Il grande favorito nelle gare di velocità alle Olimpiadi
È lo statunitense Noah Lyles, che ha dominato le qualificazioni nazionali per i 100 e i 200 metri e in questi anni è diventato un personaggio anche al di fuori delle gare
Nelle ultime due settimane il velocista Noah Lyles ha vinto le gare dei 100 e dei 200 metri piani ai Trials statunitensi di atletica leggera, l’evento nel quale vengono selezionati gli atleti e le atlete che rappresenteranno gli Stati Uniti alle Olimpiadi, e che valgono anche come campionati nazionali di atletica leggera. Lyles ha quasi 27 anni e oggi viene considerato il miglior velocista del mondo, il favorito per vincere sia i 100 sia soprattutto i 200 metri alle Olimpiadi di Parigi; ai Trials che si sono corsi a Eugene, in Oregon, ha vinto i 100 metri in 9,83 secondi, quarto miglior tempo assoluto in stagione, e i 200 metri in 19,53 secondi, miglior tempo stagionale assoluto e record dei campionati statunitensi.
I Trials sono gare molto competitive, visto che gli Stati Uniti hanno alcuni dei migliori atleti in molte discipline dell’atletica leggera: il campione mondiale del 2019 nei 100 metri Christian Coleman, per dire, è arrivato quarto in entrambe le gare e non si è quindi qualificato (solo i primi tre si qualificavano per Parigi). Nei 100 metri Kenny Bednarek è arrivato secondo in 9,87 secondi e Fred Kerley terzo in 9,88, mentre nei 200 sempre Bednarek ha corso in 19,59 secondi e Erriyon Knighton in 19,77. Vincendo entrambe le gare, Lyles ha confermato di essere in eccellente forma per le Olimpiadi.
Quando lo ha intervistato lo scorso aprile, il quotidiano francese Le Monde ha scritto che Lyles a Parigi punta a non meno di quattro medaglie d’oro: 100 metri, 200 metri e staffette 4×100 e 4×400 metri, anche se a quest’ultima ancora non si sa se parteciperà. Oltre all’oro, non è impensabile che Lyles possa battere il record del mondo nei 200 metri, superando i 19,19 secondi con cui il giamaicano Usain Bolt vinse i Mondiali a Berlino nel 2009. Il suo record personale è di 19,31, terzo miglior tempo di sempre, e Lyles nei 200 metri ha vinto i Mondiali del 2019, del 2022 e del 2023 (lo scorso anno, a Budapest, vinse anche i 100 metri).
Alle Olimpiadi di Tokyo del 2021 Lyles era il favorito per vincere i 200 metri, ma arrivò in Giappone in un periodo per lui negativo a livello psicologico, nel quale aveva avuto problemi di depressione, e alla fine fu solo terzo. «L’ho detto tutta la stagione: non avere la depressione aiuta», ha detto alla televisione statunitense NBC dopo aver vinto ai Trials lo scorso weekend. In questi tre anni Lyles si è ripreso e ha cominciato a correre molto velocemente anche i 100 metri: «Aveva solo bisogno di tempo per svilupparsi fisicamente e reggere carichi più pesanti in sala pesi per sostenere le aspettative dei 100 metri e continuare a vincere i 200», ha spiegato il suo allenatore, Lance Brauman.
I 9,83 secondi dei Trials sono il suo primato personale: sono ancora lontanissimi dai 9,58 di Bolt e non sono nemmeno il record stagionale (il 28 giugno il giamaicano Kishane Thompson ha corso i 100 in 9,77 secondi), quindi in questa gara non è favorito nettamente come nei 200, ma ci si aspetta che Lyles migliori ancora il suo tempo alle Olimpiadi.
Lo scorso anno, a un meeting di atletica a Kingston, in Giamaica, Bolt disse a Lyles di continuare a mantenere l’atteggiamento intraprendente che stava mostrando, perché secondo lui il loro sport ha bisogno di personalità forti. Lyles è infatti molto visibile anche a livello mediatico e in questi anni è stato probabilmente il velocista più famoso e influente dai tempi di Bolt, anche perché lui si è mosso molto per porsi in questo modo. Di recente ha prolungato il suo contratto con l’azienda di abbigliamento sportivo Adidas fino al 2030, un accordo di cui non sono stati resi pubblici i termini economici ma che è stato definito da Le Monde «il più ricco contratto nell’atletica leggera da quando Usain Bolt si è ritirato». Ha diverse collaborazioni nel mondo della musica e della moda, e in passato si è esposto spesso su alcuni temi sociali, in particolare i diritti delle persone afroamericane, su cui ha scritto e cantato la canzone A black life. «I titoli e le medaglie sono un modo per essere ascoltati e dare voce agli altri», ha detto a Le Monde.
Lo scorso anno era girato molto un suo commento sul fatto che chi vince la NBA, il principale campionato di basket nordamericano, negli Stati Uniti solitamente viene definito “campione del mondo”. «Campioni del mondo di cosa? Degli Stati Uniti? Non fraintendetemi, io amo gli Stati Uniti, a volte. Ma non sono il mondo», aveva detto. In generale, è evidente che Lyles stia puntando a diventare noto e apprezzato sia come sportivo sia come personaggio pubblico, anche per contribuire a rendere l’atletica leggera uno sport più seguito: a fare, insomma, quello che faceva Usain Bolt. Il 2 luglio esce su Netflix la docu-serie Sprint: The World’s Fastest Humans, che segue alcuni dei migliori velocisti e velociste al mondo, e Noah Lyles è uno dei protagonisti, assieme tra gli altri all’italiano Marcell Jacobs, campione olimpico nei cento metri ai Giochi di Tokyo del 2021.
Anche quando ci sono le gare, prima e dopo la corsa, Lyles è un atleta a cui piace interagire con il pubblico e fare cose eccentriche, come portarsi una carta del gioco giapponese Yu-Gi-Oh! sotto il pettorale e mostrarla al momento della presentazione degli atleti. Anche per questo suo lato caratteriale è probabile che alle Olimpiadi di Tokyo abbia sofferto più di altri l’assenza delle persone allo stadio, per via della pandemia. Alle Olimpiadi di Parigi arriverà invece come favorito per la doppietta nei 100 e nei 200 metri, come riuscì a Usain Bolt nel 2008, nel 2012 e nel 2016.
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