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  • Venerdì 28 giugno 2024

La moda vuole che i pantaloncini diventino di moda?

Forse per gli uomini è arrivata un'alternativa ai bermuda e agli odiati cargo: gli shorts, quelli cortissimi indossati sempre da Paul Mescal

Paul Mescal alla sfilata di Gucci a Milano, 17 giugno 2024
(Vittorio Zunino Celotto/Getty Images for Gucci)
Paul Mescal alla sfilata di Gucci a Milano, 17 giugno 2024 (Vittorio Zunino Celotto/Getty Images for Gucci)

L’abbigliamento maschile non aiuta ad affrontare il caldo senza soffrire: scoprirsi è considerato poco decoroso, soprattutto nei contesti formali come sul posto di lavoro, e anche a luglio molti si vestono con camicia e pantaloni lunghi. A volte non c’è una regola che impedisca di portare i pantaloni corti in ufficio ma «fa sentire infantilizzati», spiega l’esperto di moda Jacopo Bedussi. Dopo la Rivoluzione francese, infatti, gli uomini adulti iniziarono a indossare in pubblico solo pantaloni lunghi mentre quelli corti erano relegati ai bambini e agli adolescenti. La consuetudine non è cambiata fino agli anni Cinquanta, poi la controcultura degli anni Sessanta e Settanta ha messo in discussione le regole di abbigliamento: sono arrivati i jeans accorciati a mano e i pantaloncini cortissimi, presi dal mondo dello sport e in particolare del tennis, e poi resi popolari da attori come Marlon Brando, musicisti come Axl Rose e serie tv come Magnum P.I.

Anche le persone comuni iniziarono a portarli, magari non in ufficio, e oggi la situazione non è cambiata così tanto, se non per la lunghezza, che è aumentata dalla fine degli anni Ottanta: un po’ per il successo dello stile hip hop, che li rese larghi e lunghi fino a metà stinco, un po’ per il diffondersi dell’AIDS e il conseguente stigma sulle persone omosessuali e queer, che si vestivano spesso in modo più libero e sperimentale, facendo saltare le regole di genere. Ritornò uno stile più tradizionale che rafforzava l’idea di mascolinità dell’Ottocento: seria, composta e coperta.

In questi decenni i pantaloni corti più diffusi – oltre a quelli sportivi – sono stati quelli larghi dello streetwear; i chino, più formali, in cotone resistente e sopra il ginocchio; i bermuda, due o tre dita sopra il ginocchio; e i famigerati cargo, ad altezza ginocchio e con le tasche: «cose orrende da Repubblicani americani WASP [White, Anglo-Saxon, Protestant, cioè bianco, anglosassone e protestante, n.d.r.] abbinate a polo di colori rosa e vinaccia oppure cargo da centro sociale», riassume Bedussi. Per molti sono una soluzione poco soddisfacente a cui ricorrere solo in caso di necessità.

Le aziende di moda stanno cercando di offrire delle alternative almeno dal 2003, quando lo stilista statunitense Thom Browne propose i pantaloncini corti nei completi formali. Da allora le sfilate di quasi tutti i marchi sono piene di pantaloncini corti di lunghezze diverse, alcuni in completi formali ed eleganti, con stampe e tessuti preziosi, in seta, lino o materiali tecnici più sperimentali; soltanto alle ultime, tra giugno e luglio, si sono visti da Dior, Dolce & Gabbana, Marni, Fendi, Hermès, Armani e Brunello Cucinelli. Raramente però si trovano nei negozi di fast fashion o di medio registro (quelli dove compra la maggior parte delle persone) e poi indosso alle persone.

Una foto dello stilista Thom Browne alla sfilata del suo stesso marchio per l'autunno/inverno 2024/25, Parigi, 24 giugno 2024. Ha cambiato l'abito formale maschile, introducendo i pantaloncini.

Lo stilista Thom Browne alla sfilata del suo stesso marchio per l’autunno/inverno 2024/25, Parigi, 24 giugno 2024. Ha cambiato l’abito formale maschile, introducendo i pantaloncini (Julien M. Hekimian/Getty Images for Thom Browne)

Tra questi stanno ricevendo sempre più interesse – soprattutto perché se ne parla sui social e si vedono alle sfilate – i pantaloncini cortissimi, gli shorts, soprattutto con la fine della pandemia, che ha fatto tornare di moda abiti più stretti e succinti. Nel gennaio del 2020, quando furono presentate le collezioni uomo per l’autunno successivo, la rivista di moda Vogue segnalava gli shorts tra le tendenze da tenere d’occhio: si erano visti alle sfilate di Parigi ma tra i primi ad averli proposti con stivali o calzettoni fino al ginocchio erano state le italiane Marni e Gucci (ancora diretta da Alessandro Michele). Vogue si chiedeva se fosse la trasposizione di uno stile associato alle donne, e quindi soprattutto una rottura delle regole di genere, o se semplicemente gli uomini si sentissero più a proprio agio nel mostrare il proprio corpo.

Da allora si è parlato degli shorts da uomo anche per le foto di alcuni personaggi famosi che li indossavano: nel 2021 l’attore statunitense Milo Ventimiglia, della serie tv This Is Us, uscì dalla palestra in pantaloncini e canottiera mentre il musicista Harry Styles fu fotografato con una maglietta rosa del marchio Gucci (sempre sotto Michele), jeans cortissimi, calzini bianchi e mocassini.

Il più famoso indossatore di shorts però è l’attore irlandese Paul Mescal, noto per la serie tv Normal People: ha un passato da giocatore di calcio gaelico e cosce muscolose, e nel tempo libero indossa abitualmente gli stessi pantaloncini che portava sul campo, della marca sportiva irlandese O’Neills.

– Leggi anche: «Un buon momento per essere un attore irlandese»

Nel 2020 i suoi pantaloncini cortissimi attirarono subito l’attenzione e su TikTok si diffusero molti video con l’hashtag #5inchinseam, dove le donne invitavano gli uomini a indossare pantaloncini lunghi 5 pollici, (12,7 centimetri, cioè quelli molto corti) anziché i più comuni 7 inch (cioè il pantaloncino da basket lungo circa 18 centimetri). Si diffusero anche video con l’hashtag #thighguysummer, cioè l’estate del ragazzo con la coscia, che mostravano nuovo interesse per una parte del corpo maschile a lungo trascurata; già nel 2021 il Guardian scriveva che nelle palestre britanniche era aumentata la richiesta di esercizi per le gambe e i glutei, anziché quelli per gli addominali.

Da allora Mescal ha indossato gli shorts anche in una pubblicità di Gucci, nel frattempo passato sotto la direzione creativa di Sabato De Sarno, che lo ha scelto come brand ambassador (significa che per contratto deve indossare solo Gucci nelle occasioni ufficiali). Dieci giorni fa, durante la Settimana della moda di Milano, Mescal era in prima fila alla sfilata per la primavera/estate 2025 del marchio, che ha presentato 40 paia di pantaloncini cortissimi e molto sexy. Lui stesso li indossava, con una camicia azzurra sbottonata in fondo, mocassini e calzini bianchi e poi ha ribadito alla rivista di moda GQ di essere un «grande sostenitore» dei pantaloncini ancora più corti (shorter shorts) per gli uomini, abbinandoli con attenzione alle proporzioni, per esempio con qualcosa di lungo e largo sopra.

La foto di Paul Mescal con gli shorts alla sfilata di Gucci, Milano, 17 giugno 2024

Paul Mescal con gli shorts alla sfilata di Gucci, Milano, 17 giugno 2024. Bedussi nota che il pantaloncino con camicia Oxford e mocassino sono «una specie di capitolo due dell’estetica old money, ma più divertita» (Vittorio Zunino Celotto/Getty Images for Gucci)

La foto è circolata moltissimo sui social e sui siti di moda, anche perché i pantaloncini erano così leggeri da sembrare dei boxer: «c’è una consapevole sessualizzazione del proprio corpo, li mette apposta per farsi guardare le cosce e gioca con l’immagine del ragazzotto etero del college americano, che però è un immaginario da spogliatoio molto gay», dice Bedussi. Ad alcuni, come alla giornalista del Guardian Barbara Ellen, hanno ricordato il doppio standard con cui sono trattate le donne e gli uomini quando scoprono il proprio corpo: criticate, le prime, e apprezzati i secondi.

La foto di un modello con i pantaloncini corti di Gucci per la collezione primavera/estate 2025, 17 giugno 2024

I pantaloncini corti di Gucci per la collezione primavera/estate 2025, 17 giugno 2024 (REUTERS/Alberto Maddaloni)

Il dibattito ha anche ricordato quello nato attorno al film American Gigolo del 1980, quando l’attore Richard Gere indossò un paio di boxer corti e aderenti disegnati da Giorgio Armani, esponendo il corpo maschile in un modo nuovo, fino a quel momento accettabile solo tra gli uomini gay, ma che diventava improvvisamente un modello per gli eterosessuali.

Mescal, come anche il già citato Styles, sta facendo qualcosa di simile: sta ridisegnando il modo di essere sexy degli uomini eterosessuali, che è non più «dominante o predatorio», dice Bedussi, perché quel boxer «non è borchiato, non è denim e non è camouflage: è una roba casalinga, intima, bambinesca e questo lo rende non pericoloso ma liberatorio». Secondo Bedussi infine è una risposta all’oggettificazione del corpo che passa attraverso lo sguardo maschile: «lui, che è etero, si offre allo sguardo delle donne e dei gay: è divertente e fa parte di questo nuovo modo di essere virili».