Il TAR ha accolto il ricorso di un centro culturale islamico di Monfalcone contro un’ordinanza che vietava le preghiere nei suoi spazi
Il tribunale amministrativo regionale (TAR) del Friuli Venezia Giulia ha accolto il ricorso di un centro culturale islamico di Monfalcone, Darus Salaam, contro un’ordinanza comunale che vietava l’uso degli spazi del centro come luoghi di preghiera. Secondo l’ordinanza, voluta a novembre dalla sindaca leghista Anna Maria Cisint, gli edifici in cui avevano sede le associazioni islamiche Darus Salaam e Baitus Salat non potevano essere usati come luogo di culto in quanto il piano urbanistico comunale non li indica come tali.
Secondo la sentenza del TAR la conversione dell’edificio in luogo di culto non avrebbe comportato modifiche nei livelli di sicurezza, viabilità o gestione dei rifiuti della zona tali da giustificare il divieto del comune. Il tribunale aveva richiesto di dimostrare eventuali variazioni, ma il comune non è riuscito a farlo in maniera ritenuta soddisfacente dai giudici. La sindaca ha detto che farà ricorso al Consiglio di stato contro la sentenza del TAR. Già a marzo un’altra sentenza aveva ammesso l’uso del cortile di un’altra associazione, la Baitus Salat, per le preghiere, ma aveva confermato il divieto di utilizzo dell’edificio perché privo di certificato di agibilità.
Nel comune di Monfalcone, sede di uno dei più grandi cantieri navali d’Europa e di alcuni stabilimenti balneari, Cisint sta portando avanti da tempo una campagna politica contro le persone musulmane, mostrando in più occasioni posizioni antislamiche. Cisint è stata eletta al parlamento europeo alle ultime elezioni europee, e nelle prossime settimane lascerà l’incarico di sindaco all’attuale vicesindaco Antonio Garritani.
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