Fare trucchi di magia agli animali fa ridere ma fa anche riflettere

Certi giochi funzionano con alcune specie ma non con altre, e ci possono aiutare a capire meglio le loro aspettative, le loro percezioni e in definitiva come pensano

Un gruppo di cani osservano la mano di un uomo che ha fatto scomparire una pallina invece di lanciarla
Una pensione per cani a Farum, in Danimarca (Vipasserhund/Instagram)
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Nell’affollatissima categoria di video di animali domestici che circolano sui social c’è tutto un sottogenere che mostra i proprietari degli animali fare loro scherzi e trucchetti elementari di magia. C’è chi si mimetizza tra i mobili, chi sparisce dietro un lenzuolo che regge e lascia cadere mentre cambia stanza. Altri nascondono una pallina, fingendo di lanciarla. Le reazioni degli animali – cani, ma anche pappagalli e altre specie – variano a seconda dei casi, ma di solito sono tutte abbastanza divertenti.

In questo genere di video gli animali di solito mostrano una certa sorpresa per la scomparsa improvvisa delle persone e degli oggetti. Almeno inizialmente, sembrano in effetti non riuscire a spiegarsela: la loro reazione è tutto sommato simile a quella che ci si aspetterebbe da bambini piccoli sottoposti agli stessi trucchetti.

Ma fare piccoli trucchi di magia agli animali, oltre che un modo per raggiungere la viralità sui social, è anche utile per studiare alcune caratteristiche delle loro percezioni e aspettative, che sono abbastanza variabili a seconda delle specie (ma in parte anche dei singoli individui). È un’attività abbastanza di nicchia, ma svolta da un crescente numero di ricercatori e ricercatrici: in particolare dal laboratorio di cognizione comparata dell’università di Cambridge, nel Regno Unito, che studia lo sviluppo e l’evoluzione della cognizione negli animali non umani. Fin dai primi anni Duemila il laboratorio ha condotto ricerche sulle prestazioni cognitive, sul comportamento e sulle capacità di risoluzione dei problemi di diverse specie di uccelli, mammiferi e cefalopodi, utilizzando per alcune di esse anche trucchi di magia.

In un lungo articolo di revisione pubblicato a gennaio sulla rivista Annual Review of Psychology un gruppo guidato dalla psicologa inglese Nicky Clayton, direttrice del laboratorio, ha presentato alcune delle più rilevanti scoperte compiute negli ultimi anni nel campo della ricerca sulla percezione degli animali basata sui trucchi di magia. Di solito il successo dei trucchi in un pubblico umano dipende da particolari punti ciechi nella percezione, che rendono difficile notare determinati passaggi e operazioni manuali. Fare trucchi di magia sugli animali permette di scoprire i diversi punti ciechi nelle loro percezioni, la cui varietà fa sì che le loro menti siano ingannate da certi trucchi e non da altri, a seconda della specie.

Una delle specie più studiate dal laboratorio a Cambridge è la ghiandaia, un uccello che fa parte di una famiglia, i Corvidi, nota da anni per la capacità di risolvere problemi anche piuttosto complessi. Diversi studi condotti da Clayton negli ultimi due decenni mostrano come le ghiandaie abbiano una certa familiarità con tecniche ingannevoli che adottano normalmente per nascondere le loro scorte di cibo alla vista di altri uccelli. Se mentre nascondono del cibo si accorgono di essere osservate da altre ghiandaie, per esempio, tornano in un secondo momento per cambiare nascondiglio.

In altri casi, quando sono osservate, utilizzano il corpo per ostacolare la vista delle altre ghiandaie e fingono di nascondere il cibo che hanno nel becco, mentre in realtà lo spostano in uno spazio nella gola. Per seppellire il cibo tendono inoltre a scegliere terreni fatti di materia più silenziosa da spostare, come la sabbia anziché la ghiaia, in modo da ridurre le possibili fonti di informazione per le altre ghiandaie.

Una ghiandaia posata su un ramo

Una ghiandaia eurasiatica in un bosco della Notranjska, in Slovenia (Sergio Pitamitz/VWPics/Redux)

Il lavoro del gruppo di ricercatrici e ricercatori del laboratorio è fatto di lunghe attese, ha detto a Knowable Magazine Elias Garcia-Pelegrin, ex allievo di Clayton e uno degli autori dell’articolo pubblicato a gennaio. Occorre infatti attendere che le ghiandaie nel laboratorio passino spontaneamente dalla voliera in cui si trovano verso un’altra stanza collegata, e che si posino su un trespolo per sottoporsi volontariamente ai trucchi di magia.

Uno dei trucchi di magia utilizzati da Garcia-Pelegrin, che ha un passato da prestigiatore sulle navi da crociera, è il passaggio veloce di un oggetto da una mano all’altra. Di solito si usa una moneta: nel caso delle ghiandaie una larva essiccata di tarma della farina. È un trucco che sfrutta un punto cieco nella percezione visiva degli esseri umani, che dura una frazione di secondo: il tempo necessario a compiere un movimento molto rapido degli occhi chiamato saccade, per portare al centro del campo visivo l’oggetto dell’osservazione. Dato che gli uccelli hanno una percezione visiva diversa, un campo visivo molto più ampio e una migliore capacità di percepire movimenti rapidi rispetto a quella degli esseri umani, il gruppo del laboratorio di Cambridge si aspettava che il trucco non funzionasse con le ghiandaie.

Tuttavia, contrariamente alle aspettative di Clayton e Garcia-Pelegrin, dai risultati degli esperimenti di un loro studio del 2021 uscito su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) emerse che anche le ghiandaie cascano nel trucco del passaggio veloce. Scelgono la mano che tiene la larva all’inizio, senza accorgersi del passaggio nell’altra mano. Secondo le autrici e gli autori dello studio questo specifico trucco di magia mostra un punto cieco nella percezione visiva delle ghiandaie che non era stato mai osservato prima, e che è probabilmente dovuto al tempo che serve alle ghiandaie per passare dalla visione monoculare a quella binoculare, quando la mano che non regge la larva entra nel loro campo di osservazione.

Uno degli esperimenti condotti per uno studio sulle ghiandaie pubblicato nel 2021 su Proceedings of the National Academy of Sciences (Open Science Framework/PNAS)

«La cosa bella è che questo trucco di magia con gli uccelli sfrutta un punto cieco totalmente diverso, che non ha niente in comune con quello degli esseri umani né con quello dei mammiferi», ha spiegato Garcia-Pelegrin. Invece un altro dei trucchi di magia utilizzati per lo studio del 2021, la “falsa presa alla francese”, non ingannava le ghiandaie. È un trucco più lento rispetto al passaggio veloce: prevede di fingere di afferrare con una mano la moneta tenuta nell’altra mano, mentre la moneta scivola nella mano in cui si trovava dall’inizio.

Tra le ipotesi formulate da Clayton e dagli altri ricercatori del laboratorio per spiegare perché le ghiandaie non siano ingannate dal trucco della falsa presa alla francese, una delle più accreditate non fa riferimento alla percezione visiva, ma piuttosto al fatto che gli uccelli non hanno le mani. Il successo della falsa presa alla francese non dipende infatti dalla presenza di un punto cieco nella visione, ma dalle aspettative dell’osservatore. Tutti i movimenti di entrambe le mani durante il trucco inducono a pensare che l’oggetto sia stato afferrato con il pollice, ma è probabile che alle ghiandaie manchino le aspettative basate sulla meccanica delle mani: aspettative che rendono invece gli umani soggetti a queste tecniche di inganno, scrisse nel 2021 Garcia-Pelegrin sul sito The Conversation.

Secondo Clayton, sebbene le ghiandaie sottoposte agli esperimenti siano allevate da esseri umani, raccogliere e reggere il cibo con le mani è un’azione che sono abituate a vedere ma di cui non hanno esperienza diretta. E questo si ripercuote sulle loro aspettative.

L’ipotesi che la credulità degli animali a determinati trucchi di magia dipenda dalla loro morfologia fu oggetto di uno studio successivo, pubblicato nel 2023 su Current Biology e basato sullo stesso trucco – la falsa presa alla francese – eseguito dai ricercatori davanti a un gruppo di primati in cattività. Ciascun individuo apparteneva a una di tre diverse specie dell’infraordine dei platirrini: lo uistitì dai pennacchi bianchi (Callithrix jacchus), il saimiri di Humboldt (Saimiri cassiquiarensis) e il cebo dal ventre dorato (Sapajus xanthosternos). Sono scimmie diffuse soprattutto nell’America centrale e meridionale, da cui il nome “scimmie del nuovo mondo”, alternativo a platirrini.

L’obiettivo del gruppo di ricerca era verificare se possedere la capacità manuale di produrre una certa azione, come tenere un oggetto tra dito e pollice, fosse necessaria per prevedere gli effetti di quell’azione quando è eseguita da altri individui. Lo studio mostrò in effetti che le scimmie avevano maggiori probabilità di essere ingannate dalla falsa presa alla francese se dotate di pollici opponibili. Saimiri e cebi, che hanno il pollice opponibile, furono ingannati nell’81 e nel 93 per cento dei casi. Gli uistitì, che non hanno il pollice opponibile, cascarono nel trucco soltanto nel 6 per cento dei casi. Ebbero insomma una reazione più simile a quella delle ghiandaie che dei loro parenti primati.

Secondo Clayton gli esperimenti basati sui trucchi di magia agli animali forniscono diverse prove a sostegno della teoria della cognizione incorporata, l’idea cioè che la conformazione del corpo e il modo in cui il corpo interagisce con l’ambiente siano influenti sul funzionamento della mente. Gli animali umani e non umani si sono evoluti per gestire enormi quantità di informazioni a cui sono esposti, filtrando aspetti del mondo che sono per loro meno rilevanti, e colmando le lacune con ipotesi. Molti trucchi di magia sfruttano queste scorciatoie cognitive, e confrontare come funzionano su specie diverse può mostrare come funzionano le loro menti.

– Leggi anche: Capiremo mai come ragionano gli animali?

Un altro modo di fare ricerca sugli animali utilizzando trucchi di magia è comprendere le loro aspettative misurando le loro eventuali reazioni di sorpresa, ha detto a Knowable la biologa Gabriella Smith, che si occupa di cognizione comparata al Messerli Research Institute, un istituto di ricerca dell’università veterinaria di Vienna. Un’idea condivisa da molti scienziati impegnati in questo tipo di ricerche è che gli animali non umani, esattamente come i bambini, mantengano un prolungato contatto visivo con le cose che tradiscono le loro aspettative.

Gli oranghi, per esempio, osservano con stupore e con attenzione prolungata un contenitore truccato in cui era stato inserito un acino d’uva e da cui invece viene fuori un pezzo di carota. Così come i cani appaiono piuttosto perplessi se una palla o un altro oggetto che tenevano d’occhio scompare improvvisamente. Altre specie mostrano reazioni ancora più evidenti e spettacolari, come per esempio i Cacatua, una famiglia di uccelli dotati di una cresta erettile sulla testa.

Smith, che tra le altre cose si occupa di ricerca sui pappagalli, utilizza anche altri metodi per cercare di valutare quanto restino sorpresi dai trucchi di magia. Le termocamere a infrarossi, per esempio, permettono di rilevare la variazione nel flusso sanguigno nella pelle esposta intorno ai loro occhi. Sono tecniche che possono servire in particolare a studiare e misurare le emozioni negli animali, un ambito di ricerca secondo Smith ancora poco esplorato, e che potrebbe beneficiare dell’uso di trucchi di magia. Utilizzando scatole con scompartimenti nascosti, per esempio, Smith ha osservato la sorpresa dei chea – una specie di pappagallo della Nuova Zelanda – quando scoprono nella scatola un cibo migliore rispetto a quello che si aspettavano di trovarci.

La biologa Alexandra Schnell, ricercatrice del laboratorio di Cambridge e coautrice dello studio pubblicato a gennaio, utilizzò nel 2021 con le ghiandaie un trucco di magia simile a quelli di Smith ma ancora più semplice: il gioco dei bicchieri capovolti. Per il trucco furono utilizzati due diversi tipi di cibo gradito dalle ghiandaie: un pezzettino di formaggio e una larva essiccata, che tra i due è il cibo preferito.

Schnell lasciava cadere il cibo in uno dei due bicchieri (non trasparenti) e li capovolgeva davanti alla ghiandaia, che poi indovinava correttamente in quale bicchiere si trovasse il cibo, e lo mangiava sia che fosse un pezzettino di formaggio, sia che fosse una larva essiccata. Ma il suo comportamento cambiava se Schnell la ingannava fingendo di lasciar cadere del cibo in un bicchiere in cui c’era già del cibo di altro tipo. Quando la ghiandaia si aspettava di trovare il formaggio e trovava invece la larva, mangiava il cibo. Quando trovava il formaggio ma si aspettava di trovare la larva, controllava meglio nel bicchiere e poi volava via senza mangiare il formaggio, che di solito invece mangiava tranquillamente.

Secondo Clayton e altre scienziate e scienziati che utilizzano trucchi di magia per fare ricerca sugli animali, questo approccio potrebbe fornire in futuro informazioni preziose su molte altre specie non ancora studiate in questo modo, tra cui i cefalopodi, che normalmente utilizzano tecniche ingannevoli in natura. I maschi delle seppie, per esempio, cambiano colore e consistenza della loro pelle a seconda delle circostanze. Durante il corteggiamento mostrano una certa colorazione nella parte del corpo rivolta verso la femmina, ma in altre parti mostrano una colorazione diversa per depistare altri maschi vicini.

Gli esperimenti con i trucchi di magia possono inoltre servire a comprendere meglio se e come le varie specie siano consapevoli del passato e in grado di immaginare il futuro, e a formulare ipotesi credibili su come si siano evolute le loro abilità cognitive. I trucchi di magia dicono molto sulla memoria e sulla pianificazione degli animali perché, secondo Clayton, percepire la scomparsa di un oggetto implica avere un ricordo del posto in cui pensavamo si trovasse e un’aspettativa di dove pensiamo che si troverà.