Meta è stata accusata di aver violato le norme europee sulla concorrenza digitale obbligando gli utenti a pagare per non vedere la pubblicità

Il commissario europeo al Mercato Interno, Thierry Breton
Il commissario europeo al Mercato interno, Thierry Breton (EPA/OLIVIER MATTHYS)

La Commissione Europea ha accusato Meta, la società che possiede Instagram e Facebook, di aver violato il Digital Markets Act (DMA), il regolamento europeo che tutela la concorrenza tra le aziende del settore digitale, entrato in vigore lo scorso marzo. Lo scorso ottobre Meta aveva introdotto la possibilità di pagare un abbonamento mensile per non vedere la pubblicità sui social network di sua proprietà, anche in conseguenza delle richieste dell’Unione Europea sulla tutela dei dati personali degli utenti: secondo un’indagine preliminare della Commissione, questa nuova funzione da sola però non consentirebbe agli utenti di dare un “libero consenso” all’utilizzo dei loro dati personali per annunci pubblicitari personalizzati.

In sostanza, secondo la Commissione, Meta obbligherebbe gli utenti a scegliere tra pagare l’abbonamento (che costa 13,99 euro al mese per Instagram e 12,99 per Facebook) oppure accettare la pubblicità basata sui dati personali, senza però dare loro una terza opzione che svincoli la pubblicità dal consenso all’utilizzo dei dati personali. Lo scorso autunno la Corte di giustizia dell’Unione Europea aveva stabilito che Meta dovesse ottenere il permesso degli utenti prima di mostrare loro gli annunci. La società ha allora introdotto gli abbonamenti: chi non li sottoscrive, però, al momento è in sostanza costretto ad acconsentire all’utilizzo dei suoi dati personali.

«Meta ha costretto milioni di utenti di tutta l’Unione Europea a fare una scelta binaria: paga o fornisci il tuo consenso», ha detto il commissario europeo al Mercato interno, Thierry Breton. In un comunicato Meta ha fatto sapere che proseguirà «il dialogo costruttivo con la Commissione Europea per portare questa indagine a una conclusione». La società ora dovrà rispondere alla Commissione, che ha tempo fino al 25 marzo 2025 per terminare gli accertamenti. Le prime indagini su Meta, così come quelle su altre importanti aziende tecnologiche come Apple e Google, sono state aperte dalla Commissione Europea a fine marzo, dopo l’entrata in vigore del DMA. Qualora questi risultati preliminari venissero confermati, la Commissione Europea potrebbe emettere una multa pari al 10 per cento del fatturato globale di Meta (la multa può arrivare poi al 20 per cento in caso di violazioni ripetute).