Il nuovo governo britannico dovrà affrontare la “crisi dei dentisti”
Sono pochi e quelli convenzionati con il Servizio sanitario nazionale sono quasi introvabili, al punto che le cure odontoiatriche sono diventate un tema di campagna elettorale
Il Servizio sanitario nazionale (NHS) britannico è uno dei temi centrali della campagna elettorale per le elezioni del 4 luglio. L’NHS è stato a lungo un motivo d’orgoglio per i cittadini del Regno Unito, ma è uscito in crisi dagli anni della pandemia di Covid-19 e, anche per via degli scioperi del personale, le sue liste d’attesa si sono molto allungate, fino a includere 6,3 milioni di cittadini solo in Inghilterra (una delle nazioni che compongono il Regno Unito insieme a Galles, Scozia e Irlanda del Nord). Sia i Conservatori, che sono al governo da 14 anni, sia i Laburisti, che stanno per tornarci, hanno promesso di intervenire.
All’interno di questa crisi generale della sanità pubblica c’è una seconda crisi, particolarmente avvertita, che riguarda le cure e i trattamenti odontoiatrici, cioè in breve i dentisti. La possibilità di avere un dentista convenzionato con l’NHS, secondo un sondaggio, è una delle quattro priorità degli elettori a livello locale: la indica quasi un terzo (28 per cento) degli intervistati, più di quelli che citano la criminalità o il trasporto pubblico. Le prime tre priorità sono invece lo stato delle strade (42 per cento), la disponibilità di medici di base (40 per cento) e di case a prezzi sostenibili (36 per cento).
Così capita che i candidati, aspiranti parlamentari e ministri, nelle interviste si trovino più spesso che in qualsiasi altro paese europeo a dover parlare delle loro dentistry policies, che sarebbero le “politiche odontoiatriche” del programma del loro partito, scontrandosi sulla realizzabilità delle proposte. O che il leader dei Laburisti, Keir Starmer, si faccia fotografare in una scuola circondato da alunni con in mano lo spazzolino da denti e il dentifricio.
È da tempo che i politici britannici cercano, invano, di risolvere la “crisi dei dentisti”, come l’hanno chiamata i media. Nel 1999 il primo ministro laburista Tony Blair promise che tutti avrebbero avuto facilmente accesso ai dentisti convenzionati entro i successivi due anni. Nel 2005, due anni prima della fine del suo mandato, Blair dovette riconoscere di non esserci riuscito e definì l’odontoiatria «l’aspetto più difficile dell’NHS».
L’attuale leader dei Laburisti Starmer, la cui vittoria alle elezioni viene data ormai quasi per certa, ha fatto una promessa simile a quella di Blair. Durante la campagna elettorale Starmer ha insistito molto sull’eccellenza dell’NHS e ha spesso ricordato che sua madre e sua sorella sono state infermiere e che sua moglie, Victoria Alexander, si occupa di sicurezza sul lavoro per un grande ospedale pubblico della capitale, Londra.
Se come sembra Starmer diventerà primo ministro, si troverà a gestire una situazione molto difficile. A gennaio un’inchiesta del Guardian ha definito “deserti dentistici” alcune aree del paese, soprattutto rurali e costiere, dove non ci sono dentisti convenzionati, o dove quelli convenzionati non prendono nuovi pazienti. Il risultato è che il 40 per cento dei minorenni non ha accesso ai controlli regolari di cui avrebbe più bisogno negli anni della crescita.
Non potendosi rivolgere a un dentista, tra 2022 e 2023 più di 30mila minorenni – e in Inghilterra 70mila adulti – sono andati al pronto soccorso degli ospedali, già sovraccarichi. In Inghilterra le carie costituiscono la prima causa di ricovero in ospedale per chi ha tra i 5 e i 17 anni d’età.
Uno dei problemi di andare in un ospedale è che i medici del pronto soccorso non hanno quasi mai una formazione specifica per le patologie dei denti e finiscono per prescrivere antidolorifici o antibiotici se c’è un’infezione. Una dottoressa che lavora in un ospedale di Londra ha raccontato al Guardian che in alcuni casi lei e i suoi colleghi hanno dovuto curare persone che avevano esagerato con gli antidolorifici, presi senza consultare un medico.
Questa situazione dipende anche dal fatto che il 90 per cento dei dentisti convenzionati con l’NHS non accetta più nuovi pazienti: sia perché sono in pochi, sia perché accettare pazienti a regime convenzionato non conviene economicamente. Molti studi dentistici prendono in carico solo i figli di persone che hanno già in cura, di solito in forma privata. Nei prossimi anni, tra l’altro, il 75 per cento dei dentisti del Regno Unito intende ridurre il numero di visite convenzionate secondo un sondaggio pubblicato dalla British Dental Association (BDA), la loro associazione di categoria.
Nel Regno Unito l’assistenza odontoiatrica non è interamente coperta dall’NHS. Nel 1951 Aneurin Bevan, considerato il fondatore dell’NHS, si dimise da ministro della Salute proprio in polemica con l’introduzione di un ticket sulle cure dentistiche, che a suo avviso avrebbero dovuto essere gratuite.
I dentisti britannici lavorano come liberi professionisti, ma circa due terzi di loro sono convenzionati con l’NHS per fornire una serie di servizi. Nel 2022 i dentisti britannici erano circa 33mila su una popolazione di 67,6 milioni di persone; in Italia i dentisti sono più di 49 mila, su una popolazione inferiore.
Il contratto nazionale che regola questa fornitura non viene aggiornato dal 2006 ed è stato più volte giudicato carente dalla commissione Salute della Camera dei Comuni, la camera bassa del parlamento britannico. Uno dei principali limiti, secondo i dentisti, è che li vincola a erogare un certo numero di prestazioni all’anno che però vengono identificate solo per tipologia, senza tenere conto di quanto tempo durano e quanti trattamenti vengono somministrati durante una singola seduta. In sostanza, il contratto è ritenuto penalizzante dal punto di vista economico.
Le prestazioni in regime di NHS hanno un costo, a carico del paziente, che è fissato per legge in tre scaglioni. Si va da un ticket minimo di 26,80 sterline (31,7 euro), per i controlli di routine, a uno di 73,5 sterline (86,9 euro) per altri controlli, fino a 319,80 sterline (377,9 euro) per gli interventi più impegnativi. Sono esentati i minorenni, le donne durante la gravidanza e le persone in condizioni di povertà.
Questi ticket rappresentano il 25 per cento del costo totale della prestazione. Il restante 75 per cento è coperto dall’NHS, che distribuisce poi i rimborsi ai dentisti in base a quante visite hanno fatto ogni anno. I fondi totali, però, sono calcolati sulla base del fabbisogno del 2006: tenendo conto dell’inflazione quindi i fondi per l’Inghilterra sono scesi dai 3,56 miliardi di sterline (4,2 miliardi di euro) del periodo 2010-2011 a 2,9 miliardi di sterline (3,4 miliardi di euro) tra il 2022 e il 2023.
Per i dentisti è poco conveniente accettare tanti appuntamenti convenzionati tramite NHS perché sottraggono tempo a quelli privati, che sono più remunerativi: a parità di prestazione, il costo in regime privato può essere tre volte quello in regime pubblico.
Nel tentativo di incentivare i dentisti, a marzo il governo dei Conservatori ha alzato il ticket a carico dei pazienti del 25 per cento. Così, però, non ha risolto il problema: per i dentisti è comunque troppo poco, e quindi continuano a non accettare nuovi pazienti, mentre chi aveva problemi a pagare le tariffe calmierate non potrà farlo certo ora che sono aumentate.
Secondo Ian Mills, professore di Cure odontoiatriche all’università di Plymouth che ne ha scritto sul sito The Conversation, il mancato aggiornamento del contratto è la principale causa della crisi insieme agli investimenti insufficienti. Tutto questo in un paese che ha la più bassa spesa pro capite per l’igiene orale tra quelli del G7.
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Sia i Laburisti sia i Conservatori intendono modificare il contratto. Il programma dei Laburisti promette 700mila nuovi appuntamenti dentistici urgenti in più; incentivi economici per i dentisti che lavorano nelle zone scoperte, o che decideranno di farlo; un programma di supervisione nelle scuole per promuovere l’igiene orale tra i bambini dai 3 ai 5 anni. Prima che questi provvedimenti – peraltro molto costosi, i Laburisti pensano di finanziarli riducendo l’evasione fiscale – abbiano effetto, però, potranno volerci anni.
Uno degli stereotipi sugli inglesi, prima che sui britannici, è che abbiano “i denti storti”. In un vecchio episodio dei Simpson, a Ralph veniva mostrato “Il grande libro dei sorrisi britannici” per terrorizzarlo su cosa gli sarebbe successo se non si fosse lavato i denti. Anni fa BBC News ne ha parlato come di un falso mito: uno «stereotipo culturale» che «poteva avere qualche elemento di verità nel passato». L’articolo di BBC News era del 2015: prima della “crisi dei dentisti”, di anni di segnalazioni inascoltate e che un problema considerato ormai risolto tornasse così attuale.
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