Alle elezioni nel Regno Unito si può votare anche per un uomo con un bidone in testa
O per un pupazzo di “Sesame Street”: i candidati satirici esistono da decenni e il più famoso di loro, Count Binface, alle elezioni del 4 luglio si presenterà nel collegio di Rishi Sunak
Il Regno Unito è un posto dove, la notte delle elezioni, il primo ministro deve condividere il palco del suo collegio elettorale con alcuni personaggi coloriti vestiti in modo eccentrico, in costume rosso da Elmo (il personaggio della serie animata Sesame Street) o con una tuta da guerriero spaziale. I candidati satirici, come vengono chiamati, sono una tradizione della politica britannica: sono persone che si candidano alle elezioni non per vincere, ma per fare satira, ottenere visibilità o dare attenzione a una causa che ritengono importante. Anche alle elezioni del 4 luglio ce ne saranno diversi: il più famoso è Count Binface, cioè Conte Faccia-da-bidone, che appartiene pienamente alla categoria della satira politica ed è impersonato da un comico.
Per ottenere la massima visibilità, di solito i candidati satirici si candidano nello stesso collegio elettorale del primo ministro o della prima ministra in carica. Mentre termina lo scrutinio dei voti i vari candidati per quel seggio della Camera dei Comuni, la camera bassa britannica, attendono l’esito insieme su un palco: è un momento che viene trasmesso in diretta da tutte le tv del paese. Così alle ultime elezioni Boris Johnson era nella stessa inquadratura di Binface ed Elmo, che si agitavano alle sue spalle, e prima di lui nel 2017 era toccato a Theresa May, anche lei all’epoca prima ministra dei Conservatori.
Quest’anno entrambi i personaggi ci riprovano, ma in due collegi diversi. May e Johnson non si sono ricandidati. Binface sfida Rishi Sunak, il quinto e ultimo primo ministro espresso dai Conservatori in 14 anni al governo, per il seggio di Richmond and Northallerton. Elmo è candidato a Holborn and St Pancras, il seggio londinese di Keir Starmer, il leader dei Laburisti che secondo i sondaggi vincerà le elezioni e diventerà il prossimo primo ministro. Ai candidati satirici non interessano i voti, e di solito ottengono risultati trascurabili: a loro interessa tutto ciò che c’è intorno alle elezioni.
Nel Regno Unito è piuttosto facile candidarsi alle elezioni legislative. È sufficiente versare 500 sterline (circa 590 euro) e raccogliere dieci firme tra gli elettori registrati in quel collegio (in Italia ne servono 1.500 per la Camera, ma si può essere eletti solo se si è candidati con partiti che superano la soglia del 3 per cento a livello nazionale). Il pagamento, che peraltro viene restituito se il candidato supera il 5 per cento, è stato istituito nel 1919 come deterrente: all’epoca era di 150 sterline, che oggi corrisponderebbero a 9mila sterline, più di 10mila euro.
Nel 1985 la somma da pagare è stata alzata a 500 sterline, ma da allora non è stata più cambiata, ed è tutto sommato abbordabile anche per i candidati indipendenti o che appartengono a partiti piccoli. Tra l’altro anche i partiti più grandi devono per legge rispettare un tetto alla spesa per la campagna elettorale, che è di 54.010 sterline per collegio elettorale.
Count Binface è ormai un veterano. Oltre ad aver sfidato May e Johnson, si è candidato due volte alle elezioni per il sindaco di Londra, nel 2021 e quest’anno, ottenendo entrambe le volte più di 24mila voti. Fino al 2017 Count Binface, che è interpretato dal comico Jon Harvey, si chiamava Lord Buckethead come un personaggio di Hyperspace, una parodia di Star Wars del 1984. Poi il produttore del film ha minacciato di fargli causa e Harvey ha creato Binface.
Non era però la prima volta che un Lord Buckethead partecipava alle elezioni. Nel 1987 e nel 1992 il titolare dell’azienda che distribuiva Hyperspace nel Regno Unito si era candidato come Lord Buckethead contro Margaret Thatcher e John Major, primi ministri dei Conservatori in quegli anni. Era una trovata pubblicitaria per il film.
Per i candidati satirici, partecipare alle elezioni mascherati o sotto pseudonimo è possibile utilizzando l’escamotage dei “nomi d’uso comune”, che è consentito affiancare al proprio nome di battesimo purché non siano offensivi o svianti. Per fare un esempio familiare, allo stesso modo in cui la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni si è candidata alle elezioni europee come «Giorgia Meloni detta “Giorgia”», il comico che interpreta Count Binface si è candidato a quelle britanniche come «Jon Harvey conosciuto come “Count Binface”».
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Il suo travestimento prevede una tuta grigia, un lungo mantello e un casco che ricorda un cestino della spazzatura (bin in inglese, da qui il nome). Binface ha presentato il programma elettorale facendo uno spettacolo di stand-up comedy e, come le scorse volte, le sue proposte fanno satira su temi d’attualità.
Per esempio, una storica richiesta di Binface è mettere un tetto al prezzo dei croissant, salito per l’inflazione. Nei video sui social invoca (applaudito) un divieto alle telefonate col vivavoce sui mezzi pubblici. Il secondo punto del suo “manifesto” è il servizio militare obbligatorio solo per gli ex primi ministri, in polemica con una controversa proposta di Sunak di reintrodurlo. C’è anche l’equiparazione «per i prossimi cent’anni» tra il salario di ministri e infermieri, che si ispira alla crisi dell’NHS, il sistema sanitario nazionale.
Binface, come detto, è candidato nello stesso collegio di Sunak. Secondo un sondaggio pubblicato dal Telegraph, Sunak rischia di diventare il primo primo ministro in carica a perdere il suo seggio in parlamento nella storia britannica. Altri sondaggi ritengono invece che non succederà: non dipende da Binface, in ogni caso, ma dal fatto che i Conservatori risentono della concorrenza alla loro destra di Reform UK, il partito xenofobo che Nigel Farage è tornato a guidare.
La perseveranza di Binface lo ha reso il più riconoscibile dei candidati satirici, tanto che l’istituto IPSOS l’ha incluso in uno dei sondaggi sulla popolarità dei leader politici. Ne è risultato che è più popolare dell’ex prima ministra Liz Truss in tutte le fasce d’età e addirittura di Sunak nella fascia d’età 18-34 anni, anche se è meno noto di loro agli intervistati. Durante la campagna elettorale, è stato un ospite fisso di podcast e talk show e ha ricevuto l’endorsement semiserio del tabloid Daily Star, che l’ha messo sulla prima pagina:
Lo Spectator, il più diffuso settimanale conservatore, l’ha criticato dicendo che «non fa ridere» e che, in generale, i candidati satirici fanno «performance consapevolmente demenziali che ti aspetteresti da studenti delle superiori che hanno guardato troppo i Monty Python». Lo Spectator sostiene che sia un fenomeno di sinistra, visto che Binface e altri candidati satirici sono accomunati da una visione negativa di Brexit. Su questo punto Binface propone di «invitare gli altri paesi europei a entrare nel Regno Unito per creare una nuova “Unione d’Europa”».
Uno dei primi candidati satirici del Regno Unito è stato Screaming Lord Sutch, un ex dj che nel 1982 fondò a Londra il Monster Raving Loony Party. Lord Sutch è morto nel 1999, ma il suo partito esiste ancora e a queste elezioni ha presentato 22 candidati, tutti con pseudonimi altisonanti. Un’altra caratteristica degli attivisti del Monster Raving Loony Party è l’abbigliamento eccentrico e molto colorato.
Alcune delle proposte su cui questo bizzarro partito si è concentrato di più, come abbassare l’età per votare (all’epoca da 21 a 18 anni) o i passaporti veterinari per gli animali, sono diventate legge nel corso degli anni.
In passato alcune delle persone che si sono candidate nello stesso collegio di un primo ministro lo hanno fatto per mandare un messaggio politico.
Nel 2005 a Sedgefield il padre di un soldato morto in Iraq sfidò Tony Blair, primo ministro laburista per tre mandati contestato per la decisione di partecipare all’invasione dell’Iraq insieme agli Stati Uniti. Nel 2010 Derek Jackson, alla guida di una lista che chiedeva la redistribuzione dei terreni, si candidò contro Gordon Brown, il successore di Blair, per il seggio di Kirkcaldy and Cowdenbeath.
Un altro candidato satirico di queste elezioni è lo youtuber Niko Omilana, che ha 7 milioni e mezzo di iscritti su YouTube e nel 2021 è arrivato quinto alle elezioni di Londra. Tra le cose per cui è noto: aver appeso un quadro finto al Louvre e alla National Gallery, ma anche una serie di video in cui ridicolizzava gruppi dell’estrema destra britannica.
Omilana si è candidato nel collegio di Sunak e in altri dieci, anche se la cosa è illegale (non sono possibili le candidature multiple, a differenza dell’Italia). Probabilmente è auto-promozione, ma il sito web della sua campagna rimanda a quello del governo per registrarsi per votare, cosa che lui ha invitato ripetutamente i giovani a fare.
Il voto di protesta, nel Regno Unito, è già intercettato da partiti minori ma più strutturati dei singoli candidati satirici: tipicamente i Verdi a sinistra e Reform UK a destra, mentre gli elettori centristi che non si riconoscono né nei Laburisti né nei Conservatori votano i Liberal-democratici (Libdem).
I candidati satirici raramente superano l’1 per cento, ma sono parte del rituale – anche mediatico – delle elezioni. Vengono raccontati molto dai media internazionali come una peculiarità quasi folcloristica del Regno Unito. Trovarsi alle 3 del mattino sullo stesso palco dei leader politici «è qualcosa che rende la democrazia britannica meravigliosa e unica», ha detto lo stesso Binface al Washington Post.
Le trovate sui social dei candidati satirici, nella ricerca della visibilità, non sono poi così diverse da quelle su cui ha impostato la sua campagna elettorale il leader dei Libdem, Ed Davey. Come ha scritto il magazine 1843 dell’Economist: «Questo tipo di frivolezza danneggia la politica? Forse. Ma quando tutto, dalla pioggerella fuori stagione all’NHS in crisi, sembra così inesorabilmente deprimente, non possiamo biasimare i britannici se traggono piacere dall’atmosfera carnevalesca delle loro elezioni».
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