Tim ha infine ceduto una parte della sua rete di infrastrutture al fondo statunitense KKR

(ANSA/Daniel Dal Zennaro)
(ANSA/Daniel Dal Zennaro)

Lunedì il Gruppo Tim – l’azienda di telecomunicazioni italiana nota fino al 2019 come Telecom Italia – ha venduto una parte della propria rete di infrastrutture a un consorzio guidato dal fondo statunitense KKR (Kohlberg Kravis Roberts & Co). Le reti in questione sono quelle che fanno riferimento a NetCo e alla controllata FiberCop, di cui KKR possedeva già il 37,5 per cento delle quote. L’accordo ha un valore di 18,8 miliardi di euro, che possono salire a 22 miliardi ad alcune condizioni. Come conseguenza della cessione, i dipendenti di Tim sono diminuiti da più di 37mila a 17.281.

È da tempo che Tim cerca di vendere la sua rete per ripianare la propria situazione finanziaria, e le trattative con KKR andavano avanti da mesi. La vendita era stata approvata dal consiglio di amministrazione dell’azienda lo scorso novembre, e poi autorizzata dal governo italiano a gennaio (l’autorizzazione era necessaria perché le telecomunicazioni rientrano tra i settori strategici per l’interesse nazionale e sono quindi soggette alla normativa sul golden power, ossia quell’insieme di leggi per limitare l’influenza di investitori stranieri su aziende italiane importanti). A maggio, infine, l’acquisizione era stata approvata anche dalla Commissione Europea, l’organo esecutivo dell’Unione Europea.