Il direttore dell’ospedale al Shifa di Gaza è stato liberato dopo sette mesi di detenzione in Israele
Muhammad Abu Salmiya era stato arrestato con l'accusa di aver permesso l'insediamento di una base militare di Hamas nell'ospedale, ma l'esercito israeliano non ha mai fornito prove
Lunedì è stato rilasciato da una prigione israeliana Muhammad Abu Salmiya, il direttore dell’ospedale al Shifa, che un tempo era il più grande della Striscia di Gaza ma che ha praticamente smesso di funzionare dopo l’invasione, i bombardamenti e diverse operazioni all’interno della struttura stessa da parte dell’esercito israeliano. Abu Salmiya era stato arrestato a novembre, e da allora era rimasto detenuto nonostante non sia mai stata formulata alcuna accusa contro di lui. Dopo la liberazione ha detto che durante la sua detenzione è stato torturato.
Il direttore dell’ospedale è stato liberato assieme ad altri 54 prigionieri palestinesi dalla prigione di Sde Teiman, una base dell’esercito israeliano nel deserto a 18 chilometri dalla Striscia di Gaza, usata per la detenzione di palestinesi arrestati nel corso della guerra contro l’organizzazione palestinese Hamas. Molti ex detenuti della base di Sde Teiman hanno parlato di abusi e torture contro i prigionieri: accuse negate dall’esercito israeliano. Abu Salmiya ha detto che alcuni colleghi detenuti nella base sono morti a causa delle condizioni di detenzione e delle torture, mentre altri hanno dovuto subire amputazioni per la mancanza di cure mediche adeguate. Israele non permette l’accesso alla base di Sde Teiman a giornalisti e organizzazioni umanitarie.
Abu Salmiya era stato arrestato perché secondo le autorità israeliane avrebbe permesso l’installazione di un centro di comando di Hamas sotto all’ospedale che dirige. Abu Salmiya ha negato le accuse e ha detto che durante le tre udienze che ha affrontato durante la sua detenzione le autorità israeliane non sono riuscite a presentare prove sufficienti per dimostrare il suo coinvolgimento: è per questo, secondo lui, che non è stato incriminato. Nelle dichiarazioni pubbliche delle autorità israeliane competenti invece non è stato chiarito in modo esaustivo il motivo della liberazione, e ci sono stati vari scarichi di responsabilità tra gli uffici.
L’esercito israeliano aveva condotto due lunghe operazioni militari nell’ospedale, una a novembre e una a marzo, ma in entrambi i casi non aveva diffuso prove che dimostrassero la presenza di una base di Hamas, che secondo le autorità israeliane si sarebbe trovata nei tunnel sotto alla struttura. Nelle operazioni militari erano state uccise decine di persone ed erano stati fatti evacuare migliaia di civili feriti, pazienti e rifugiati. Avevano poi di fatto causato l’interruzione delle attività dell’ospedale, già in seria difficoltà a causa del rallentamento dell’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Le autorità israeliane avevano diffuso immagini e video di armi e tunnel trovati sotto l’ospedale, che però difficilmente potevano essere usate per dimostrare la presenza di una imponente base militare di Hamas come quella che Israele aveva descritto per giustificare le operazioni.
Secondo alcuni funzionari della sicurezza nazionale israeliana sentiti dal quotidiano israeliano Haaretz, la liberazione dei 55 prigionieri sarebbe dovuta in parte al sovraffollamento di Sde Teiman, che impedirebbe di usarla come inizialmente pensato dalle autorità israeliane: cioè per eseguire controlli preliminari e valutare quali detenuti inviare poi nelle prigioni israeliane ordinarie.
Il suo rilascio ha causato grosse lamentele all’interno del governo israeliano, ma non è chiaro chi lo abbia deciso dato che diversi uffici si sono attribuiti a vicenda la responsabilità. Lo Shin Bet, l’agenzia per i servizi di sicurezza israeliani, ha fatto sapere che è stato il servizio carcerario israeliano a decidere, motivando appunto con il sovraffollamento del carcere. Il servizio carcerario a sua volta ha invece attribuito la responsabilità della decisione allo Shin Bet e all’esercito, e ha negato che il sovrappopolamento delle carceri abbia a che fare con la decisione. Il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir (esponente dell’estrema destra nazionalista), che supervisiona il servizio carcerario, ha incolpato quello della Difesa, Yoav Gallant. L’ufficio di Gallant ha rilasciato una nota in cui si sottolinea che le decisioni del genere sono di competenza degli uffici della sicurezza nazionale e dello Shin Bet, che risponde direttamente al primo ministro, e quindi a Benjamin Netanyahu.
Secondo un comunicato di Netanyahu invece la liberazione di Abu Salmiya sarebbe stata decisa in seguito a un ricorso in un tribunale israeliano contro la detenzione di sospettati nella base di Sde Teiman: l’identità delle persone da liberare sarebbe poi stata decisa da funzionari della sicurezza nazionale.
Lo Shin Bet ha riconosciuto che le valutazioni sul livello di minaccia posto da Abu Salmiya non lo identificano come pericoloso, ma ha comunque giudicato molto negativamente la sua liberazione. Recentemente il livello di minaccia attribuito al direttore dell’ospedale e ad altri detenuti era infatti stato rivisto e abbassato.