È stato annullato il fermo della nave Humanity 1

A marzo aveva soccorso 77 migranti al largo della Libia, poi era stata bloccata dal governo italiano perché accusata di avere messo in pericolo la vita dei migranti: non andò proprio così

La nave Humanity 1 (Valeria Ferraro/SOPA Images via ZUMA Press Wire)
La nave Humanity 1 (Valeria Ferraro/SOPA Images via ZUMA Press Wire)
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Mercoledì il giudice del tribunale civile di Crotone, Antonio Albenzio, ha definitivamente annullato il provvedimento con cui il 5 marzo era stata messa in stato di fermo amministrativo la nave Humanity 1, che appartiene alla ong SOS Humanity e si occupa di soccorso in mare di persone migranti in difficoltà.

Pochi giorni prima la nave aveva soccorso 77 persone migranti al largo della Libia. Dopo il soccorso, inizialmente alla nave era stato assegnato per lo sbarco il porto di Bari, ma poi in seguito alle richieste del comandante il porto era stato cambiato con quello di Crotone, in Calabria. Una volta in porto alla nave era stato imposto un fermo amministrativo di 20 giorni, per aver violato il codice di condotta introdotto alla fine del 2022 dal governo di Giorgia Meloni, fatto di regole che rendono le operazioni di soccorso in mare delle ong più complicate.

La nave era stata accusata di aver ostacolato la cosiddetta Guardia costiera libica – le milizie armate finanziate e addestrate dall’Italia e dall’Unione Europea per fermare con la violenza le partenze dei migranti – durante il soccorso dei migranti, in contravvenzione con le indicazioni del Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo che cura la zona SAR libica: le zone SAR sono porzioni di mare in cui gli stati costieri competenti si impegnano a mantenere attivo un servizio di ricerca e salvataggio (in inglese search and rescue, abbreviato in SAR). Nelle motivazioni del provvedimento era stato detto che la presenza della Humanity 1 in zona SAR della Libia avrebbe «generato disordini» in seguito a cui alcuni migranti si erano gettati in mare.

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Il provvedimento di fermo era già stato inizialmente sospeso dopo un paio di settimane in seguito al ricorso degli avvocati della ong, che avevano dimostrato come fosse stata la stessa Guardia costiera libica a creare una situazione di rischio per le persone migranti. L’intervento della nave era infatti stato ostacolato da una loro motovedetta. Secondo la ong, i membri dell’equipaggio libico avrebbero sparato in acqua mentre alcune persone si trovavano in mare e costretto alcuni migranti a salire a bordo della loro imbarcazione, per poi riportarli in Libia, causando l’annegamento di almeno una persona.

Ora, nell’annullare definitivamente il provvedimento di fermo, il giudice Albenzio ha spiegato che «allo stato attuale non è possibile considerare la Libia un posto sicuro» e che ci sono elementi sufficienti «per escludere l’esistenza di qualsivoglia qualificazione delle operazioni effettuate dalla Guardia costiera libica, con personale armato e senza individuazione di un luogo sicuro conforme ai parametri internazionali, come operazioni di salvataggio». Il giudice ha inoltre condannato il ministero delle Infrastrutture, il ministero dell’Interno, il ministero dell’Economia, la questura di Crotone, la Guardia di finanza della sezione operativa navale di Crotone e i rappresentanti dall’Avvocatura di Stato di Catanzaro a ripagare alla ong le spese legali, per 14mila euro.

L’annullamento del fermo della Humanity 1 è l’ennesimo provvedimento di questo tipo nei confronti di una nave di una ong: capita spesso infatti che a un fermo amministrativo imposto dal governo italiano segua un ricorso giudiziario, che nella maggior parte dei casi viene accolto dal tribunale competente.

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