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  • Martedì 2 luglio 2024

In Svezia i genitori possono trasferire parte del loro congedo parentale a chi vogliono

Una nuova legge permette di cedere fino a 90 giorni di congedo retribuito a persone che si occupino dei figli al posto loro, come i nonni

(Photo by Sean Gallup/Getty Images)
(Photo by Sean Gallup/Getty Images)
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Da lunedì 1° luglio in Svezia è entrata in vigore una legge che permette ai genitori di trasferire alcuni giorni del proprio congedo parentale retribuito ad altre persone durante il primo anno della vita dei loro figli: la legge era stata approvata dal parlamento svedese a dicembre, ed è considerata un ulteriore passo avanti in uno dei paesi con le leggi sul congedo parentale più progredite al mondo. Si ritiene che i maggiori destinatari di questi giorni di congedo retribuito saranno i nonni, anche se la legge non limita il trasferimento ai famigliari stretti.

La legge consente ai genitori di trasferire fino a 45 giorni in due (e fino a 90 giorni nel caso in cui ci sia un genitore solo) a una persona a loro scelta, che si occupi dei loro figli durante il loro primo anno di età. La persona scelta non deve avere per forza un legame di parentela ma deve avere un’assicurazione per ricevere l’assegno del congedo parentale, cosa che però in Svezia è molto comune fare. Per quei giorni potrà non andare a lavorare ed essere comunque pagata, in modo da occuparsi del bambino coinvolto. Possono ricevere questi giorni anche le persone pensionate, ma la legge è stata pensata affinché si possano occupare dei bambini persone in età lavorativa, come altri famigliari o amici dei genitori.

Nel 1974 la Svezia è stato il primo paese al mondo a convertire il congedo di maternità in congedo parentale, permettendo anche ai padri di mettere in pausa il lavoro per prendersi cura dei propri figli dopo la nascita. Oggi il congedo parentale per ogni figlio è di 480 giorni, circa 16 mesi, divisi equamente fra i due genitori: durante i primi 390 giorni, da utilizzare fra i due mesi precedenti al parto ed entro i primi quattro anni di vita del figlio, i genitori ricevono l’80 per cento del loro stipendio. Gli ultimi tre mesi possono essere utilizzati fino al compimento del 12esimo anno di età e sono pagati attraverso un contributo di circa 16 euro al giorno. Il congedo aumenta di 180 giorni nel caso di nascite di gemelli.

Ogni genitore ha diritto a 240 giorni e può trasferirne fino a 150 all’altro: questa possibilità è spesso utilizzata dai padri, da cui però comunque ci si aspetta che sfruttino al massimo il loro congedo parentale. Dal 1995 è obbligatorio per i padri prendere almeno un mese di congedo, anche se negli ultimi anni sempre più uomini decidono di sfruttare molti più giorni a disposizione. La nuova legge aumenta inoltre il limite dei cosiddetti “giorni doppi” disponibili da 30 a 60: sono giorni in cui entrambi i genitori possono chiedere il congedo parentale contemporaneamente.

Molti paesi europei hanno da tempo lunghi periodi di congedo di maternità, ma solo di recente hanno iniziato a preoccuparsi di rendere più inclusivi i congedi parentali inserendo del tempo anche per i padri. Questo cambiamento permette ai padri di essere presenti in un momento delicato come la nascita e i primi mesi di vita di un figlio, ma contribuisce anche alla diminuzione della differenza di retribuzione in base al genere e a possibili episodi di discriminazione nei confronti delle donne al momento di un processo di assunzione.

Uno dei paesi che ha fatto più passi avanti negli ultimi anni è stata la Spagna, dove dal 2021 entrambi i genitori hanno diritto a 16 settimane di congedo (ossia quattro mesi), di cui 6 obbligatorie.

In Italia le madri hanno diritto a un congedo obbligatorio di 5 mesi che possono partire da due mesi prima della nascita del figlio, mentre i padri possono usufruire di un congedo di soli 10 giorni. Entrambe queste forme di congedo sono retribuite con il 100 per cento dello stipendio. È inoltre possibile usufruire di dieci mesi di congedo parentale utilizzabili da entrambi i genitori fino al compimento del 12esimo anno del figlio: per il 2024 i primi due mesi vengono retribuiti con l’80 per cento dello stipendio del genitore che li richiede, posto che siano chiesti nei primi sei anni del figlio, per i successivi sette mesi solo con il 30 per cento, mentre l’ultimo non è retribuito. Dal prossimo anno solo un mese sarà retribuito all’80 per cento e un secondo al 60.