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  • Venerdì 28 giugno 2024

Il ritorno di António Costa

Alla fine del 2023 si dimise dalla carica di primo ministro del Portogallo per una intricata vicenda giudiziaria, da dicembre sarà il nuovo presidente del Consiglio Europeo: com'è stato possibile?

Antonio Costa a Lisbona nel 2023 (REUTERS/Pedro Nunes)
Antonio Costa a Lisbona nel 2023 (REUTERS/Pedro Nunes)
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Giovedì il Consiglio Europeo riunito a Bruxelles ha confermato la nomina dell’ex primo ministro portoghese António Costa come prossimo presidente dello stesso Consiglio Europeo, l’organo dell’Unione Europea che raduna i 27 capi di stato e di governo dei paesi membri. Costa entrerà in carica il primo dicembre, quando scadrà ufficialmente il mandato del presidente uscente, il belga Charles Michel. La notizia della nomina di Costa era trapelata da giorni, ma fino a qualche mese fa le cose stavano in maniera molto diversa.

Per molti anni Costa è stato uno dei primi ministri più a sinistra in Europa, molto popolare nel suo paese e rispettato in ambito internazionale. Alla fine del 2023 però fu coinvolto in una intricata inchiesta sulla corruzione che riguarda vari membri del Partito Socialista portoghese, di cui era segretario, oltre a diversi suoi collaboratori. L’inchiesta riguarda due miniere di litio nel nord del paese e una centrale a idrogeno nella città di Sines, situata 70 chilometri a sud di Lisbona. Secondo la procura generale portoghese il circolo ristretto di Costa avrebbe fatto pressioni indebite per «sbloccare» i tre progetti, non è chiaro se per ottenere un beneficio personale. Poco dopo la diffusione della notizia Costa si dimise per via di enormi pressioni pubbliche e mediatiche, pur respingendo ogni accusa.

Pochi giorni dopo si scoprì che la procura generale aveva fatto un importante errore di trascrizione nelle carte delle indagini. In almeno una intercettazione telefonica tra due rappresentanti di un’azienda attiva nel settore energetico, che sembrava volessero parlare con Costa per ottenere favori e agevolazioni, i due interlocutori menzionavano in realtà António Costa Silva, il ministro dell’Economia del Portogallo, e non António Costa, il primo ministro: nella trascrizione della conversazione era stata omessa la parola “Silva”. Ormai però Costa si era dimesso. Il Partito Socialista subì comunque un discreto danno di immagine, anche perché le accuse nei confronti delle altre persone coinvolte rimasero intatte. Le elezioni anticipate indette a marzo sono state vinte dalla coalizione di centrodestra, che da inizio aprile sostiene un governo di minoranza.

Ai tempi in molti ipotizzarono che la carriera di Costa fosse finita. Lui stesso annunciando le proprie dimissioni spiegò che non si sarebbe ricandidato e che si sarebbe dimesso anche da segretario del partito, oltre che da primo ministro.

Da allora però l’indagine non ha avuto ulteriori sviluppi, e anzi in parte si è sgonfiata.

Ad aprile la Corte di appello portoghese ha annullato alcune misure cautelari a cui erano sottoposti gli indagati e ha definito «speculazioni» i sospetti intorno a Costa. A maggio poi Costa ha chiesto e ottenuto di essere sentito dai magistrati che conducono l’inchiesta, e dopo l’interrogatorio non è stato incriminato: segno, secondo chi lo difende, che i magistrati non abbiano granché sul suo conto.

Di conseguenza il nome di Costa è diventato spendibile per una importante carica europea. Alle elezioni europee di giugno il Partito Socialista Europeo, che raduna i principali partiti europei di centrosinistra compreso il Partito Socialista portoghese, è stato il secondo partito più votato e continuerà a fare parte della maggioranza politica che governa i lavori nelle principali istituzioni europee, esattamente come nella legislatura uscente. Nella spartizione delle nomine il Partito Socialista ha chiesto e ottenuto l’indicazione del prossimo presidente del Consiglio: e nel panorama politico europeo c’erano poche figure adatte quanto Costa.

Per prassi il presidente del Consiglio Europeo deve aver fatto parte in passato del Consiglio stesso, quindi essere stato un capo di stato o di governo, in modo che ne conosca il funzionamento e i partecipanti lo riconoscano come un loro pari. Servono anche discrete abilità da negoziatore, per superare gli ostacoli politici che spesso emergono durante le riunioni dei leader. Costa possiede entrambe queste caratteristiche: è stato membro del Consiglio dal 2015 al 2023, e sia in Portogallo sia in ambito europeo è noto per il suo pragmatismo e le sue capacità negoziali.

«Costa ha sempre avuto un talento notevole per il dialogo per trovare compromessi. Per lui l’ideologia non è un problema: può sedersi e parlare con chiunque, per trovare una soluzione», ha raccontato a Politico Luís Marques Mendes, un commentatore portoghese vicino al centrodestra.

Nei suoi anni di frequentazione del Consiglio Europeo Costa non si è mai fatto dei nemici, anzi: sembra abbia un buon rapporto persino col primo ministro ungherese Viktor Orbán, assieme al quale l’anno scorso ha assistito dal vivo alla finale di Europa League di calcio fra Siviglia e Roma, giocata a Budapest, in Ungheria.

Costa rimane comunque sotto indagine della procura generale portoghese: nel caso venga ufficialmente incriminato si porrebbe verosimilmente un problema politico con la sua nuova carica di presidente del Consiglio Europeo.