Cosa sappiamo del fallito colpo di stato in Bolivia
È durato appena tre ore ed è stato guidato dal generale dell'esercito Juan José Zúñiga, che è stato arrestato poco dopo
Mercoledì 26 giugno è stato arrestato il generale dell’esercito boliviano Juan José Zúñiga dopo un tentativo di colpo di stato da lui guidato che è durato circa tre ore. Poco dopo le 17 locali Zúñiga e alcuni soldati hanno prima bloccato gli ingressi in piazza Murillo a La Paz, e hanno temporaneamente occupato il Palacio Quemado, la sede del governo del paese, facendovi irruzione con un veicolo blindato.
Il presidente boliviano Luis Arce ha commentato le azioni di Zúñiga parlando prima di una «mobilitazione irregolare di alcune unità dell’esercito boliviano» e poi denunciando «un colpo di stato». Durante questo breve lasso di tempo Zúñiga ha fatto un discorso in cui ha detto che i suoi militari stavano cercando di installare «una vera democrazia, non una democrazia per pochi».
Ci sono stati nove feriti ma la situazione si è stabilizzata: Arce ha subito nominato un nuovo comandante dell’esercito, che ha ordinato ai soldati di ritirarsi. Un video diffuso dalla televisione locale ha mostrato Arce che affrontava Zúñiga, nell’androne del Palacio Quemado, dicendogli «sono il suo capitano e le ordino di ritirare i suoi soldati e non permetterò questa insubordinazione». Poco prima del suo arresto Zúñiga ha affermato, senza fornire prove, che Arce gli avesse chiesto di organizzare il colpo di stato: Zúñiga ha sostenuto che «il presidente mi ha detto che la situazione è davvero incasinata, che questa settimana sarà critica, quindi è necessario preparare qualcosa che aumenti la mia popolarità». Arce ha smentito categoricamente queste accuse.
La Bolivia è uno dei paesi politicamente più turbolenti del mondo, e da metà Ottocento, quando dichiarò la propria indipendenza dalla Spagna, ha avuto 190 tentativi di colpo di stato. Le ragioni per cui Zúñiga ha guidato questo fallito colpo di stato non sono completamente chiare. L’irruzione militare nella sede del governo è stata compiuta nel mezzo di una crisi economica che recentemente ha portato a varie proteste, di forti divisioni interne al governo e di fortissime tensioni tra Zúñiga e il discusso e contestato ex presidente del paese Evo Morales.
Morales era stato presidente (il primo presidente indigeno del paese) dal 2006 al 2019, quando fuggì dal paese al termine di una grave crisi politica: aveva vinto le elezioni ma era stato accusato di brogli e ne erano nate proteste di massa in cui erano state uccise oltre 30 persone. L’anno successivo furono organizzate nuove elezioni, stravinte da Arce, il presidente attuale: Morales era tornato in Bolivia nel 2020, e nel 2023 aveva detto di volersi ricandidare alle elezioni del 2025.
A questa sua proposta si oppone Arce, che fa parte del suo stesso partito, il Movimento per il Socialismo (MAS), e che è stato eletto nel 2020: i due, precedentemente alleati, si sono duramente scontrati negli ultimi mesi per la leadership del partito. In questi anni Arce è stato anche accusato di azioni che i suoi oppositori definiscono antidemocratiche, tra cui la detenzione dell’oppositore Luis Fernando Camacho e dell’ex presidente Jeanine Áñez. Mentre i suoi soldati cercavano di occupare la sede del governo, Zúñiga ha anche chiesto che tutti i prigionieri politici fossero liberati.
Martedì Zúñiga aveva inoltre detto in televisione che Morales «non può diventare presidente» e che avrebbe fatto tutto quello che serviva per impedirlo, aggiungendo che le forze armate sono «il braccio armato del popolo». Zúñiga è però da tempo molto critico nei confronti di Morales per motivi precedenti agli avvenimenti degli ultimi mesi.
Zúñiga era a capo dell’esercito dal 2022 e durante il suo mandato si era distinto per le sue critiche nei confronti di Morales; secondo quanto scritto dal giornale Edición Impresa le sue ultime dichiarazioni avevano a che fare con il fatto che Morales l’aveva accusato di aver sottratto almeno 2,7 milioni di boliviani (circa 365mila euro) destinati a programmi sociali. Nei giorni precedenti al fallito colpo di stato i giornali locali avevano inoltre scritto che Zúñiga era già stato licenziato dal suo incarico e alcuni avevano legato queste indiscrezioni alle sue critiche nei confronti di Morales.