Per risolvere la vertenza degli ex lavoratori di Alitalia serve la Corte Costituzionale

Una giudice del tribunale di Roma ha chiesto il suo intervento, dopo il provvedimento del governo per evitare di assumere centinaia di persone lasciate fuori da ITA

Il logo di Alitalia disegnato sulle mani di due ex lavoratori durante una manifestazione, nel 2021
Il logo di Alitalia disegnato sulle mani di due ex lavoratori durante una manifestazione, nel 2021 (Cecilia Fabiano/ LaPresse)
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La giudice del tribunale di Roma Tiziana Orru ha chiesto alla Corte Costituzionale di valutare la legittimità del decreto-legge 131 del 29 settembre 2023, con cui il governo è intervenuto per ribaltare le sentenze che avevano imposto alla compagnia aerea ITA Airways di assumere i lavoratori di Alitalia. Secondo la giudice, il provvedimento del governo condiziona l’esito dei giudizi in cui lo Stato – proprietario di ITA – è parte in causa, e per questo sarebbe incostituzionale.

ITA nacque nell’ottobre del 2021 acquistando da Alitalia aerei, licenze e permessi di atterrare e decollare dagli aeroporti, cioè i cosiddetti slot, facendosi carico solo di 3.500 dipendenti sui 7.000 totali. Gli altri 3.500 rimasero dipendenti di Alitalia e furono messi in cassa integrazione. Molti di loro fecero ricorso al tribunale del lavoro sostenendo che il passaggio da Alitalia a ITA fosse di fatto una “cessione di ramo d’azienda”: in questi casi chi acquista un’azienda è obbligato ad assumerne i lavoratori.

Sia il governo di Mario Draghi che l’attuale hanno sempre sostenuto che Alitalia e ITA siano due aziende distinte, non legate tra loro. Gli avvocati dei lavoratori che hanno fatto ricorso, tuttavia, hanno portato come prova della continuità aziendale il contratto con cui ITA ha acquistato la maggior parte delle attività di Alitalia: 52 aerei in leasing, i diritti di decollo e atterraggio negli aeroporti, software, banche dati e sistemi informativi, rapporti contrattuali con fornitori. Tutto questo è stato acquistato da ITA alla cifra simbolica di 1 euro. Senza questa cessione oggi ITA non potrebbe volare.

Questo contratto è rimasto segreto per molto tempo, inaccessibile persino ad alcuni parlamentari che avevano chiesto di esaminarlo. Gli avvocati hanno portato anche altre prove, per esempio un’analisi delle assunzioni di ITA, i cui dipendenti sono formati al 99,9 per cento da ex dipendenti di Alitalia. Diversi giudici hanno dato ragione ai lavoratori, altri non hanno tenuto conto del contratto segreto confermando i licenziamenti.

Per risolvere definitivamente il problema dei ricorsi il governo è intervenuto con un provvedimento ad hoc. Il comunicato stampa diffuso al termine del Consiglio dei ministri dello scorso settembre spiegava l’obiettivo della norma interpretativa: «Tenuto conto che è sorto un contrasto giurisprudenziale in merito al fatto che vi sia o meno una discontinuità aziendale tra Alitalia e ITA, e considerato che tale incertezza è suscettibile di determinare riflessi negativi sia sui rapporti giuridici sia sulla finanza pubblica, si è ritenuto necessario approvare una norma interpretativa che, in coerenza con le decisioni della Commissione Europea, esclude che nel passaggio da Alitalia a ITA vi sia continuità fra le due aziende».

I giudici della Corte Costituzionale dovranno chiarire se il provvedimento del governo vìoli o meno principi come il divieto di intervenire con nuove norme in processi di cui lo Stato è parte in causa (attualmente ITA è controllata al 100 per cento dal ministero dell’Economia), oppure se ci sia una violazione dell’autonomia della magistratura. «I dubbi di legittimità costituzione della norma si incentrano in particolare sul fatto che la stessa, sebbene formulata in termini astratti, è in realtà preordinata a condizionare, con l’efficacia propria delle disposizioni interpretative, l’esito dei giudizi ancora in corso», ha scritto la giudice Orru nell’ordinanza con cui ha sospeso il giudizio sul ricorso dei lavoratori, in attesa del pronunciamento della Corte.

Nel frattempo sono andate avanti le trattative per la cessione di ITA a Lufthansa, la più grande compagnia aerea della Germania e tra le più grandi al mondo. L’accordo tra il governo italiano e Lufthansa era stato annunciato alla fine di maggio dello scorso anno. Prevede che Lufthansa acquisti il 41 per cento di ITA Airways attraverso un aumento di capitale di 325 milioni di euro. L’accordo prevede anche ulteriori aumenti di capitale negli anni successivi con due passaggi, prima al 90 e poi al 100 per cento entro il 2033, con un investimento complessivo di 829 milioni di euro. La vendita deve essere approvata dal dipartimento per la concorrenza della Commissione Europea che a metà giugno ha comunicato alle compagnie aeree di aver approvato l’accordo in via preliminare. L’eventuale approvazione definitiva dovrebbe arrivare entro il prossimo 4 luglio.