Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump, ha iniziato a scontare la sua condanna a quattro mesi di carcere
Lunedì Steve Bannon, che è stato stratega della Casa Bianca dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha iniziato la sua detenzione nella prigione federale di Danbury, nello stato statunitense del Connecticut: sconterà una condanna a quattro mesi di carcere per essersi rifiutato di testimoniare davanti alla commissione d’inchiesta della Camera che stava indagando sulle responsabilità di Trump nell’assalto al Congresso statunitense del 6 gennaio del 2021, compiuto da suoi sostenitori con l’obiettivo di fermare la certificazione delle elezioni vinte da Joe Biden.
Bannon era stato chiamato a testimoniare davanti alla commissione già nel 2021, ma si era rifiutato più volte di farlo. La Camera lo aveva quindi accusato di oltraggio, e in seguito lo aveva incriminato. Inizialmente il giudice che stava esaminando il suo caso, Carl Nichols, gli aveva permesso di restare in libertà fino alla sentenza del processo d’appello, che è arrivata a maggio. Dopo la decisione, Bannon aveva minacciato di fare nuovamente ricorso contro la condanna e di portare il caso «fino alla Corte Suprema, se necessario».
Bannon è il secondo ex collaboratore di Trump a essere incarcerato per oltraggio al Congresso dopo essersi rifiutato di rispettare i mandati di comparizione della Commissione: a inizio anno anche Peter Navarro, ex Direttore del Consiglio nazionale per il commercio della Casa Bianca, ha scontato quattro mesi di prigione. La prigione di Danbury è una struttura a bassa sicurezza, e la sua popolazione carceraria è composta di circa 1.200 detenuti, che sono lì in larga parte per reati a sfondo finanziario. In quel carcere Bannon avrà comunque un accesso a internet molto limitato, dato che le persone detenute a Danbury hanno il diritto di inviare soltanto e-mail senza allegati, che passano attraverso il monitoraggio delle guardie, e possono fare un totale di 100 minuti di telefonata al mese. Nelle prossime settimane Bannon non potrà quindi aggiornare il suo podcast War Room, molto seguito nei circoli dell’estrema destra statunitense.