della tv

(Kevin Winter/Getty Images)
(Kevin Winter/Getty Images)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Non saprei da dove cominciare, su quello che si è visto nel weekend al festival di Glastonbury in Inghilterra. Aderisco al commento di Luca De Gennaro e mi limito a indicare, per le sovrapposizioni con quello di cui ha parlato in passato questa newsletter, i James che fanno Sit down, i Dexys che fanno Geno (la vecchia sigla di Condor) e What she’s like, i Coldplay che fanno Fix You con Michael J. Fox, la reunion di due Housemartins, Nitin Sawhney che fa Homelandsi Keane di cui avevamo appena parlato, per come si portano via tutti.
Con chi c’era, alla serata che abbiamo passato a Lucca all’inizio del mese intorno a questa newsletter, avevamo parlato della “fine dei dischi dal vivo” in termini di rilevanza. Poi ne abbiamo parlato in redazione e ne abbiamo scritto sul Post, e giovedì anche Matteo Bordone ci ha fatto una puntata del podcast.
E sempre sul Post abbiamo raccontato la storia di Things can only get better, la seconda delle due.
Vado avanti a vedere la nuova stagione di The Bear (hm…) e le musiche almeno continuano a essere all’altezza: l’intermezzo della Cavalleria Rusticana (tra tanta opera sinfonica) e un gran vecchio pezzo dei Cocteau Twins.
Un tribunale francese ha chiuso una disputa sul Bolero di Ravel.

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