Cosa è andato storto, con l’Italia agli Europei
L'indecisione dell'allenatore Luciano Spalletti in molte scelte tattiche ha avuto un ruolo importante, ma anche l'assenza di calciatori di alto livello e personalità
Sabato sera l’Italia è stata eliminata dalla Svizzera agli ottavi di finale degli Europei di calcio in Germania, al termine di una partita dominata dagli avversari e in cui è apparsa priva di idee, incapace di rendersi pericolosa e sottotono dal punto di vista atletico.
In generale, gli Europei disputati dall’Italia sono stati deludenti: la squadra ha reso sempre al di sotto delle aspettative, non è riuscita a mostrare un gioco efficace e ha evidenziato spesso grossi problemi nel collegamento tra i reparti.
Nelle tre partite del girone aveva totalizzato quattro punti, con una vittoria, una sconfitta e un pareggio. Dopo l’esordio contro l’Albania, in cui aveva vinto dopo essere passata in svantaggio per via di un errore piuttosto grave del terzino Federico Dimarco su una rimessa laterale, la Nazionale aveva giocato due brutte partite: aveva perso contro la Spagna, dimostrandosi non ancora all’altezza di una delle migliori squadre di questi Europei, e anche contro la Croazia aveva mostrato grossi difetti, riuscendo a pareggiare soltanto alla fine del secondo tempo con un gol dell’attaccante Mattia Zaccagni partito da un’iniziativa personale del difensore Riccardo Calafiori.
Nelle ultime ore le critiche per lo scarso rendimento dell’Italia agli Europei hanno riguardato soprattutto l’allenatore Luciano Spalletti, le cui scelte sono state in effetti molto altalenanti: ha cambiato modulo e formazione in tutte e quattro le partite disputate e ha schierato spesso giocatori fuori dalla loro posizione abituale nel campo. Nonostante i continui sconvolgimenti il risultato non è cambiato e anzi, si è ripetuto sempre lo stesso andamento: nei primi tempi – compreso quello dell’unica partita vinta, contro l’Albania – l’Italia ha faticato a entrare in partita, è stata lenta nei movimenti e ha commesso sempre molti errori tecnici, subendo gli avversari più del dovuto.
Spalletti è stato molto confusionario anche in un altro aspetto: l’indecisione nello schieramento della difesa. Inizialmente sembrava voler riproporre una linea difensiva a tre, lo schieramento tipico dell’Inter, la squadra campione d’Italia in carica, e che lui stesso ha utilizzato in più occasioni nel corso della sua carriera.
Poi però ci ha ripensato, e nella prima partita contro l’Albania ha schierato una difesa a quattro, costringendo Alessandro Bastoni e Federico Dimarco a giocare fuori ruolo. Ha mantenuto questa linea difensiva anche contro la Spagna, per poi tornare a tre nella partita contro la Croazia e di nuovo a quattro contro la Svizzera. Modificare il modo di giocare in base all’avversario è una cosa comune nel calcio, però l’Italia è in una fase in cui sta ancora cercando di costruirsi un’identità, e questi continui cambiamenti probabilmente non la stanno aiutando.
Altri commentatori sostengono invece che Spalletti non abbia tutte queste colpe, principalmente per via del poco tempo che ha avuto a disposizione per selezionare e formare una rosa all’altezza del calcio moderno e offensivo che vuole far giocare, basato sul possesso del pallone, sul pressing alto e sugli scambi di posizione tra i calciatori.
Per consolidare un’idea di calcio ambiziosa ci vuole tempo, e finora in Nazionale ha allenato solamente tredici partite nell’arco di dieci mesi: troppo poco per costruire una proposta convincente, e anche per mettere in pratica i princìpi che l’allenatore finora ha cercato di trasmetterle, quelli che lui stesso ha definito i “comandamenti” da seguire: pressione continua, controllo del gioco, riaggressione feroce.
L’altro elemento sottolineato da giornalisti e addetti ai lavori riguarda l’assenza di calciatori di altissimo livello e personalità: dei 26 giocatori convocati da Spalletti, 15 erano degli esordienti, e gli unici della squadra ad avere accumulato una grande esperienza a livello internazionale sono il portiere, Gianluigi Donnarumma, e il centrocampista Jorginho.
Un altro problema che la Nazionale si trascina da un po’ di anni è l’assenza di un centravanti forte e funzionale al gioco della squadra. Questo aspetto era risaltato moltissimo anche nei precedenti tornei internazionali giocati dall’Italia. Ai Mondiali del 2022 e del 2018 la Nazionale non è riuscita a qualificarsi. Agli Europei del 2016 l’allenatore Antonio Conte tirò fuori il meglio che poteva da Graziano Pellè, che avrebbe giocato le successive 5 stagioni in Cina. Ai Mondiali del 2014 l’Italia si presentò con Mario Balotelli, che con la Nazionale ha sempre avuto un rapporto complicato anche per via di un’opinione pubblica assai ostile, e con Ciro Immobile, che non era riuscito a mettersi in mostra neppure durante gli Europei del 2020, vinti a sorpresa dall’Italia.
Quest’anno sembrava che il problema potesse essere risolto dall’attaccante dell’Atalanta Gianluca Scamacca, che era reduce dalla sua miglior stagione in carriera, ma alla fine le cose sono andate diversamente: non ha mai convinto, ha dato l’impressione di essere poco inserito negli schemi della squadra e ha chiuso la competizione senza segnare un gol.