In Europa Giorgia Meloni ha anche un problema con i suoi alleati polacchi

Nel partito Diritto e Giustizia ci sono profonde tensioni interne, e uno dei suoi leader minaccia di abbandonare il gruppo europeo condiviso con Fratelli d’Italia

Giorgia Meloni in visita a Varsavia insieme al primo ministro polacco Mateus Morawiecki, il 5 luglio 2023 (Czarek Sokolowski/AP Photo)
Giorgia Meloni in visita a Varsavia insieme al primo ministro polacco Mateus Morawiecki, il 5 luglio 2023 (Czarek Sokolowski/AP Photo)
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Giovedì mattina è iniziato un Consiglio Europeo molto importante: la riunione dei capi di Stato e di governo dei 27 paesi membri è convocata per approvare le tre più importanti nomine per la legislatura europea che è appena iniziata. Si è votato per rinnovare la tedesca Ursula von der Leyen a capo della Commissione, e per nominare il portoghese Antonio Costa presidente del Consiglio Europeo e Kaja Kallas a capo della diplomazia europea. L’accordo su questi tre incarichi è stato discusso dai negoziatori dei tre più importanti gruppi politici (Popolari, Liberali e Socialisti), mentre la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e il suo gruppo europeo di riferimento (ECR, Conservatori e riformisti europei) hanno avuto un ruolo marginale. Proprio per questo Meloni si era detta contraria a questa intesa, e aveva minacciato di non votare a favore durante il Consiglio Europeo in corso.

Al tempo stesso, però, Meloni deve gestire anche un altro problema, la traballante alleanza tra Fratelli d’Italia e il partito Diritto e Giustizia (PiS) polacco. Negli ultimi cinque anni l’intesa tra i due partiti si è consolidata, dando peso politico a ECR, che venne creato nel 2009 su iniziativa dell’ex primo ministro britannico David Cameron e che dal 2019 in avanti, soprattutto dopo che Meloni ne è diventata la presidente nel 2020, si è trasformato in un raccoglitore di partiti di destra e di estrema destra sovranisti ed euroscettici. Nelle ultime settimane nel PiS si sono sviluppate grosse tensioni interne che stanno inducendo alcuni suoi dirigenti a rimettere in discussione anche la collocazione e le alleanze europee.

L’ipotesi di abbandonare ECR per favorire la nascita di un nuovo gruppo di soli partiti conservatori dell’Europa orientale è stata esplicitamente citata da Mateusz Morawiecki, uno dei leader del PiS nonché ex primo ministro polacco. Morawiecki ha detto al sito Politico.eu, molto seguito a Bruxelles, che le probabilità che il PiS abbandoni ECR sono al momento al 50 per cento.

Jaroslaw Kaczynski, al centro, durante una commemorazione al palazzo presidenziale di Varsavia, nel 2017 (Wojciech Grzedzinski/laif)

Per Meloni sarebbe un bel problema se davvero accadesse. Dal punto di vista degli europarlamentari di Fratelli d’Italia la minaccia è più che altro strumentale, e servirebbe a Morawiecki per mostrarsi più intransigente e mettersi al riparo dalle accuse dell’opposizione interna. Il PiS però ha eletto 20 europarlamentari, è la seconda delegazione dell’ECR al Parlamento Europeo, dopo Fratelli d’Italia che ne ha 24. L’argomento su cui Meloni insisteva con più vigore per contestare la scelta sulle nomine europee è proprio che ECR al momento ha 83 membri ed è il terzo gruppo per numero di eletti al Parlamento Europeo, più consistente dei liberali centristi di Renew. Una diminuzione consistente degli aderenti a ECR renderebbe questa posizione più fragile, e in generale indebolirebbe il peso negoziale che Meloni potrà avere nei prossimi mesi.

Dentro a ECR c’è un clima teso. Mercoledì era prevista una riunione del gruppo nella quale si doveva discutere delle tattiche da seguire nelle prossime settimane e soprattutto delle nomine più importanti del gruppo, in particolare la presidenza, le vicepresidenze e i candidati per il ruolo di vicepresidente del Parlamento Europeo. Alcuni esponenti del PiS hanno fatto sapere poche ore prima dell’incontro che avrebbero preteso una vicepresidenza e vari altri incarichi di prestigio all’interno del gruppo: alla fine, d’accordo con Meloni, gli europarlamentari di Fratelli d’Italia hanno deciso di rinviare la riunione al 4 luglio.

Secondo quanto riferiscono i dirigenti di Fratelli d’Italia coinvolti nelle trattative, alla base di questi conflitti ci sarebbero appunto le divisioni interne al PIS. Il ruolo di leader di fatto del partito che negli ultimi tempi ha avuto Morawiecki è stato messo in discussione dopo la sua sconfitta alle elezioni polacche, lo scorso ottobre. Nei sei anni precedenti, Morawiecki da primo ministro aveva adottato politiche estremamente conservatrici, proponendosi come uno dei principali leader euroscettici e imponendo al paese cambiamenti in senso semi-autoritario, che avevano portato l’Unione Europea a sanzionare più volte il suo governo.

Dopo la sua sconfitta, nel PiS si è creata una frattura tra i suoi sostenitori e i dirigenti fedeli a Jaroslaw Kaczynski, l’anziano storico leader del partito. Settantacinque anni, anche lui ex primo ministro, Kaczynski ha sempre rivendicato un controllo assoluto del PIS, e soffre il protagonismo di Morawiecki. Le tensioni si stanno riflettendo anche sul gruppo dei parlamentari europei, e di conseguenza Fratelli d’Italia sta avendo grosse difficoltà nel gestire i negoziati, anche perché non è facile capire chi comandi nel PIS: spesso le decisioni prese da alcuni esponenti vengono contraddette o smentite da altri.

Il tutto è reso ancor più complicato dal fatto che Kaczynski non vuole muoversi da Varsavia, non accetta di confrontarsi con dirigenti di secondo piano di Fratelli d’Italia e non parla inglese, perciò si fa fatica persino a dire che guida il gruppo europeo.

Giorgia Meloni insieme a Mateusz Morawiecki e al primo ministro ungherese Viktor Orbán, durante il Consiglio Europeo del 29 giugno 2023 a Bruxelles (Geert Vanden Wijngaert/AP Photo)

L’idea è di confermare una doppia presidenza, com’era stato fin qui: una a guida italiana e una polacca. Fratelli d’Italia ha già deciso di riconfermare Nicola Procaccini, il PiS non ha ancora individuato il suo rappresentante, o meglio ne ha individuato più d’uno e fatica a decidersi. Di certo non sarà Ryszard Legutko, che ha avuto quell’incarico nella scorsa legislatura ma che non è stato poi rieletto al Parlamento Europeo, sempre per via dei conflitti interni al PIS.