Joe Biden ha detto che ora non c’è limite a «ciò che un presidente può fare»
Il presidente statunitense ha commentato la sentenza della Corte Suprema che garantisce un'immunità parziale a Donald Trump, definendola «un pericoloso precedente che mette a rischio lo stato di diritto»
Lunedì il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha commentato la sentenza della Corte Suprema che garantisce a Donald Trump una parziale immunità dai procedimenti giudiziari, definendola un «pericoloso precedente» che mette a rischio lo «stato di diritto» negli Stati Uniti. La sentenza della Corte, annunciata lunedì mattina (pomeriggio in Italia), stabilisce che i presidenti non possano essere processati per i loro atti ufficiali, ma solo per quelli non ufficiali, ossia compiuti al di fuori dei loro incarichi istituzionali. La decisione avrà l’effetto immediato di rinviare almeno uno dei processi penali in cui è coinvolto Trump a dopo le elezioni del prossimo 5 novembre, ma avrà ripercussioni più ampie sull’interpretazione dei poteri di un presidente.
Lunedì pomeriggio, rivolgendosi alla stampa dalla Casa Bianca, Biden ha sottolineato proprio questo aspetto:
Questa nazione è stata fondata sul principio che in America non ci sono re. Ognuno di noi è uguale davanti alla legge. Nessuno, nessuno è al di sopra della legge. Nemmeno il presidente degli Stati Uniti. Quasi certamente la decisione di oggi dice che in pratica non ci sono limiti a ciò che un presidente può fare.
Biden ha poi detto che questo rischio per lo «stato di diritto» è particolarmente grave in riferimento a una possibile rielezione di Donald Trump. Ha sottolineato inoltre che con tutta probabilità la decisione impedirà ai cittadini statunitensi di conoscere l’esito dei processi contro Trump prima delle elezioni di novembre. Secondo Biden, gli elettori dovranno decidere se vogliono «affidare di nuovo la presidenza a Trump, sapendo che sarà più incoraggiato a fare tutto ciò che vuole, quando vuole». Ha chiuso il suo discorso con la frase: «Io dissento», richiamando quanto affermato dalla giudice Sonia Sotomayor, che insieme agli altri due giudici di orientamento progressista si è opposta alla decisione della Corte (i giudici hanno approvato la sentenza con sei voti favorevoli e tre contrari).
La decisione della Corte Suprema riguarda il processo in cui Trump è accusato di aver cospirato per sovvertire il risultato delle elezioni del 2020, vinte da Biden. La questione della possibile “immunità totale” di un presidente degli Stati Uniti per gli atti commessi durante il suo mandato era stata sollevata dagli avvocati di Trump nelle fasi preliminari del processo, ed era poi arrivata fino alla Corte Suprema.
La sentenza della Corte rimanda a tribunali di livello inferiore per definire quali atti siano ufficiali e quali no, allungando inevitabilmente i tempi. La decisione potrebbe avere ripercussioni anche sugli altri due processi penali in cui Trump è imputato, quello per aver sottratto dei documenti riservati conservati nella sua villa in Florida e quello per interferenze nelle elezioni in Georgia.