Il ricorso degli attivisti ambientalisti contro la legge tedesca per il clima
Secondo loro una riforma voluta dal governo Scholz favorirebbe i settori inquinanti e renderebbe più difficile raggiungere gli obiettivi di neutralità carbonica
In Germania alcuni gruppi di attivisti per il clima, tra i quali i Fridays For Future e Greenpeace, hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale contro le modifiche alla legge che regola la riduzione delle emissioni di gas serra. Secondo gli attivisti queste modifiche, adottate dal governo ad aprile, hanno reso la legge meno efficace e più difficile da applicare. Si rifanno al precedente del 2021 quando, proprio dopo un ricorso delle stesse associazioni, la Corte costituzionale tedesca aveva ritenuto inadeguate le misure adottate fino ad allora.
La legge prevede che la Germania raggiunga entro il 2045 una condizione di neutralità carbonica, in cui per ogni tonnellata di gas serra che si diffonde nell’atmosfera se ne rimuove altrettanta, fissando obiettivi sull’abbattimento delle emissioni: del 65 per cento entro il 2030 e dell’88 per cento entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. Ad aprile, però, il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz aveva acconsentito a rimuovere i limiti specifici stabiliti per i vari settori economici su pressione dei Liberali (FDP), che insieme ai Verdi e al suo partito (SPD) fanno parte della maggioranza di governo.
Gli attivisti contestano questa modifica, che faceva parte del contratto di coalizione del governo e nonostante l’opposizione di alcuni esponenti dei Verdi a fine aprile è stata approvata dal parlamento. «Gli emendamenti rendono più difficile rispettare gli obiettivi fissati sulla carta», ha detto al Guardian Liz Hicks, una ricercatrice dell’Università di Münster. Prima della riforma i ministeri responsabili di un settore che aveva superato i limiti di emissione erano tenuti a presentare subito un piano di rientro con misure dettagliate. Questo obbligo è stato tolto.
Secondo ong e analisti, anche per via delle modifiche, la Germania rischia di non raggiungere gli obiettivi di neutralità carbonica. Con la nuova normativa, anziché valutare i progressi nella riduzione delle emissioni dei singoli settori economici come i trasporti, l’edilizia o il manifatturiero, si valuterà soltanto il dato complessivo di tutto il paese.
Questo, secondo i sostenitori della riforma, consentirebbe un processo di decarbonizzazione più efficiente, in cui i settori più virtuosi del paese possono ridurre le emissioni più rapidamente; secondo gli ambientalisti e i critici, invece, consentirebbe ai settori economici più inquinanti di continuare a esserlo. Settori molto impattanti come automotive o agricoltura, per esempio, potranno superare i limiti senza che questo costituisca una violazione, e quindi potranno decarbonizzare più lentamente.
Secondo la nuova norma, solo se l’obiettivo generale di neutralità carbonica non sarà rispettato per due anni di fila il governo sarà obbligato a presentare un piano per rientrare negli obiettivi.
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Già un mese prima della riforma, l’agenzia federale per l’Ambiente (UBA) aveva stimato che il paese fosse in linea con gli obiettivi nazionali previsti per il 2030, ma meno con quelli per il 2040, e soprattutto al di sotto di quelli fissati dall’Unione Europea per settori molto inquinanti come i trasporti, l’edilizia e l’agricoltura, dove le emissioni andrebbero dimezzate.
I Liberali dell’FDP sono il più conservatore dei partiti della coalizione di Scholz, controllano due ministeri importanti come Trasporti e Finanze, e i loro consensi sono calati nei sondaggi al punto che, se si votasse oggi, rischierebbero di non superare la soglia di sbarramento del 5 per cento. Non è la prima volta che creano problemi al governo.
«In teoria il nostro governo elogia l’azione climatica. In pratica continua a rinviare le misure necessarie ad abbattere le emissioni, aumentando così l’impatto sul futuro», ha detto l’attivista Luisa Neubauer, una delle leader dei Fridays For Future in Germania. Un portavoce del ministero dell’Economia e del Clima ha detto al Guardian che il governo è convinto che l’emendamento di aprile non sia incostituzionale.
Uno dei modelli citati dagli attivisti è la storica sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) che ad aprile ha stabilito che la Svizzera aveva violato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo perché non stava facendo abbastanza per contrastare il cambiamento climatico, su ricorso di un gruppo di anziane signore svizzere riunite in un’associazione, Anziane per il clima. Il 12 giugno, però, il parlamento svizzero ha respinto la sentenza.